Io, cane randagio<small></small>
Emergenti • Songwriting

Duncas Io, cane randagio

2023 - Autoprodotto

08/09/2023 di Davide Bonamici

#Duncas#Emergenti#Songwriting

Una vita difficile, segnata da un forte tormento interiore e da un desiderio di essere nato da un’altra parte. Nasce così Io, cane randagio, concept album dei Duncas basato sull’omonimo racconto di Salvatore Niffoi, scritto nel 1979 e dai tratti autobiografici (a detta dell’autore stesso).

L’opera inizia con Io, sin da subito si scorge un’atmosfera musicale molto triste, che riflette le sensazioni del narratore, nel testo emerge l’idea della casualità della nascita del protagonista e forse è proprio la nascita stessa che non sarebbe dovuta avvenire. Mia madre è il ricordo di una donna dalla vita difficile, la madre è resa incapace di sorridere e di comunicare ciò che ha dentro di sé, priva di felicità e vittima della violenza del marito. La figura di quella donna maledetta dalla vita è ripresa in Sempre a metà, dove il protagonista riflette anche sulla propria condizione e su dove vorrebbe essere, dicendo che sono proprio queste due componenti a renderlo diviso a metà.

Nelle successive tre canzoni i dilemmi esistenziali si concentrano su tre caratteristiche differenti della vita del narratore, tre aspetti che regolano il suo malessere interiore e deturpano i suoi pensieri. Nuvole di polvere racconta della povertà vissuta dal protagonista, qui egli racconta che vivendo a sassi e bastone, il suo carattere da essi è stato forgiato e quindi duro come loro è diventato. Nelle sonorità vicine al progressive rock di Senza mani per pendere il narratore dice di voler essere nato albero od oggetto, in modo così da non avere pensieri e non doversi sforzare nel pensare ad azioni da fare (come il nascere senza mani per prendere e piedi per camminare). Pane avvelenato parla del vivere vissuto come dolore esistenziale, tanto che respirare comporta una forte stanchezza e c’è una ripresa rabbiosa all’evento della propria nascita.

Il rapporto d’amore e odio per la propria vita, lo si denota in Tramonti d’agosto: quando il Sole inizia a spegnersi, in un orario tardo, il protagonista inizia a soffrire la paura del buio che sta per arrivare e la suggestione dei tramonti estivi non gli dà la protezione che ricerca. La protezione ricercata si ritrova in Rimescolare le carte, dove appare il desiderio di trasformarsi in farfalla e volare addirittura nel passato, per evitare di essere concepito e rimescolare le carte sulla propria esistenza. Chiede se qualcuno volesse essere nato al posto suo, per vivere il dolore da lui vissuto, e poi che gli piacerebbe essere stato un mollusco, per essere non notato o dimenticato.

La fragilità del protagonista è accentuata in Nota che si frantuma, la nota stessa è simbolo dell’esistenza che si frantuma contro il vetro, che rappresenta il tempo, e si disperde nel nulla. Trovare un senso al niente è il tema dell’ultimo pezzo del disco, Il colore che non esiste: al desiderio di fuggire lontano e di conoscere qualcosa di nuovo dentro di sé, viene corrisposto che trovare un nuovo colore dentro il proprio sé potrebbe dargli fiducia per ricominciare, ma il protagonista è consapevole che quel colore potrebbe non esistere e quindi la sua ricerca risulterebbe inutile.

Un tratto doloroso sulla vita, quello scritto da Niffoi e ripreso dai Duncas in Io, cane randagio. Una serie di sensazioni opprimenti, dolori e dilemmi esistenziali, raccontati da atmosfere musicali e testi pregni di una forte solitudine vissuta dal narratore. Il racconto musicato si trasforma in un ottimo concept album, in cui la band varia su più sonorità (classiche, progressive rock e tradizionali sarde, tra quelle più evidenti) e avvalora, con l’unione tra la musica e le parole, la forte e complessa testimonianza di Salvatore Niffoi.

Track List

  • Io
  • Mia madre
  • Sempre a meta`
  • Nuvole di polvere
  • Senza mani per prendere
  • Pane avvelenato
  • Tramonti d`agosto
  • Rimescolare le carte
  • Nota che si frantuma
  • Il colore che non esiste