La Terza Classe

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La Terza Classe La Terza Classe intervista ad Alfredo D Ecclesiis

24/01/2021 di Nicola Olivieri

#La Terza Classe#Americana#Bluegrass & Old Time

La prima volta che ebbi un incontro ravvicinato con il gruppo napoletano de La Terza Classe, fu alcuni anni fa, in strada, mentre si esibivano in una breve performance live. In realtà, in alcune zone di Napoli capita spesso di assistere ad esibizioni di artisti di strada, ma quella volta fu un po’ diverso. Notai subito la presenza di un banjo e di un contrabbasso, in tutta sincerità la cosa mi incuriosì molto. Considerata la giovane età dei musicisti, mi fermai soprattutto per capire se quegli strumenti erano li solo per attirare l’attenzione degli astanti o se erano realmente funzionali alla musica che avrei ascoltato. Con una certa sorpresa (riconosco che inizialmente ero piuttosto scettico ed anche ingiustamente prevenuto) mi resi conto che la seconda ipotesi era quella giusta. Ero davanti a giovani musicisti ancora piuttosto acerbi, ma con le idee decisamente chiare su cosa avrebbero voluto fare “da grandi”, cioè esibirsi suonando folk, country, bluegrass e più in generale attingendo da quell’immenso universo che è l’american roots music.
La storia finì quel giorno e per diversi mesi non li incontrai più… fino a quando non fui invitato ad un loro concerto, nell’ambito di una rassegna estiva, in una location meravigliosa, la terrazza panoramica del Museo Hermann Nitsch. Mi preparai per quel concerto con l’intento di intervistare qualcuno del gruppo ma qualcosa si mise di traverso e, se non ricordo male, il concerto fu annullato. Da lì a poco mi fu detto che quei ragazzi erano partiti per quella che sarebbe stata la loro prima tournée negli Stati Uniti e pensai di aver visto giusto e l’esperienza negli States sarebbe stata un’ottima occasione per crescere artisticamente. Da allora hanno girato l’Europa e sono tornati diverse volte negli Stati Uniti, dove si sono esibiti su importanti palcoscenici, partecipando a trasmissioni radiofoniche e a show televisivi.



Alfredo D'Ecclesiis (Foto di Sergio Morra)

 

Nel 2016 pubblicano il loro primo cd con il titolo Folkshake, poi ci sarà un Ep e sul finire del 2020 pubblicano, sulle principali piattaforme digitali, il lavoro più recente, interamente registrato dal vivo il cui titolo è Live @ Ex Asilo Filangieri.



Mettendo a confronto i dischi è fin troppo evidente che le frequentazioni americane hanno dato i loro frutti. Il primo album fu un buon biglietto da visita, ma con ampi margini di miglioramento. L’ultimo disco in ordine di tempo è un netto passo avanti, con un repertorio più ampio e ricercato ed una padronanza della scena degna di gruppi molto più rodati.


Ora però è tempo di andare oltre, è tempo di mostrare e dimostrare che la formazione ha superato la fase iniziale, il rodaggio per così dire, ed è pronta a percorrere la propria strada da band adulta, facendo scelte che definiscano con precisione il profilo della propria dimensione artistica portando il gruppo ad un livello successivo.

Intanto, per le strade del centro storico di Napoli, non è raro incontrare, Covid e polizia permettendo, qualche componente del gruppo, come Alfredo D’Ecclesiis, il quale quando non è impegnato con La Terza Classe si esibisce in duo con Gian Paolo Costantini, per dare sfogo ad un’altra passione musicale, quella per la canzone napoletana classica, reinterpretata con una chiave di lettura blues piuttosto personale. Il duo si chiama Ascapece, e si esibisce utilizzando tre elementi, la voce (quella di Alfredo, roca, graffiata e profonda),l ’armonica, sempre quella di Alfredo e la chitarra acustica di Gian Paolo. 

Naturalmente colgo l’occasione per parlare un po’ con lui e saperne di più su La Terza Classe e sugli Ascapece. 

Quando sei diventato un componente de La Terza Classe?

Entro nel gruppo circa tre anni fa, ma vengo da una band chiamata Bluesaddiruse, con la quale suonavo ovviamente blues ed eravamo molto innamorati del Neapolitan Power. Ci piaceva l’idea di continuare a percorrere quella strada. Ma oggettivamente era un tempo in cui l’interesse verso gruppi importanti come Almamegretta e 99 Posse andava scemando, molti artisti stavano tornando a cantare in inglese e la scena indie si popolava di gruppi sempre più variegati. In poche parole, noi che cantavamo in dialetto facevamo molta fatica a fare serate. Quando non sono impegnato con La Terza Classe, io e Gian Paolo ci divertiamo a fare musica insieme come Ascapece, la cui ricetta si sintetizza così: Acoustic Duo, neapolitan songs, armonica, chitarra, blues, menta e aceto. Il duo, in realtà, nasce da una costola dei Bluesaddiruse.

Il vostro repertorio come duo è la canzone classica napoletana con evidenti venature blues.

Si riproponiamo classici napoletani in chiave piuttosto personalizzata, in questo modo il blues esce fuori sempre e comunque, anche quando non vorremmo (ride).

Ci spingiamo anche oltre, a dirla tutta, nel senso che peschiamo anche nel repertorio della sceneggiata napoletana dove si trovano brani molto interessanti e molto rappresentativi di una certa napoletanità. Fondamentalmente il nostro è un lavoro di riscoperta e rivalutazione di un genere (mi riferisco alla sceneggiata) considerato sempre di serie B con tanti pregiudizi da parte di molti. Quei pregiudizi in realtà oscurano canzoni scritte e musicate da grandi autori, artisti non estranei alla penna, uno per tutti Libero Bovio, e quelle composizioni meritano di essere rivalutate e valorizzate.

Torniamo alla Terza Classe...

Si, io li ho scoperti come te, per caso, incrociandoli per strada e anche io mi incuriosii nel vedere quei ragazzi così giovani e così originali, soprattutto con quel contrabbasso e quel banjo. La prima cosa che pensai fu “ma guarda come sono belli sti ragazzi, peccato che hanno già un armonicista, altrimenti mi sarei buttato nella mischia”. Poi nel tempo li ho conosciuti e seguiti e già in quelle occasioni si parlava di una collaborazione. A me piaceva molto l’idea di un duetto con un altro armonicista… Poi è successo che lui è uscito dal gruppo ed io ho preso il suo posto.



E poi ci sono state le tournée americane…


Si, con loro ho fatto ben quattro tournée in America, anche piuttosto lunghe, due di un mese l’una e altre due durate tra i dieci e i quindici giorni.

E come accade che un giovane gruppo dalle strade di Napoli arrivi velocemente ai palcoscenici Americani?

Ecco, qui ci ricolleghiamo al concetto di essere imprenditori di sé stessi oltre che musicisti, che non è casa di tutti. Tieni presente che ancor prima che entrassi a far parte del gruppo, i ragazzi già erano stati bravi ad allacciare rapporti e a fare incursioni in terra americana. Di fatto io mi sono ritrovato catapultato su un treno già in corsa.

La prima volta che la Terza Classe è andata negli States è stato per un viaggio di piacere che i ragazzi hanno deciso di fare (da sognatori) portandosi dietri i loro strumenti, e qui il sogno, nella speranza di suonare da qualche parte. In realtà quel desiderio, quel sogno, si concretizzò in fretta. Evidentemente sono stati bravi a stringere legami, ma anche gli americani sono stati molto accoglienti con loro. E così sono riusciti ad esibirsi in vari luoghi e occasioni. Devo dire che, e questo l’ho verificato in prima persona, siamo sempre stati trattati come dei professionisti, come persone che vivono di musica ed hanno una considerazione e un rispetto verso la musica e i musicisti che in Italia non ho riscontrato. Questo atteggiamento, ovviamente, ha favorito molto la nostra introduzione su quella piazza e così ci siamo ritrovati a fare serate… pagate, aspetto non trascurabile. Naturalmente se in un luogo ci torni spesso e ritrovi le persone che ti hanno accolto la prima volta, lo fanno anche la seconda se hai lasciato un buon ricordo e così i contatti si sono arricchiti ed ampliati e con essi anche nuove opportunità per esibirci.

Tutto questo ha portato la Terza Classe a suonare sia nei locali più piccoli, sia sui palcoscenici di importanti festival come il Bluegrass dove abbiamo suonato due volte. Per non parlare del pubblico, che è fantastico e ti accoglie con grande colore e trasporto. In altre parole, non è un pubblico con la puzza sotto al naso per il fatto che non sei americano.

Ma il gruppo funziona più negli Stati Uniti o in Italia?

Se intendi l’Italia come paese nella sua generalità, posso dire che abbiamo sempre avuto una buona accoglienza, ovunque abbiamo suonato. In America, devo riconoscerlo, funzioniamo di più. Se poi parliamo di Napoli, delle nostre terre, le cose vanno molto bene, ma questo è comprensibile, a Napoli c’è il nostro nucleo e le persone, soprattutto coloro che frequentano il centro storico della città, ci conoscono bene.

Sei d’accordo con me che tra il disco d’esordio e questo dal vivo c’è una bella differenza, nel senso che il gruppo è decisamente cresciuto?

Si, condivido il tuo giudizio. Quel primo disco era frutto di un momento di transizione, forse anche per questo sembra meno maturo, perché alcuni componenti del nucleo originale erano da poco usciti dalla formazione e in qualche modo bisognava ricreare di nuovo un sound della Terza Classe.

Il disco live a cui ti riferisci, disponibile in streaming, è importante perché è la testimonianza di un bell’evento, che abbiamo organizzato poco prima del lockdown per fortuna. Una serata nella quale hanno suonato con noi tanti nostri amici musicisti, anche se alcuni non sono presenti nel disco per ragioni di copyright. Prima di quella serata abbiamo suonato tante di quelle volte che ormai siamo molto affiatati ed è il sound che di fatto è venuto da noi e credo che questo nel disco si senta.

In poche parole, direi che oggi suoniamo musica roots, ma ci tengo a dire che tutto è avvenuto in modo molto spontaneo, noi abbiamo solo suonato, suonato e ancora suonato insieme senza una particolare visione e questo è il risultato.

L’ultima domanda, ovvia: cosa state preparando?

Stiamo lavorando su qualcosa, ma per scaramanzia non voglio anticipare nulla. Purtroppo, la pandemia e l’isolamento ci ha un po’ bloccati nel senso che noi siamo abituati a suonare molto insieme e non averlo potuto fare come avremmo voluto ci ha limitati abbastanza… ma passerà e torneremo a farlo.