NETRI E LAREDO IN “SOGNI DI PERIFERIA”

NETRI E LAREDO IN “SOGNI DI PERIFERIA”


25/06/2019 - News di desa-comunicazioni

E’ questo il titolo dell’album d’esordio dei Netri e Laredo, band toscana nata nel 2015, grazie al suggerimento di Federico Poggipollini (chitarrista di Litfiba e Ligabue) e che ha portato all’unione  del cantautore Riccardo Netri e dei musicisti Simone Manescalchi, Daniele Bulleri e Roberto Ferretti, tutti con diverse esperienze musicali alle spalle in ambito rock.

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La pubblicazione dell’album stata preceduta da due singoli di lancio, entrambi reduci da una rotazione radiofonica su oltre 200 emittenti nazionali, raggiungendo alte posizioni in classifica e  ottimi riscontri da parte della critica. Il primo di questi è “Per niente facile ”, un brano che ben rappresenta il mondo racchiuso in “SOGNI DI PERIFERIA”, dove i testi sono tutti scritti  da Riccardo Netri e dove,  se le corde delle chitarre  sono le  protagoniste eminenti,corde vocali di Riccardo si legano a queste, che  raggiungono  vertici altissimi, in cui la timbrica si fa sempre più lieve e rarefatta, creando un contrasto tra la cupezza musicale e la luminosità tonale del cantante, in perfetto equilibrio tra le sfere auliche di Franco Battiato e l’ermetismo delle Orme. Proprio le Orme sono ravvisate non solo dalle parole di “Per niente facile”, ma dallo stessa calibratura vocale del cantante; la timbrica quasi acre nel delineare i passaggi da uno stato d’animo all’altro, sono capaci di risvegliare angoli di coscienza fino a pochi istanti prima rinchiusi nella mente e intenti ad indagare un’anima irrequieta: ora tutto esce allo scoperto, perfino l’inconscio non ha scampo: “Ora sto seduto qui solo con i miei fantasmi, la mia vita sta bruciano, quello che ho sognato e che non ho”

Lo stesso sussultare delle chitarre negli intermezzi vocali di Riccardo Netri ci rivela il contenuto fugace e controverso di paure che frenano il nostro percorso vitale, del resto è solo un momento, un passaggio obbligato per potersi riconoscere e poi andare oltre. E’ appunto come una fresca “Pioggia d’estate” la sensazione che si avrà quando ci accorgeremmo finalmente che, tutti i pensieri che ci impediscono di perseverare i nostri sogni, altro non sono che dei  fantasmi, dei riflessi scaturiti dal fondo di noi, durante questa incapacità di agire; una sorta di apatia paralizzante che vieta al nostro Io più profondo di rivelarsi, ma che è alimentato ogni giorno dai nostri sogni. Gli stessi sogni che i Netri e i Laredo raccontano tra le dodici tracce di questo loro debutto, dopo due anni di promozione radio, di festival, e di  concorsi, in particolare l’arrivo in finale a Sanremo Rock, uno degli obbiettivi più ambiti della scena underground italiana. Ascoltando “Sogni di periferia “ è inequivocabile il richiamo del rock più autentico, tra le influenze della band toscana, per non parlare della canzone d‘autore, che in tracce come “Amore tattile”, e “Sola”, sfida ogni etichettatura musicale, sapendo coniugare un rock essenziale con testi di notevole profondità. Ma il rock non è solo irruenza come dimostrano “May day” e “Cospalyer mon amour”, dove si sfiora l’hard rock…il rock sa essere anche ironia (“Nel mio monolocale”, “Sono una star” e “Al mio funerale”) ma sa  essere soprattutto romanticismo, dolcezza allo stato puro come  dimostra il pezzo di chiusura, la struggente “La ballata semplice”, uno dei pezzi migliori del disco, dove si percepisce in lontananza il richiamo di un’armonica che inibisce tutte le nostre paure, lasciandole volare al di là di quell’orizzonte che per tanto tempo pensavamo di sfidare. Nell’ultima traccia ogni domanda non cerca più una risposta, c’è sola la voglia di essere un tutt’uno con le emozioni più forti, felici o tristi che siano, quell’insano desiderio di lasciarsi accarezzare dalla malinconia, soffermandosi su ogni atto mancato, su ogni titubanza, qualsiasi piccolo dubbio che ora non è altro che rimpianto. Ecco che il cerchio si chiude, che tutto “quello che si era sognato, e che  non si ha”, dichiarato in apertura, diventa un rimorso (“dovevi amarti un po’ di più per restare uniti”) da lasciare andare via, lungo quella strada diretta verso “Sogni di periferia”.

Matteo Passatiello