Alberto Cantone Breve danzò il Novecento
2018 - La Luna e i Falò
Cantone, che esordisce sulle pagine (pur virtuali) di mescalina.it, è al suo quarto album. in tredici anni. Ha esordito nel 2005 con Angeli Ribelli, seguito tre nni dopo da C’era un Sogno per Cappello (dedicato a Franco Basaglia e Oliver Sacks), per arrivare a Il Viandante (2014) dedicato al nomadismo come ragione e metafora dell’animoo umano. Questo nuovo album è stata l’occasione per chi scrive, di poterlo conoscere ed apprezzare. Alberto ha rimandi piuttosto chiari al miglior cantautorato italiano, Fabrizio De Andrè ma non solo, senza però essere banale, anzi, dando corpo alle canzoni del disco con una scrittura che sembra il dipanarsi di racconti messi in musica.
Le canzoni di questo disco sono profonde ma piacevoli. Lo spunto è quello di ripercorrere il “secolo breve”, che, secondo lo storico britannico Eric Hobsbawm, iniziò con l'attentato di Sarajevo e la Prima Guerra Mondiale nel 1914 e finì nel 1989 con il crollo del Muro di Berlino. Difficile citare i singoli brani visto che sono tutti molto belli e con dei testi che meritano la lettura essendo profondamente legati alla costruzione delle canzoni. Mi piace però fare eccezione per un paio di canzoni come Passa, che narra la storia di una breve tregua che avvenne nella notte di Natale del 1914. Due eserciti, composti da ragazzi di 18-20 anni, che si ritrovano, per una notte, a non doversi uccidere l'un l'altro. È un episodio ispirato a un fatto realmente accaduto che Cantone ha rielaborato ambientandolo, non sul Fronte Occidentale, dove in realtà avvenne, ma sul fronte carsico. La canzone è stata scritta insieme al pianista e musicista Michele Borsoi appositamente per uno spettacolo teatrale, interpretato da una compagnia di giovani di Vittorio Veneto.
L’altra è sicuramente Il Regista e il Mediano, brano con cui Cantone ripercorre la vita di Luciano Re Cecconi, calciatore della Lazio, ucciso a Roma da un eccesso di difesa di un gioielliere e non da “uno scherzo finito male”, appena un anno e due mesi dopo l'uccisione di Pier Paolo Pasolini. «Sono due persone – dice Cantone – legate dalla passione per il calcio: Pasolini, infatti, considerava il calcio “l'ultima grande sacra rappresentazione del nostro tempo”. Un intellettuale che amava il pallone, quindi, e un ragazzo di borgata che faceva il calciatore, raccontati con due storie parallele accomunate da una fine drammatica e mai del tutto chiarita, dall'aver subito al tempo il giudizio da parte dei benpensanti di “essersela andata a cercare”».Il resto viaggia sempre su livelli interessanti, come in La Pantera, dedicata ai movimenti universitari, confermando che qui di argomenti ce n'è in abbondanza.
Affiancano Cantone in questo album Michele Borsoi (pianoforte e tastiere); Gianantonio Rossi (chitarra); Nicola Casellato (archi); Simone Bortolotto (contrabbasso); Sebastian Piovesan (basso elettrico); Giorgio Cedolin (batteria); Iseo Pin (batteria); Sandro Gentile (percussionista, polistrumentista, fonico-produttore); Michele Palmieri (chitarra). La copertina del disco è di Alberto Ceschin. Da notare la presenza di Ricky Bizzarro (qualcuno ricorda i grandi Radiofiera?), alla voce nella ghost track Carsharing.
Un bel lavoro che conferma che la musica italiana, continua ad avere tutto un mondo vitale e vivo, costituito da personaggi come Cantone, che ha un ottimo livello qualitativo.