Massimo Priviero

interviste

Massimo Priviero

17/02/2004 di Christian Verzeletti

#Massimo Priviero#Rock Internazionale#Songwriting Folk rock

Abbiamo parlato con Massimo Priviero del suo nuovo disco, “Testimone”: una prova forte di rock, che ci ha fornito lo spunto per guardare dal punto di vista storico al suo suono e alla sua carriera. E non solo.

  
    Interviste:

                        Massimo Priviero

Abbiamo parlato con Massimo Priviero del suo nuovo disco, "Testimone":
una prova forte di rock, che ci ha fornito lo spunto per guardare dal punto
di vista storico al suo suono e alla sua carriera. E non solo.


Mescalina: Massimo, tu ti senti un testimone? Di un certo tipo di rock intendo …
Massimo Priviero: Forse sì. Sono anche un testimone di "un certo tipo di rock", come dici tu … soprattutto di una strada che cerca di mettere insieme un certo modo di scrivere "rock" con una necessità di ricerca poetica ... nel nostro paese non è mai stata una strada molto battuta …

Mescalina: Il titolo del tuo nuovo disco credo che non si riferisca solo alla musica, ma anche ad una situazione più ampia, no?
Massimo Priviero: Evidentemente essere "testimone" ha un'accezione che va al di là dell'aspetto musicale. Le storie che cerco di raccontare, le immagini che cerco di fissare sono quelle che sento e soprattutto quelle che vivo, intendo quelle che vivo in modo "attivo", in termini di emozioni, di esperienze, di incontri, di necessità. La mia idea di testimonianza ha dentro di sè l'idea di chi comunque interviene nella sua esistenza in modo forte, al limite della partecipazione emotiva, se è il caso ... anche se cerco di non schierarmi nel giudizio, a volte, ma di lasciare a chi ascolta una lettura soggettiva della "storia" ... il mondo è già pieno di gente che è pronta a spiegarti la verità e che ha stabilito dov'è il bene e dov'è il male ... mentre.il ragazzo di "Terrasanta", volutamente, potrebbe essere palestinese o israeliano, ma rimane fondamentalmente un ragazzo che sta cercando la strada di casa,o la strada della sua esistenza ...

Mescalina: A questo proposito, le due canzoni più importanti del disco sono "Nikolajevka" e "Terrasanta" … non a caso una è centrata sulla seconda guerra mondiale e l'altra su conflitti più attuali, come quello israeliano/palestinese …
Massimo Priviero: Probabilmente "Nikolajevka" e "Terrasanta" sono tra le canzoni più importanti dell'album (penso anche "Alice" ...). E se le guardi da vicino scopri che sono ugualmente dei "frammenti di resistenza" durante un cammino di dolore, di disperazione, anche di sangue ... evidentemente il concetto di "resistenza" è un po' la mia felice e un po' folle condanna. Sono due canzoni vissute dentro una cornice storica e questo è un aspetto caratterizzante dell'album ... la ricerca, il bisogno di memoria sia individuale che collettiva è fondamentale e lo è, allargando il discorso, anche da un punto di vista più strettamente legato al "rock 'n roll" ... intendo dire che se rimandi in qualche frangente a Dylan, Stones, Who o Springsteen lo fai scientemente, come anch'essi in passato hanno fatto ... anche questa è "memoria storica" nell'accezione giusta ...

Mescalina: So che sei laureato in storia contemporanea e immagino che i tuoi studi siano serviti per "centrare" le canzoni … hai tenuto o avuto in mente qualche autore particolare come punto di riferimento?
Massimo Priviero: Il mio amore per la storia e i miei studi passati sono certamente serviti, anche se non mi sento di citare autori in particolare. Tuttavia considera che ho passato un anno della mia vita (facendo ovviamente musica nello stesso tempo e ormai parecchi anni fa ahimè ...) lavorando a una tesi di laurea su Carlo Rosselli (martire antifascista e fondatore di Giustizia e Libertà) e che questo mi ha portato ad approfondire molto un periodo del Novecento che parte dagli anni venti e si chiude dopo la seconda guerra: questo ha acuito interesse e sensibilità verso un particolare periodo e verso particolari avvenimenti, ovviamente ...

Mescalina
: Come studioso di storia, posso chiederti un commento sui tempi che viviamo? Sembra che siamo collocati in un contesto che si sta facendo sempre più intollerante e assolutizzato sia socialmente che politicamente e soprattutto economicamente …
Massimo Priviero: Come "studioso" di storia probabilmente mi riesce meglio inquadrare quel che accade intorno a noi e ricondurlo a situazioni analoghe del passato.Ora, da un lato ti viene da dire che ogni periodo (specie del Novecento) ha vissuto crisi, tragedie e ingiustizie, dall'altro sembra, almeno a me, che i tempi che stiamo vivendo abbiano come principale problema proprio la perdita della memoria, il fatto di non aver tratto lezione da quanto di analogo accaduto in passato. Il tratto più sottolineabile dei nostri giorni, inoltre, mi sembra essere quello di una progressiva e assoluta arrogante idiozia che sempre più si è impossessata del cosiddetto mondo occidentale e in particolare di una provincia di questo mondo qual'è il nostro paese. E l'idiozia, unita a un conformismo di varie bandiere, uccide soprattutto le menti.

Mescalina: Nel disco c'è più di un accenno alla fine del mondo … suppongo che sia una questione di realismo, perché i pezzi sono comunque pieni di fede, quindi non direi che manchi di speranza per questa povera umanità. O sbaglio?
Massimo Priviero: Credo che stiamo realmente vivendo la fine di un mondo (almeno per come noi l'abbiamo inteso finora) ... anche se quella che in senso generale potrei chiamare fede nell'uomo è sicuramente presente in quel che ho scritto e in generale nella mia vita. Credo che chi si salverà da un metaforico diluvio, e saranno pochi, potrebbe davvero avere l'occasione di costruire qualcosa di meraviglioso ... sempre sognando e auspicando che il "diluvio" arrivi.

Mescalina: Tornando ai due pezzi che dicevamo prima, mi sembrano rappresentativi del tuo suono e del tuo modo di scrivere … "Nikolajevka" è una ballata che cresce nella tonalità più che nel ritornello …
Massimo Priviero: "Nikolajevka" ha una scrittura a "ganci" successivi di tonalità: l'assenza di un "ritornello classico"








porta a caricare l'emozione in modo credo parecchio originale ... è come se stessi accompagnando un cammino, che cresce in difficoltà ed emozione fino alla liberazione finale che non può essere che di interruzione anche un po' brusca. Intendo dire che questa salita poteva, volendo, continuare verso un infinito ipotetico (magari sfumando ... era un'idea che avevo) e seguire ancora la marcia in ulteriore enfatizzazione e in "contrasto" con le parole messe in bocca a un soldato che sono volutamente "umili" e immediate.

Mescalina: In effetti la tua musica e il tuo modo di comporre non seguono gli schemi della canzone italiana, diciamo sul crescendo della melodia, ma piuttosto uno sviluppo come stratificato, sia nei testi che nei suoni …
Massimo Priviero: Hai ragione, non c'è molto di "italiano" nel mio modo di scrivere o meglio lo è (lo è fortemente come dicevi nella tua recensione), ma lo è in modo diverso ... mi spiego: piegare la nostra lingua a costrizioni ritmiche ti impone per esempio di ridurre in parte il tuo vocabolario, su certe canzoni, a meno che non te ne fotti di questo aspetto (come per esempio fa De Gregori ...) e cerchi solo una valenza lirica ... questo è stato il grande errore, a mio avviso, di molta canzone d'autore italiana ... e questo è spesso il mio"poco essere italiano" nella scrittura. A volte, poi, rinuncio volutamente a certe aperture melodiche, che comunque trovi in certe canzoni, proprio per seguire questi "stadi progressivi" che devono caricare emotivamente in modo diverso ... spesso lavoro per esempio molto più sulla strofa che sull'inciso ... mi piace molto di più ... e spesso i "ritornelli" sono brevi, dei flash di preparazione a strofe successive (pensa anche a "Fratellino" ...).

Mescalina: … quasi una canzone d'autore con un impianto rock?
Massimo Priviero: Tutte e due le cose si fondono (il rock e la "canzone d'autore") e si rincorrono successivamente, a volte lasciandosi spazio vicendevolmente ...

Mescalina: E il rock esce difatti nell'altro pezzo che dicevamo, "Terransanta", soprattutto per le chitarre …
Massimo Priviero: "Terrasanta" è una canzone suonata molto "liberamente", dove la chitarra elettrica è volutamente invasiva, a tratti, e l'attacco dell'acustica vuol essere una citazione di un antico brano di Dylan ("Masters of War") ... ha una ritmica più folkie, se vuoi, assieme a venature etniche che mi sembravano pertinenti ma delle quali tendo a non abusare ... la storia contiene una possibile doppia lettura di "ritorno" verso una casa, verso un punto di partenza che simbolicamente in questo caso è rappresentato da un madre ...

Mescalina: Tra l'altro porta avanti una forma di resistenza che tu sei andato sviluppando di canzone in canzone sin dai tuoi inizi … dai tempi di "Nessuna resa mai", che è un po' la tua "No surrender" …
Massimo Priviero: E' vero, l'idea di "resistenza" è un concetto intorno al quale ruotano molte cose che scrivo ... è una resistenza legata al mio modo di intendere la vita, i rapporti con la gente, il fatto di credere in qualcosa che spesso non sai definire. Molte cose che scrivo sono "pezzi di resistenza", questo è li mio modo naturale di concepire il mio cammino non solo musicale, spesso mi sento travolto da cose che accadono e che non capisco, che rifiuto, che mi spaccano l'anima e questo è il mio modo di reagire ... ma ti assicuro che và molto al di là di un'idea "idealista" del concetto ...

Mescalina: Si potrebbe dire che il tuo è un tentativo di aggiornare il rock mainstream e la canzone d'autore?
Massimo Priviero: Cos'è il rock, cos'è la canzone d'autore ... dov'è il limite, dov'è il confine tra le due cose, di cosa parla la gente quando fa questo distinguo, che stupidaggini può dire un critico musicale ... cosa vuol dire, se tolgo una chitarra distorta è più canzone d'autore? ... Un musicista scrive, compone, canta, suona ...

Mescalina: Forse è questo non essere appartenuto ad un genere preciso che non ti ha aiutato nel corso degli anni ad avere un maggior successo?
Massimo Priviero: Probabilmente c'è un fondo di verità in quel che dici, per chi fa dischi in Italia ... non ho mai pensato di poter scrivere a quarant'anni quel che si scrive e si vive a venticinque (la forza e il limite, dal mio punto di vista, di uno come Vasco Rossi) e non ho mai pensato che servisse seguire le tracce della canzone d'autore italiana ... insomma non ho mai seguito i canoni del Tenco (nè l'ho mai inseguito per avere credenziali in ordine...) ... ugualmente non credo che il rock debba artisticamente suicidarsi solo in aggressività adolescenziali o in malinconie da bar.

Mescalina: Ci sono scelte che rimpiangi di aver fatto? O situazioni che ti hanno penalizzato? All'inizio molti spingevano su di te …
Massimo Priviero: Ho commesso errori nella gestione della mia carriera artistica, non c'è dubbio, soprattutto legati a scelte e legami sbagliati che sono stati errori miei ... non credo nè alla fortuna nè sopravvaluto colpe di altri quando sei tu a scegliere le persone e i legami. La colpa è principalmente tua ... tuttavia non dimenticare che, anche se il pensiero comune è stato contrario, ti assicuro che sono stato soprattutto io a dire di no a certe situazioni e a certe logiche ... certo mi rendo conto che a sostenere una simile tesi si passa per pazzi in un paese e in una società che va nella direzione opposta ... ma ti assicuro che così è stato. C'è chi sa fare altri calcoli, ed è anche abile a vendere i propri calcoli e le proprie protezioni come se così non fosse ...

Mescalina: Avevi lavorato anche con Little Steven, cosa ricordi di quell'esperienza?
Massimo Priviero: Steven è un amico,un gran musicista e un gran produttore ... ci siamo visti nel giugno scorso a S.Siro, ha manifestato entusiasmo per questo nuovo album, ha anche dichiarato, bontà sua, che sono uno dei migliori rocker europei … la nostra esperienza artistica insieme, ormai di parecchi anni fa, è stata una delle cose più naturali e più vere che ho artisticamente vissuto e non è escluso che in futuro si ritorni a fare delle cose insieme,è un desiderio comune ...

Mescalina: E con Bubola, che tra l'altro ricompare in "Nikolajevka" … curioso che tutti e due siete laureati in storia ed entrambi legati ad una forma di rock di matrice americana, anche se con qualche sviluppo diverso …
Massimo Priviero: Io e Bubola abbiamo parecchie affinità elettive, soprattutto nel bisogno di poesia che accompagna il nostro percorso musicale e allo stesso modo i richiami a una certa radice rock e folk soprattutto americana. A questo devi aggiungere una stima reciproca ormai antica, per cui farlo intervenire in "Nikolajevka" è stata una cosa molto"naturale", sentita da entrambi ... penso che in futuro troveremo ancora forme di collaborazione, è il desiderio di entrambi.

Mescalina: Quasi un cerchio che si chiude? Non è casuale che il disco termina con un pezzo come "Ritorno"?
Massimo Priviero: Forse è anche un cerchio che si chiude ... chissà ... no, non è casuale che il disco termini con "Ritorno". Faccio questa canzone con parecchia emozione, l'idea di tornare dove la mia vita è iniziata, di riprendere per mano mio padre o se vuoi di riprendere per mano il ragazzino che tanti anni fa passava le sue giornate davanti al mare o camminando nella nebbia della costa veneta, d'inverno ... e l'atmosfera tex-mex, per assurdo, trovo che sia molto in sintonia con questo, come il testo ... pensa solo al riferimento religioso, a cos'era il Veneto trent'anni fa ..."la chiesa di Maria" che compare equivale a un'ipotetica "nuestra senora". Ritrovare te stesso, il tuo punto di partenza e magari poterlo fare con un po' di serenità, sorridere ritrovando i pochi angoli di strada che il tempo non ha cambiato e soprattutto il mare, che il tempo non può cambiare ... da lì sei partito e lì la tua anima ritorna inevitabilmente,qualche volta riuscendo ad accompagnare i tuoi passi, altre volte solo la fa tua immaginazione e il tuo struggimento ...

Mescalina: Il periodo che hai vissuto diciamo ai margini, anche con piccole etichette, ha contribuito ad aumentare nelle tue canzoni quella forza resistente che ora emerge ancora più ferma e più convinta in "Testimone" …. non credi che questo disco potrebbe riportarti anche quella considerazione che non hai avuto in questi anni?
Massimo Priviero: Sono molto contento di "Testimone" e condivido la tua osservazione ... riguardo a una maggiore "considerazione" da parte non so ben di chi, credimi, mi interessa davvero poco. Credo davvero che lo stato di mafiosità, di stupidità e di conformismo da parte di un certo mondo, di certa critica, per esempio, sia ad un punto talmente elevato da non meritare interesse non dico da parte mia, ma da parte di qualunque persona che possa considerarsi abbastanza sana di mente. In passato, devo dirti, quando trovavo questa mafiosità e questo conformismo tra quella che consideravo la mia gente, o comunque quelli "della mia parte", un po' mi dispiaceva. Adesso, con l'esperienza, offenderei me stesso se dessi peso e considerazione ad alcuni idioti ... vado per la mia strada ... questo è quasi tutto ...

Mescalina: Tu che obiettivi ti poni ora?
Massimo Priviero: I miei obiettivi ... diffondere "Testimone" ... e contemporaneamente scrivere, suonare, "resistere" ...

Mescalina: In "Diluvio" c'è una frase che mi pare centrale nel disco: "vino e pane per ogni uomo" … e un concetto simile poi si ritrova anche in "E fumo quel che trovo / e sogno un po' di vino": mi sembra un sogno molto umile e molto profondo, carico di dignità … un sogno di musica e anche di vita?
Massimo Priviero: La frase che chiude" Diluvio" è una citazione della chiusura di una poesia di Neruda ... il pane e il vino, inutile che te lo spieghi, hanno proprio quel valore che hai identificato, oltre ad avere una forza "ideale" dentro se stessi in quanto esemplificatori di un desiderio, di un'aspirazione e di un "bisogno" che accompagna un'esistenza ... Questo bisogno e questo" sogno" possono anche essere spiegati in due parole che sono la chiave di tutto,almeno per me, e che sono giustizia e libertà: questi sono i due concetti e le due necessità che spiegherò a mio figlio che sta crescendo in fretta e che cerco di non perdere mai lungo la mia strada ... nella mia musica e nella mia vita ...

Mescalina: Grazie della testimonianza.