None Too Soon<small></small>
Derive • Suoni

Allan Holdsworth None Too Soon

2012 - MoonJune

10/11/2012 di Gianmario Ferrario

#Allan Holdsworth#Derive#Suoni

Riprendere in mano gli album di Allan Holdsworth rievoca inevitabilmente in me un immagine di Escheriana non-prospettiva, sali e scendi su scale musicali impossibili, suoni sintetizzati che sanno andare oltre il bianco e nero e ben oltre il colore reale, puntando esclusivamente a una saturazione che già negli anni ottanta volgeva lo sguardo ad uno possibile eccentrico futuro. 

In questa ristampa del ’96, il grande chitarrista stravolge lo standard jazz alla sua maniera, squarciando ancora di più il genere al fine di portarlo a un estremo sonoro adatto a più spettatori, non soltanto jazzofili. L’irriconoscibile Nuages di Django Reinhardt, il buon lavoro fatto su Isotope di Joe Henderson e così per tutti gli altri omaggi (Coltrane, Evans e non potevano mancare i Beatles che finiscono ovunque, anche qui), danno merito al musicista britannico di aver praticato, a suo tempo, una ricerca non indifferente nel repertorio e nel suono. 

A mio avviso, l’aspetto più interessante di questo lavoro riguarda la capacità di ottenere, in quasi tutte le tracce, una botta e risposta di assoli con il grande tastierista Gordon Beck, mantenendo la sezione ritmica comunque in risalto (onore al mitico Kirk Covington e a Gary Willis), al fine di proporre un disco, per il disco che è, in cui tutti gli elementi sono protagonisti e il suono arriva come quello di un quartetto, non soltanto di un singolo elemento in prima linea. 

In questo modo, anche la rilettura di Norvegian Wood  ha il suo fascino e i brani più intimisti (i 7:44 minuti della trilogia None Too Soon) stratificano una superficie orchestrale di arrangiamenti dal giusto peso.

Certo, è Allan Holdsworth. Lo si premia per la sua innata bravura, si cerca ancora di capirlo e rispolverarlo, gli si perdonano gli eccessi ma, oggi più che mai, risulta un musicista anacronistico, paladino di un periodo di evoluzioni in cui i guitar heroes cervellotici godevano di gran pubblico. (S)fortuna che, come cantavano gli Afterhours, per qualcuno Non si esce vivi dagli anni ottanta, per altri, i più giovani, quelli che non hanno vissuto nemmeno i novanta, sarebbe abbastanza improbabile l'avvicinamento ad un album del genere. 

Track List

  • Countdown (3:09)
  • Nuages (5:40)
  • How Deep is the Ocean (5:29)
  • Isotope (5:41)
  • None Too Soon Pt. I / Interlude / None Too Soon Pt. II (7:42)
  • Norwegian Wood (5:55)
  • Very Early (7:40)
  • San Marcos (3:22)
  • Inner Urge (6:15)