Duncas Io, cane randagio
2023 - Autoprodotto
L’opera inizia con Io, sin da subito si scorge un’atmosfera musicale molto triste, che riflette le sensazioni del narratore, nel testo emerge l’idea della casualità della nascita del protagonista e forse è proprio la nascita stessa che non sarebbe dovuta avvenire. Mia madre è il ricordo di una donna dalla vita difficile, la madre è resa incapace di sorridere e di comunicare ciò che ha dentro di sé, priva di felicità e vittima della violenza del marito. La figura di quella donna maledetta dalla vita è ripresa in Sempre a metà, dove il protagonista riflette anche sulla propria condizione e su dove vorrebbe essere, dicendo che sono proprio queste due componenti a renderlo diviso a metà.
Nelle successive tre canzoni i dilemmi esistenziali si concentrano su tre caratteristiche differenti della vita del narratore, tre aspetti che regolano il suo malessere interiore e deturpano i suoi pensieri. Nuvole di polvere racconta della povertà vissuta dal protagonista, qui egli racconta che vivendo a sassi e bastone, il suo carattere da essi è stato forgiato e quindi duro come loro è diventato. Nelle sonorità vicine al progressive rock di Senza mani per pendere il narratore dice di voler essere nato albero od oggetto, in modo così da non avere pensieri e non doversi sforzare nel pensare ad azioni da fare (come il nascere senza mani per prendere e piedi per camminare). Pane avvelenato parla del vivere vissuto come dolore esistenziale, tanto che respirare comporta una forte stanchezza e c’è una ripresa rabbiosa all’evento della propria nascita.
Il rapporto d’amore e odio per la propria vita, lo si denota in Tramonti d’agosto: quando il Sole inizia a spegnersi, in un orario tardo, il protagonista inizia a soffrire la paura del buio che sta per arrivare e la suggestione dei tramonti estivi non gli dà la protezione che ricerca. La protezione ricercata si ritrova in Rimescolare le carte, dove appare il desiderio di trasformarsi in farfalla e volare addirittura nel passato, per evitare di essere concepito e rimescolare le carte sulla propria esistenza. Chiede se qualcuno volesse essere nato al posto suo, per vivere il dolore da lui vissuto, e poi che gli piacerebbe essere stato un mollusco, per essere non notato o dimenticato.
La fragilità del protagonista è accentuata in Nota che si frantuma, la nota stessa è simbolo dell’esistenza che si frantuma contro il vetro, che rappresenta il tempo, e si disperde nel nulla. Trovare un senso al niente è il tema dell’ultimo pezzo del disco, Il colore che non esiste: al desiderio di fuggire lontano e di conoscere qualcosa di nuovo dentro di sé, viene corrisposto che trovare un nuovo colore dentro il proprio sé potrebbe dargli fiducia per ricominciare, ma il protagonista è consapevole che quel colore potrebbe non esistere e quindi la sua ricerca risulterebbe inutile.
Un tratto doloroso sulla vita, quello scritto da Niffoi e ripreso dai Duncas in Io, cane randagio. Una serie di sensazioni opprimenti, dolori e dilemmi esistenziali, raccontati da atmosfere musicali e testi pregni di una forte solitudine vissuta dal narratore. Il racconto musicato si trasforma in un ottimo concept album, in cui la band varia su più sonorità (classiche, progressive rock e tradizionali sarde, tra quelle più evidenti) e avvalora, con l’unione tra la musica e le parole, la forte e complessa testimonianza di Salvatore Niffoi.