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Vallone Vallone, Multiversi è il nuovo progetto di Paolo Farina

25/07/2015 di Giuseppe Verrini

#Vallone#Italiana#Canzone d`autore

Paolo Farina, artista pugliese di nascita ma milanese di adozione, attivo dall’inizio degli anni ’70, a un anno dall’uscita, come Humana Prog, dell’ottimo di Fiori, frutti, farfalle, ci consegna con il nome Vallone, un nuovo lavoro intitolato Multiversi. Lo incontriamo per conoscere meglio l’artista e questo interessante nuovo progetto.
Come hai iniziato a fare musica?

Ho iniziato a suonare la chitarra all'età di 14 anni. Non ricordo con precisione com'è nata la mia passione per la musica, però ricordo che alla fine della scuola media ho casualmente ascoltato alla radio il brano di Bob Dylan "Like a rolling stone" e sono rimasto così colpito da quella musica che ho deciso prendere in mano una chitarra al più presto possibile e dopo appena un mese che suonavo ho scritto la mia prima canzone, utilizzando i primi due accordi che avevo imparato a mettere bene in sequenza. Negli anni successivi mi sono esercitato a lungo sullo strumento. La mia fonte principale per ascoltare la musica era la radio, in particolare alcune trasmissioni quali "Per voi giovani" e "Bandiera gialla" e leggevo riviste musicali quali “Ciao amici” e “Ciao 2001”. Intanto scrivevo canzoni mie, almeno una al mese, testi e musiche che, con il passare degli anni si facevano sempre più "personali", perfezionando anche la tecnica strumentale. All'età di vent'anni sono partito per la Germania dove ho avuto la possibilità di ascoltare da Radio Lussemburgo moltissima nuova musica (fortissimo è ancora il ricordo del primo
ascolto del brano "A Horse With No Name" degli America). Questi alcuni dei dischi (naturalmente LP in vinile) che ho comprato e apprezzato molto in quel periodo: tra gli italiani "Viaggio" di Claudio Rocchi, "Amore e non amore" di Lucio Battisti; tra gli stranieri "Trilogy" di Emerson, Lake &Palmer, "Déjà vu" di Crosby, Stills, Nash & Young). Ho finalmente assistito a molti concerti, tra i quali, quelli di Rory Gallagher, Incredible String Band, John Mayall e soprattutto Pink Floyd di cui ricordo ancora il suono live pazzesco della suite "Atom Hearth Mother".

Mentre ero in Germania ho anche scritto moltissime canzoni, alcune delle quali dal respiro internazionale, e quando dopo un anno circa sono tornato in Italia ero pronto per suonare i miei pezzi in pubblico anche da solo, chitarra e voce.

Venni in contatto con Marcello Baraghini di Stampa Alternativa che sponsorizzava e pubblicizzava i vari eventi musicali liberi ed autogestiti che si organizzavano spontaneamente un po' dappertutto, anche grazie al supporto dei vari giornali underground che gruppi di ragazzi realizzavano e stampavano in proprio in varie parti d'Italia ed in quel periodo mi sono esibito, quasi sempre da solo, in vari festival o concerti cosiddetti “alternativi”. Ho anche assistito a molti concerti: Claudio Rocchi, PFM, Garybaldi, Osanna, Banco del Mutuo Soccorso, Il Balletto di Bronzo, New Trolls, Alan Sorrenti, ...

Nel '74 mi sono trasferito a Milano dove ho conosciuto Alessandro Colombini (considerato "il produttore artistico" per eccellenza) ed ho scritto il testo di "Al mancato compleanno di una farfalla", celebre brano dei Maxophone, uno dei gruppi più apprezzati del panorama prog italiano.

 

Quali sono stati per te gli artisti di riferimento?

 

Nel corso degli anni gli artisti principali di riferimento, oltre a tutti quelli citati prima, per me sono stati, tra gli italiani: Edoardo (e successivamente Eugenio) Bennato, De Gregori, Antonello Venditti, Claudio Lolli, Lucio Dalla, Pino Daniele, Ivano Fossati, ...; tra gli stanieri: Jethro Tull, Genesis, Santana, Eric Clapton, ...

 

Ci racconti come è nato questo nuovo lavoro?

“Multiversi” è il disco d’esordio del mio nuovo progetto cantautorale "Vallone".

E' uscito il 16 aprile di quest'anno per Musita, con distribuzione Audioglobe e la promozione di Libellula Press.

Ho iniziato a lavorarci nel 2012 con la registrazione dei primi due brani "Polo Nord" e "Non sognare" che sono stati trasmessi nella trasmissione "Demo" su Radio 1 Rai a luglio dello stesso anno e ho continuato con la realizzazione dei nuovi brani avvalendomi della preziosa collaborazione di molti musicisti.

Nell'album sono presenti il brano "Giulia Giura" che nel 2014 è arrivato tra i sei finalisti del Premio Bruno Lauzi ed il brano "Camilla" che a febbraio 2015 è stato segnalato sul mensile Classic Rock, all'interno della rubrica "La musica invisibile" curata da Renato Marengo. E' un disco che attinge inevitabilmente dal cantautorato italiano a partire dai primi anni ’70 fino ad oggi, ma si allarga anche al folk rock della west coast statunitense fino ad arrivare in alcuni casi al rock blues e a ritmiche in levare. Il tutto con la prestigiosa co-produzione artistica di Lele Battista (produttore discografico ma anche cantautore con quattro dischi all’attivo tra il 1999 ed il 2010) che ha firmato anche le parti di basso e tastiere e la maggior parte dei cori, e con il lavoro al missaggio e al mastering di Paolo Iafelice (collaborazione ai dischi di Fabrizio De Andrè, Vinicio Capossela, Daniele Silvestri, Ligabue e moltissimi altri).

 

Cosa rappresenta per te Raf Vallone?

 

Il nome di questo mio nuovo progetto musicale è un omaggio alla figura di Raffaele "Raf" Vallone, attore famoso (tra i suoi film "Riso Amaro" di Giuseppe De Santis, "Cuori senza frontiere" di Luigi Zampa, "La ciociara" di Vittorio De Sica, "Uno sguardo dal ponte" di Sidney Lumet) ma anche calciatore del Torino e della Nazionale Italiana, giornalista per il quotidiano l'Unità e partigiano.

 

Cosa significa Multiversi, il titolo del disco? 

Multiversi ha il doppio significato di "tanti versi" (dei testi delle canzoni) e, scientificamente parlando, di un insieme di universi coesistenti ma alternativi (spesso denominati "dimensioni parallele"), al di fuori del nostro spazio-tempo, che si compenetrano ma non interagiscono in alcun modo fra loro.

 

Come hai scelto i musicisti che ti accompagnano nel disco? 

A Milano ho la fortuna di conoscere molti musicisti con alcuni dei quali sono in amicizia da anni, per cui non è stato difficile effettuare la scelta, sia in base allo strumento suonato sia in base al genere musicale principale di riferimento. Quelli che mi accompagnano nel disco sono in parte gli stessi di alcuni miei lavori precedenti (Lele Battista, Giorgio Mastrocola, Silvio Centamore, Donato Pugliese) ed in parte collaborano con me per la prima volta, con un apporto strumentale importante (Evasio Muraro, Niccolò Bodini, Stefano Danesi,Valbonetti, Ermanno Fabbri, Guido Rolando-Giubbonsky, Armando Illario, Nicolas Schrecklinger, Antonio Valente, Massimo Bonuccelli, Simone Valbonetti, Niccolò Pozzi) oppure con una semplice ma graditissima partecipazione straordinaria (Marta Charlotte Ferradini, Cristina Greco). Devo poi dire che la maggior parte di loro è venuto in studio a registrare senza percepire alcun compenso, la qual cosa mi ha molto agevolato nella produzione del disco.

 

Hai fatto alcuni dischi di musica etnica/world con gli Etnoritmo, poi lo scorso anno con Humana Prog un bel disco di musica prog, adesso cambi ancora genere orientandoti verso un classico cantautorato anni ’70 e ’80, cosa ti spinge a fare queste cose così differenti tra di loro?

 

Mi spinge il fatto che i miei interessi musicali sono molto ampi, vanno dal prog all'etnica, dal rock al reggae, dalla canzone d'autore all'elettronica, dal blues ad un certo tipo di jazz, e nel corso di tutti questi anni ho provato a cimentarmi con la scrittura di brani di generi diversi.

L'album "Fiori Frutti Farfalle" del mio progetto "Humana Prog" (uscito l'anno scorso per AMS-BTF), per il quale mi sono avvalso della collaborazione di Lele Battista, di Paolo Iafelice e di molti musicisti ospiti, sia pugliesi che dell'area milanese, in realtà è un disco che contiene una suite e delle canzoni che io ho scritto nel biennio '72 - '73 e che ho casualmente ritrovato in una audiocassetta contenente registrazioni fatte in quel periodo con il mio gruppo di allora che si chiamava GAS (Gruppo Acustico Sperimentale).

 

I testi di questo nuovo lavoro, molto personali ed introspettivi, sanno di ricordi, di nostalgie, di illusioni, di rimpianti, di generazioni diverse, di un tempo che è stato. Sono uno sguardo sul passato o sono esperienze che possono essere utili per guardare avanti? 

I testi di Multiversi descrivono spesso esperienze e situazioni personali ed introspettivi che, proprio perché tali, sono anche universali; credo infatti che generalmente il loro contenuto possa riguardare anche persone di generazioni diverse dalla mia, come ho già avuto modo di verificare attraverso i commenti di chi ha ascoltato il disco.

 

Dobbiamo considerare chiusa l’esperienza musicale con gli Etnoritmo? 

Con il mio progetto di musica etno-dialettale "Etnoritmo" (con i testi in dialetto diCastellana Grotte, il mio paese di origine in provincia di Bari) ho pubblicato tre album "Sitanafri" (CNI, 2002), "Tondomondo" (Udu Records, 2008) e "Dall'acustico all'elettrico" (Galletti-Boston/Edel, 2011) che vantano collaborazioni, tra gli altri, con Matteo Salvatore, Enzo Del Re e Tonino Zurlo, figure di primo piano nel panorama della musica popolare pugliese, e con Enrico Capuano e Radiodervish. Due brani tratti dagli album di Etnoritmo sono stati inseriti come sigla finale della gloriosa trasmissione di Pergolani e Marengo "Demo", su Radio 1 Rai.

Per quanto riguarda i dischi e la formazione live che, pur con vari cambi, è stata attiva dal 2008 al 2012 direi che l’esperienza musicale con gli Etnoritmo debba considerarsi chiusa; però nell'ultimo anno nel mio paese di origine mi hanno chiesto alcune volte di fare dei concerti che ho effettuato con grande soddisfazione con una formazione molto ridotta (io alla voce ed il bravissimo Mimmo de Carlo alla chitarra acustica) constatando con piacere che da parte dei giovani del luogo c'è un rinnovato interesse nei confronti del dialetto, tanto che sono nate almeno un paio di associazioni (spesso sovvenzionate dalle istituzioni locali) che hanno come fine il recupero della "lingua madre". Devo dire che il progetto Etnoritmo è stato per me molto importante e prima o poi credo che lo riprenderò con una nuova formazione e magari con la registrazione di un disco live contenente una selezione dei brani (tratti dai tre album già usciti) più efficaci dal vivo e con un paio di inediti che sono già pronti. Vediamo...

 

Cosa ti spinge dopo tutti questi anni dedicati alla musica a proporre ancora nuovi lavori? 

Mi spinge il fatto che ho ancora molte belle canzoni nel cassetto e che, quando a quarant'anni ho ricominciato a fare musica (mi ero fermato tra gli anni ’80 e il 2000, anche se ho sempre continuato a suonare per gli amici e a scrivere musica) ho anche deciso di utilizzare tutto il mio tempo libero solo per musica, non solo facendola ma anche scrivendone (su Musicalnews, con lo pseudonimo di Lino Fari) e seguendo quanti più concerti possibile, soprattutto quelli di artisti cosiddetti "emergenti", in prevalenza nel campo della canzone e dell'etnica d'autore.

 

Come vedi la situazione della musica, ed in particolare quella live, in Italia? 

La situazione della musica live in Italia è molto facile da descrivere: da quando non si vendono più i dischi nei negozi la musica dal vivo è cresciuta enormemente (anche perché molte delle case ed etichette discografiche si sono mano a mano riciclate in agenzie di booking) e i concerti sono diventati sempre più "mega" e costosi, ma questo vale solo per gli artisti molto conosciuti mentre per chi non è mai stato in TV in prima serata, cioè per gli artisti emergenti (chiamati ancora così anche se sono sulla scena da diversi anni) che fanno musica propria e non cover la situazione è molto dura in quanto nei locali ti fanno suonare solo se porti del pubblico e spesso ti danno solo un rimborso spese.

 

Cosa pensi della grande diffusione della musica in streaming? 

Penso che, nonostante la musica digitale in formato mp3 di solito a 192 kbps dal punto di vista della qualità sonora sia molto più scadente di quella ascoltata da un cd o meglio ancora da un vinile, non si può fermare il tempo, che il futuro va in quella direzione e che si può fare poco o niente per cambiare le cose; semmai il problema è che l'azzeramento quasi totale del mercato dei cd (che in pratica si vendono solo ai concerti) non è stato ancora controbilanciato dalla vendita della musica online, almeno per quanto riguarda i brani o gli album degli artisti emergenti, della cui esistenza pochi sanno.

 

Quali programmi per il futuro? 

Da fine settembre presentazione live del disco Multiversi con alcuni concerti e showcase con la band Vallone in formazione acustica di quattro elementi.

A dicembre inizio delle registrazioni del mio prossimo album che conterrà canzoni blues. Il produttore artistico nonchè arrangiatore e grande chitarrista acustico sarà Massimo Bevilacqua, musicista napoletano da molti anni residente a Roma, che, almeno una volta all'anno, porta il suo progetto Made In Blues (con Delia "On" Morelli alla voce) in tournée negli Stati Uniti, nella zona del delta del Missisipi, là dove tutto è iniziato. Nel mese di maggio di quest'anno Massimo ha seguito Bill Homans, al secolo Watermelon Slim, nel tour in Italia/Svizzera nella doppia veste di musicista e di tour partner.