Il violino e il rock formano una bella coppia, affascinante e intrigante, soprattutto quando riescono a far convivere le loro personalità in modo armonioso, senza che l'uno prevarichi sull'altro, costruendo il giusto equilibrio tra l'ingombrante carico di storia che si porta dietro il primo e le esigenze di spontaneità e immediatezza del secondo. Dentro questa relazione molto particolare, e più “risolta” in tanti generi limitrofi (country, folk, Americana in genere), si muove anche Lionheart, opera prima di Chiara Giacobbe, laureata al conservatorio di Alessandria e con tante collaborazioni importanti alle spalle (Lowlands e Yo Yo Mundi su tutti). Perché di rock si parla per questi 12 brani, tutti originali, che colpiscono subito anche perché non sono pezzi scritti intorno al violino ma canzoni tout court, dove poi lo strumento principe aggiunge il suo decisivo contributo. Pezzi dal feeling schietto ed energico, costruiti intorno al drumming discreto di Daniele Negro e Andrea Chellini, il crepitare del basso di Rino Garzia (che qua e là si prende con intelligenza e logica la scena, come in Alice), la trama sicura e il tocco riconoscibile delle chitarre (Marco Rovino e Luca Bartolini su due pezzi). Un sound di insieme davvero solido quello della Chamber Folk Band – e un paio di attacchi che lasciano il segno (I Can't Get Over You e Song For M.) – che è la base su cui si appoggiano le diverse anime del violino della Giacobbe.

Le sensazioni constrastanti che evoca la copertina, ritratto di una femminilità dove convivono dolcezza e istinto felino (o leonino), si ritrovano anche nel disco, che alterna accenti più ruvidi e altri più morbidi e ammalianti. Si sentono nella voce e anche nel violino, libero di distendersi nelle melodie ma anche capace di umori differenti e di suoni più incisivi. C'è poi la scelta di cantare in inglese, sicuramente coraggiosa e da leggere come l'inizio di un corpo a corpo con una lingua da padroneggiare e domare. L'esperimento sembra riuscire meglio dove l'intepretazione è più morbida e sussurrata e meno programmaticamente ruvida o “tirata”, quasi a imitazione di cantanti ben più smaliziate: due esempi sono No More Blue, che si fregia anche di una bella sequenza di assoli, e le strofe delle title-track, particolarmente accattivanti e con la voce ben allineata al groove della chitarra. Ma soprattutto Lionheart è il disco che non ti aspetti: leggi “violino” e ti prepari al folk inglese o irlandese, al country americano, alla tradizione italiana. Nulla di tutto questo, o per lo meno non in dosi così massicce. Questo suona orgogliosamente come un lavoro rock.

Il disco cala subito un tris importante: la sequenza Let You Breathe (che dà un bello scossone ritmico)-No More Blue-Lionheart è densa ed elaborata in profondità. A stemperare un po' l'atmosfera arriva Pet Lion, un collage riuscito che mischia ariosi momenti melodici, cadenze danzerecce e squarci rock, con gli strumenti che si danno il cambio in modo molto naturale, sostenuti da un raffinato drumming; è la prima di due tracce strumentali: la seconda, My Mexico, pianta le sue radici più nella musica classica e si scosta abbastanza da tutto il resto.
Malinconica, introdotta dalle cornamuse e poi sostenuta dal bell'impasto violino-chitarra-harmonium, Particle Physics sembra programmaticamente puntare verso la Scozia, ma senza esagerare. Uno spazio a sé si ritagliano invece Alice e la trafelata High Fidelity. Il violino mostra una faccia più scura e sibila spigoloso e conturbante, dentro atmosfere più rootsy: soprattutto Alice richiama certe atmosfere waitsiane e qualcosa degli ultimi dischi di Mellencamp. I Can't Get Over You ha un inaspettato attacco funky-jazz che depone a favore della qualità musicale della Chamber Folk Band, così come la finale (o quasi) Song for M., forse la miglior prova di insieme. Qui l'ensemble è rinforzata dal graffio inconfondibile della chitarra di Paolo Bonfanti ma è soprattutto l'andamento del pezzo, ondivago e centrato su una ricorrente figura ritmica del basso, a convincere. E Chiara può spiegare tutta la potenza del suo strumento.

 

Track List

  • Let You Breathe
  • No More Blue
  • Lionheart
  • Pet Lion
  • Particle Physics
  • Alice
  • No Place To Hide
  • High Fidelity
  • I Can`t Get Over You
  • My Mexico
  • Blessed Be
  • Song For M.
  • Like A Light (In The Darkness)

Articoli Collegati

Chiara Giacobbe Chamber Folk Band

Live Report del 27/07/2018

Recensione di Giovanni Sottosanti