Grande raccordo animale<small></small>
Italiana • Canzone d`autore • post-punk

Appino Grande raccordo animale

2015 - Picicca / Tempesta / Sony

03/06/2015 di Arianna Marsico

#Appino#Italiana#Canzone d`autore #Acoustic Rock #post-punk

Post-punk. E’ la prima cosa che mi viene in mente dopo un iniziale spaesamento per definire, o meglio dare una bozza di definizione (che alla fine la bozza, con la sua indefinitezza, lascia più spazio all’acquarello di emozioni di ognuno) a Grande raccordo animale, opera seconda di Andrea Appino.

Post –punk per quel senso assoluto di libertà che si respira, al di là dello stilema anche più sovversivo che può sempre diventare gabbia. Libertà di fare qualcosa di completamente diverso dal circo Zen, ed anche da quella meravigliosa catarsi de Il testamento. Con un minore impatto nell’immediato, ma capace, ascolto dopo ascolto, di lasciare un solco sottile e profondo in chi ascolta, se saprà andare oltre lo stupore.  

Post – punk per quella ricerca di suoni nuovi anche nel mondo reggae, grazie anche (ma non solo) alla produzione di Paolo Baldini, già con gli Africa Unite.

Come dimostra proprio il brano iniziale, quella Ulisse che lì per lì lascia interdetti nel suo ritornello. Uno squarcio di battere e levare che irrompe nel fraseggio mediterraneo delle strofe, due mondi sonori distanti cuciti insieme dalla nostalgia per gli “occhi neri” per “qualche cosa di incompiuto”. In fondo non si è eterni studenti ed eterni viaggiatori?

Si lascia Itaca per arrivare a Numana, con una Rockstar che sembra un po’ Dalì, per certi aspetti del personaggio. Con archi di grande respiro, un viaggio on the road dal bar alla libertà “senza anelli alle dita, senza troppa fatica, senza conto in banca , senza la benzina che è finita”, un aggrapparsi al mestiere di vivere (“è soltanto che non voglio morire qui”)incorniciato dagli archi, solo con una “compagna di niente”.

Grande Raccordo Animale per certi versi poco ha a che vedere col traffico della Capitale ed è il primo brano che porta dentro il disco l’Africa. Un’Africa che si respira nell’incedere delle note, nelle percussioni che sembrano battiti di mani, nella morbida spirale mistica disegnata dai suoni.

Si cambia di nuovo longitudine, passando a New York. Venata di shoegaze, inebriante come l’aria che si respira a NY, “città arrabbiata” come può esserlo una persona.

Il primo video del disco, regia di Tommaso Ottomano, è La Volpe e l'Elefante, il pezzo più sorprendente. Un testo che potrebbe essere una favola di Esopo, una dub - patchanka iniziale che sfuma nel blues per finire con un cantato in francese su ritmo quasi disco.

Linea Guida generale è una ventata di fresco punk (forse lo spirito dei Ramones?) con un testo a tratti ironico e tratti tenero.

L'isola di Utopia ha un incedere che potrebbe essere una lauda ed invece è un continuo non credere a qualcosa e qualcuno, soprattutto nell’aldilà. Diventa nella seconda parte un meraviglioso credo a qualcosa di terreno, che possiamo vedere e vivere ogni giorno (“credo nella scrittura credo nella fiducia”).

Nabuco Donosor ha nel suo inizio un qualcosa della chitarra amniotica di Massimo Zamboni, e chissà, forse il fatto che gli Zen Circus abbiano lavorato con Giorgio Canali può avere avuto una sua influenza. Il canto si fa a tratti sulfureo, nel suo narrare legami che tratterrebbero dall’oceano, la chitarra acquista spessore nel descrivere l’ansia di restare.

In Buon Anno (il Guastafeste) fa capolino  l’armonica tra suoni delicati, innestandosi tra auguri e ricordi non banali. E c’è spazio per una spruzzata di quella magia psichedelica di Let it be.

Galassia è una nube danzante attraversata da scariche elettriche.

E si chiude, avvelenati quasi come Guccini, con Tropico del Cancro. Si riabbracciano il folk e l’armonica. Ed il testo è una dichiarazione ex-post che spiega ogni sorpresa ascoltata “Piuttosto mi farei ammazzare, Ufo mi ha insegnato questa cosa qua, non farsi mai e poi mai trovare dove tutti ti vogliono aspettare”.

Ed in effetti Andrea è andato dove nessuno si aspettava, in un mondo di ricordi sonori filtrati dalla sua vivissima sensibilità. Tutto ciò che ho evocato fino ad ora scrivendo non è stato citato con lo scopo di ridurre la vibrante ricerca sonora compiuta  a mero lavoro di campionatura vintage.

Il risultato è un disco personale ed universale al contempo. Chiusa la storia familiare, si può guardare dentro di  sé per parlare di tutti ed abbandonare il nido, almeno per un po’, per abbracciare orizzonti lontani.

Hermann Hesse ha scritto “L’anima tua è l’intero mondo”, e questo è un po’ Grande raccordo animale.

 

 

Track List

  • Ulisse
  • Rockstar
  • Grande Raccordo Animale
  • New York
  • La Volpe e l`Elefante
  • Linea Guida Generale
  • L`isola di Utopia
  • Nabuco Donosor
  • Buon Anno (il Guastafeste)
  • Galassia
  • Tropico del Cancro

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