Sospese visioni<small></small>
Jazz Blues Black • Impro • Contemporaneo

Francesco Negro Trio Sospese visioni

2022 - Dodicilune

23/10/2023 di Vittorio Formenti

#Francesco Negro Trio#Jazz Blues Black#Impro

Gruppo di rilievo, questo trio  guidato da Francesco Negro, pianista pugliese in perfetto equilibrio tra educazione classica e jazz e con un curriculum di collaborazioni eccellenti, completato da Igor Legari, contrabbassista e compositore orientato alla musica improvvisata, e da Ermanno Baron, batterista ben noto a chi segue il jazz nazionale ed artista aperto a tutte le esperienze.

Il disco in questione è Sospese visioni, la terza fatica del trio, preceduta da Silentium (2011) e Aspettando il tempo (2015), concludendo un iter creativo dedicato alla ricerca del suono, sia esso frutto di trame improvvisate, sia di composizioni meditate.

L’arte espressa é naturalmente coerente con l’impostazione dei tre strumentisti, ossia, come si diceva, tra accademia contemporanea e improvvisazione moderna, questa seconda evidentemente radicata nelle lezioni della grande tradizione. Monk emerge di frequente come influenza, ma non solo; ritmi veloci e metriche tirate ricordano il patrimonio degli anni ’70, tra Schlippenbach e Keith Tippett, mantenendo fraseggi fitti, ma meno prolissi e con un’attenzione costante al senso melodico. Da questo punto di vista il brano iniziale marca le regole del gioco, anche se poi, nel prosieguo, si incontrano traettorie differenti.

Già la title track, secondo pezzo in scaletta, offre un approccio più riflessivo in cui le pause assumono un ruolo lessicale significativo. L’improvvisazione interviene a tratti, ma l’ossatura rispetta bene il titolo; la sospensione delle visioni è ben riflessa nella trama musicale, soprattutto nella conclusione aperta e non affidata alla solita  cadenza risolutiva.

In generale la geometria del combo potrebbe richiamare la logica di Jarrett, con intrecci a tre e con una ricerca intensa alla sonorità, sia essa affidata alle note allungate o ai fraseggi punteggiati e spezzati nelle frasi. Il drumming è sovente  sparso e le linee del basso si affidano a un walking  arricchito, estrememente interattivo con la tastiera e narrativo quando ricorre all’archetto.

Il risultato è sinergico e va oltre a un approccio cameristico; la modulazione delle dinamiche, dei ritmi e la flessibilità delle strutture danno vita a un corpus vivace nel senso della variabilità, che genera una imprevedibilità rilassante per via della gradevolezza e della ricchezza degli stimoli. Particolarmente esemplificativi da questo punto di vista sono i due frammenti. Il IV, basato su rapide improvvisazioni free con il piano e la batteria su linee veloci e il basso in controtendenza, con note lente e legate; risultato, una tensione perfetta, quasi concertante (termine da prendersi in senso lato). Il V decisamente orientato a una visione accademica contemporanea, astratta, con contrappunto originalissimo.

Altro elemento da sottolineare è che, nonostante le premesse, il combo non ricerca complicazioni o narrazione intricate. Prova ne è l’ultimo brano, Ida Lupino, composizione di Carla Bley risalente al periodo di Dinner Music (1977), conclusione della sua fase iniziale di avanguardia che da questa si distaccava per via della semplicità armonica. Eseguita da Paul Bley in modo quasi cinematico e dalla stessa Carla in ottetto, quindi a più voci, viene qui ripresa con un approccio più disteso, quasi meditativo, mantenendo la sobrietà dell’armonia (sostanzialmente due accordi) per costruire un racconto lirico.

Morale: un gran bel lavoro, frutto di indiscusse base tecniche e culturali, ma lontano da intellettualismi. Alla portata di molti, per via della sintesi di diverse sensibilità offerte e dell’indubbia capacità esecutiva espressa.

 

Track List

  • Rifugio nel tempo
  • Sospese visioni
  • Lungo il Sentiero dell`Est
  • Frammento IV
  • Il Sognatore
  • Frammento V
  • Risonanze
  • Ida Lupino