Federica Colangelo - Acquaphonica Endless Tail
2019 - Folderol Record
Il lavoro, articolato su composizioni originali di Federica, é ad appannaggio del progetto Acquaphonica al quale la pianista dà vita insieme ad altri eccellenti giovani strumentisti: Michele Tino (sax alto e tenore), Marco Zenini (contrabbasso) e Ermanno Baron (batteria). Con questi partner l'artista imprime una svolta alla sua traettoria aprendosi a diverse influenze musicali che uniscono ai linguaggi sopra accennati anche patrimoni "etnici" quali quello della cultura Carnatica dell'India del Sud, in rilievo questa soprattutto per certe strutture ritmiche.
Nella sua arte echeggiano Mehldau (già ricordato come maestro), Bill Evans, Philips Glass e Vijay Iyer in un ordito modernissimo nel quale il valore della composizione primeggia decisamente rispetto alla ricerca dell'esibizione virtuosa a favore di un risultato affascinante e tutt'altro che stucchevole.
Esemplificativo a questo riguardo é il titolo di esordio Spigoli in cui l'impro della voce solista del sax resta debitrice della tradizione afro - americana, l'impianto accordale aperto e astratto del piano sottolinea la base accademica contemporanea mentre la poliritmia del tutto inusuale testimonia l'influsso etnico; un brano in ottima tensione tra i diversi schemi ritmici e con in evidenza l'abilità di Tino nell'uso timbricamente sfumato sia dell'alto che del tenore.
La ricchezza degli ingredienti é certamente l'elemento di maggior spicco del lavoro ed é riconfermata nel pezzo che, ad avviso di chi scrive, rappresenta il vertice del programma: Spazi pieni e vuoti. Qui si trova davvero di tutto, dal valore del riff di base ipnotico alle modulazioni ritmiche fino al sapiente uso degli unisoni a periodico punteggiare della struttura ciclica.
Emerge inoltre l'eccellente organizzazione del combo che vive su di una distribuzione organica dei ruoli: sax come voce dell'anima jazz del progetto, basso a sostegno armonico e ritmico, drumming sparso e pianoforte a più dimensioni, autentico collante in ogni momento dello sviluppo. Interessante é notare come gli spazi non restino mai vuoti a testimonianza che al di là della solidità della scrittura interviene un forte senso dell'interplay che tiene sempre viva l'attenzione dell'ascoltatore.
Per ciò che concerne i singoli strumentisti diversi sono gli aspetti da sottolineare.
L'abilità di Tino nel maneggiare le pronunce dei suoi fiati che a tratti virano addirittura al legno del clarino (Studio n. 1) e che sempre evitano di essere prolissi preferendo la ricerca dell'improvvisazione con la giusta punteggiatura su cadenze periodiche.
La capacità di assumere ruoli "estesi" di Zenini al basso, perfettamente in grado di sostenere sia ritmo che armonia ma anche di esprimersi in cenni melodici, per quanto brevi e scheletrici, in coerenza allo spirito complessivo del progetto.
Il drumming efficace di Baron che riempie tutti gli interstizi ricordando lezioni di DeJohnette.
Infine l'esemplare lavoro di Federica, autentica regista del tutto e protagonista in questo senso più che in veste di solista; in ciascun brano é lei che tesse le basi del tutto, che apre e rilancia, che sostiene e che interviene, che marca le strutture sovente con modalità "a rondò" conferendo un indubbio fascino al risultato complessivo.
Un lavoro in linea con i tempi, un bell'esempio di miscela di diversi linguaggi in perfetto equilibrio evitando sproloqui inutili; anche la durata del disco (45 minuti circa) testimonia una saggia propensione alla sintesi che aiuta nell'ascolto e nel riascolto di un lavoro che merita davvero.
Caldamente consigliato a tutti.