Serata d’eccezione, sabato 19 marzo all’Auditorium Don Bosco di Ravello, per la seconda serata della sesta edizione di Parabiago d’Autore, la rassegna organizzata da L’Isola che non c’era in collaborazione con la locale amministrazione comunale.

Protagonista di questo nuovo appuntamento, Eugenio Finardi, figura di primissimo piano della canzone d’autore italiana che celebra quest’anno un anniversario importante, ovvero il quarantennale della pubblicazione di Sugo, secondo album della sua discografia caratterizzato dalla presenza di Musica Ribelle, canzone che ha segnato – naturalmente in positivo -  non solo la carriera dello stesso Finardi, ma un’intera epoca.

Un anniversario che verrà celebrato con una serie di concerti nei prossimi mesi in cui l’album verrà riproposto per intero (ma eseguendo le canzoni in senso inverso rispetto alla track list originaria, a quanto annunciato dallo stesso Finardi nel corso della serata) e con una festa finale a Milano, in cui interverranno i musicisti che parteciparono all’incisione dell’album quarant’anni orsono.

Una serata non solo di musica, ma anche e soprattutto di parole: grazie alla presenza sul palco di una firma di primissimo piano del giornalismo musicale italiano quale Enzo Gentile, Finardi ha infatti offerto ai presenti un affascinante racconto della genesi di Sugo, ricostruendo, anche grazie a numerosi aneddoti e ai ritratti dei musicisti che collaborarono alla realizzazione del disco – Walter Calloni, Lucio Fabbri, Alberto Camerini, Hugh Bullen, Patrizio Fariselli, Lucio Bardi - , il clima di un’epoca di grandi fermenti sociali quali furono gli anni Settanta.

Tra le iniziative legate al quarantennale di Sugo, anche il recupero dei master originali del disco, successivamente riversati su supporto digitale, che hanno fornito l’occasione per il momento centrale della serata, una sorta di lectio magistralis su Musica Ribelle, scomposta nelle sue diverse parti strumentali – fatte ascoltare al pubblico in sala, oltre 250 persone, grazie ad un computer – e ricomposta nel suo dirompente effetto finale.

Una canzone, ha sottolineato Finardi, che davvero segnava una via italiana al rock, costruita intorno ad una sezione ritmica trascinante – la batteria di un giovanissimo Walter Calloni e il basso di Hugh Bullen, nativo di Trinidad & Tobago, cresciuto a Londra e approdato in Italia dopo una traumatica esperienza in Nigeria alla ricerca delle sue radici africane – su cui andavano ad innestarsi sonorità e strumenti tipici della tradizione nostrana, quali il mandolino affidato a Lucio Bardi e l’allora avveniristico sintetizzatore con il quale Patrizio Fariselli – tastierista degli Area – riproduceva, sostanzialmente, il suono di una zampogna.

Un brano che fotografava in presa diretta gli Anni Settanta, recependone anche il linguaggio (il celeberrimo “mollare le menate” del ritornello, probabilmente incomprensibile agli odierni adolescenti…) e stigmatizzando le mode musicali del momento (“i cantanti con le facce da bambino e i loro cuori infranti” era un’allusione, neppure troppo implicita, all’allora – in realtà come oggi… - imperversante Claudio Baglioni).

Ad accompagnare nell’esecuzione dal vivo di alcuni brani – segnatamente: Le ragazze di Osaka   in apertura, La Radio (altro pezzo trainante di Sugo, nata inizialmente come sigla del programma che Finardi conduceva a Radio Milano Centrale, l’emittente privata – anzi, la radio libera, per ricorrere alle definizioni dell’epoca - da cui nacque successivamente Radio Popolare), Voglio e L’ExtraterrestreGiovanni Maggiore, chitarrista della band che attualmente accompagna Finardi nelle sue esibizioni dal vivo.

Come da consuetudine della rassegna Parabiago d’Autore, in apertura di serata spazio per un artista emergente, nell’occasione Sergio Arturo Calonego che dopo aver eseguito due brani del suo repertorio rappresentativi della sua particolare tecnica chitarristica – Dissonata e Suite R – ha concluso la sua esibizione, in omaggio alla passione per il blues condivisa con Eugenio Finardi, con un coinvolgente medley tra la classicissima Crossroads di Robert Johnson e la sua Dadigadi, preceduta da una dissacrante, ma probabilmente veritiera, rivisitazione del mito dello stesso Robert Johnson che non avrebbe stretto alcun patto con il diavolo, ma avrebbe semplicemente trascorso – come molti altri chitarristi, ivi compreso, per sua stessa ammissione, lo stesso Calonego – mesi chiuso in bagno ad esercitarsi.

Prossimi appuntamenti dell’edizione 2016 di Parabiago d’Autore – che si era aperta lo scorso 27 febbraio con il concerto di Veronica Sbergia & The Red Wine Serenaders con Enrico Cipollini in apertura – il 9 aprile con Valeria Tron e Manuel Puelli in apertura e il 7 maggio con L’Orage, preceduti da Feyez.

Fotografie di Giuseppe Verrini