Eugenio Finardi

live report

Eugenio Finardi Parco di Villa Erba / Cernobbio (CO)

04/08/2013 di Laura Bianchi

Concerto del 04/08/2013

#Eugenio Finardi#Italiana#Canzone d`autore Rock



I SESSANT’ANNI E IL NUOVO UMANESIMO DI EUGENIO FINARDI

Il Festival Città di Cernobbio non poteva aprire meglio la sua quinta edizione: domenica 4 agosto, nella suggestiva cornice del padiglione centrale del Parco di Villa Erba a Cernobbio, Como, aperto su magnifici giardini di fronte al lago, si è esibito Eugenio Finardi, cantautore di tutte le stagioni della storia recente italiana, che celebra i quarant’anni di palcoscenico e i suoi sessantun anni proprio con questo tour, intitolato Nuovo Umanesimo, e proponendo Sessanta, il triplo album uscito un anno fa e contenente il meglio della sua nutrita ed eclettica produzione.

L’attesa era sentita, e il pubblico quello delle grandi occasioni: tutti i posti a sedere sono stati occupati in breve, e anche nel prato antistante il padiglione c’erano diverse decine di spettatori, che Finardi ha calorosamente salutato e ringraziato. «Quando ero giovane e arrogante - ha detto - ero convinto di fare un piacere al pubblico esibendomi. Adesso ho capito quale grande privilegio sia cantare davanti a un pubblico, e vi ringrazio di avere scelto di passare una serata in nostra compagnia». Nostra, perché Finardi in questo tour è accompagnato da giovani e valenti musicisti: Giovanni Maggiore (chitarra), Paolo Gambino (tastiere e pianoforte), Marco Lamagna (basso) e Claudio Arfinengo (batteria). Tutti hanno assecondato il talento del cantautore milanese, con madre insegnante di canto del New Jersey, vestendo i brani storici di nuovo smalto e grinta, e proponendo un excursus nei quarant’anni di produzione musicale di Finardi, senza tralasciare alcune delle sue passioni di una vita, dallo spiritual al blues.

Ne è risultato un concerto molto composito, fra echi del prog degli inizi (Diesel, La radio – con omaggio a un celebre riff degli indimenticati Area, e una grintosissima Extraterrestre), omaggi all’introspezione cantautorale degli anni ’70, con Non diventare grande mai o Non è nel cuore, rimandi al periodo più pop (Dolce Italia o Le ragazze di Osaka), per giungere fino ad Anima Blues, con una trascinante versione di Hoochie Coochie Man ripresa da Muddy Waters e il pezzo tex mex Estrellita, oltre a una Summertime da brividi. La voce di Finardi è parsa ancora migliorata, educata a interpretare ogni sfumatura con espressione e passione, come nel difficilissimo brano Un uomo, scritto a suo dire per dimostrare alla madre la propria abilità tecnica, ma anche per esprimere la sua nuova maturità sentimentale.

Dal concerto è emersa anche una sfaccettatura profondamente umana di Finardi, molto loquace fra un brano e l’altro, ed emozionato ricordando Nelson Mandela, introducendo Soweto, oppure presentando il nuovo brano Nuovo umanesimo, a suo dire in perfetta sintonia con la linea etica di papa Francesco (e ascoltando il testo c’è da dargli ragione: Dove sono i viaggi interstellari e la giustizia sociale e gli slanci verso l'Utopia del benessere universale e quelle macchine per alleviare il sudore che il lavoro non dovevano rubare).

Il pubblico ha applaudito la proposta musicale della serata, affascinato sia dalla bravura e dall’energia della band, sia dalla capacità affabulatoria del cantautore, che a fine concerto si è fermato a lungo per foto, autografi, abbracci e saluti: a testimonianza di un’umanità non affettata dal palco, ma realmente vissuta anche nella vita.