I Luf

interviste

I Luf Dagli inizi a Delaltèr, Dario Canossi si racconta .

14/02/2017 di Giuseppe Verrini

#I Luf#Italiana#Folk I Luf

Incontriamo Dario Canossi, fondatore e leader de I Luf, qualche mese dopo l’uscita di Delaltèr, un disco che ha ottenuto numerosi positivi riscontri e confermato la continua grande crescita e il notevole livello qualitativo raggiunto dalla band bresciana.
Ci racconti un po’ di te, come è nata la tua passione per la musica, quando e come hai iniziato a suonare?

La mia passione per la musica è nata molti anni fa quasi per caso, da adolescente. Ho iniziato suonando musica di altri come tutti, la mia grande passione era il cantautorato, da Guccini a De  André, poi il Banco del Mutuo Soccorso, gruppo che mi ha sempre emozionato molto più della PFM. Ho iniziato a suonare la batteria e subito dopo la chitarra, una volta appresi i primi tre accordi  ho scritto la prima canzone. Quando la riascolto mi fa sorridere ma era il mio modo di esprimermi e non ho più smesso. Scrivere e suonare per me è una necessità un po' come respirare.

I Luf sono sulla scena musicale da quindici anni, hanno realizzato una dozzina di album e hanno all’attivo una intensa e regolare attività live con concerti sempre affollati. Come spieghi questo duraturo e direi anche crescente successo?

Beh successo direi che è una parola grossa, siamo degli artigiani della musica, continuiamo a fare il nostro lavoro perché ci divertiamo, non abbiamo necessità di doverci vivere e possiamo decidere in autonomia senza né padre né padroni né padrini. In più siamo un gruppo di amici  che si diverte veramente tanto ed è forse il segreto della nostra longevità. Credo comunque che sia importante aver trovato la nostra strada, ci siamo fatti  guidare non dalla sete di successo ma solo dalla necessità di divertirci e divertire. Il nostro pubblico è gente vera, non virtuale, che ha bisogno di  storie nuove, storie vere. Siamo animali da palco con l'allergia a Youtube.

Cosa ha rappresentato per te Francesco Guccini e la realizzazione di un intero album, I Luf cantano Guccini, del 2012, a lui dedicato?

Guccini è la mia adolescenza, sono i miei anni più belli, i mie vent’anni,  le prime canzoni cantante per gli amici. Abbiamo realizzato un intero album di canzoni sue fondamentalmente per due motivi: il primo per esorcizzare una maledizione, ovvero avere un  timbro di voce molto simile al suo – ho passato gli anni a sentirmi dire “Hai la voce di Guccini” e a rispondere “Peccato che non ho il suo conto in banca”. Fare un album con i suoi brani ha chiuso questa pendenza. Poi c’era un debito di riconoscenza per tutto quello che mi ha insegnato.

Che reazioni ha avuto il grande cantautore?

Dovresti chiederlo a lui, ad oggi non lo so e non lo sappiamo, da lui non abbiamo mai avuto il benché minimo ritorno, onestamente non è che la cosa mi abbia tolto il sonno ma mi ha decisamente molto deluso. Ma qui ritorna quanto detto sopra: i Luf non hanno né padroni né padrini, non sono nel giro giusto della musica che conta.

Ma veniamo al  tuo ultimo disco con I Luf, Delaltèr, un  lavoro che mi è piaciuto molto, uscito in concomitanza con la Giornata Mondiale del Rifugiato. Come mai la scelta di dedicare un lavoro al viaggio e alle migrazioni dei nostri tempi? Quanto tempo hai impiegato a scrivere le canzoni e registrare il disco?

Penso che la domanda vada girata e il problema è come non scrivere un disco su questo tema in questo momento se solo hai un minimo di attenzione e sensibilità. Se guardi il mondo il vero grande tema oggi è la migrazione, la gente che deve avere la libertà di spostarsi, quindi non è perché l’abbiamo scritto ma come avremmo potuto non farlo. 

Per scrivere queste canzoni  ho impiegato più tempo che per ogni altro disco: ci ho messo un paio d’anni, è un disco che mi è costato molta fatica. Invecchiando non ci si accontenta, ogni disco potrebbe essere l’ultimo quindi ho cercato di mettere il meglio, ovviamente nei limiti dei miei limiti. Io ho lavorato molto nella scrittura e con i Lupi abbiamo cercato di cesellare gli arrangiamenti in maniera mai scontata. Insomma abbiamo evitato le scorciatoie.

Realizzate sempre degli ottimi “packaging” dei dischi che pubblicate, c’è sempre una cura ed una  attenzione particolare a questo aspetto.

I nostri dischi sono tutti autoprodotti, pertanto non dobbiamo sottostare assolutamente ai diktat di un'etichetta o di un produttore o di chi ci mette i soldi, che pur di risparmiare qualche euro fa cose brutte. Noi  facciamo quello che vogliamo e noi vogliamo ovviamente il meglio per chi acquisterà i nostri dischi, abbiamo un affetto e un rispetto infinito per chi ci segue e investe dei soldi per avere la nostra musica. Abbiamo la fortuna di poter lavorare con uno dei migliori studi grafici e di produzione italiani, le Zampe Diverse e in particolare con Moreno Pirovano, grandissimo creativo che cura i nostri packaging. E' a lui che dobbiamo queste meravigliose confezioni, questi meravigliosi oggetti. In un momento di musica liquida, in un momento di musica aleatoria, in un momento di musica da scaricare, noi vogliamo dare degli oggetti belli. La bellezza dà un senso alla vita e la rende migliore.

Nel nuovo lavoro ci sono dei brani, penso a Lampecrucis, Ave Maria Migrante e Bare a vela, con testi molto intensi che toccano profondamente l’ascoltatore anche per la drammaticità dei temi trattati, ma non mancano  mai anche l’ironia e l’allegria in brani come la title track Delaltèr e La signora dei lunghi pensieri. Sono le due anime della band ? 

Hai azzeccato. I Luf sono questo: impegno e divertimento, sono dei cialtroni che ti fanno pensare mentre ti diverti, ci piace vedere la gente ballare ma anche pensare. Io credo profondamente che chi oggi ha la possibilità di salire su un palco ha una responsabilità politica e civile, non può far finta di niente, devi dire la tua devi schierarti, devi essere di parte. Senza fare comizi, senza annoiare o ammorbare la serata, ma non può girati dall’altra parte. I Luf da sempre questo fanno: arrivano al cuore, alla testa, ma anche alle gambe.

Come mai la scelta di incidere una canzone  non scritta da I Luf, come Camminando e cantando, un grande e popolare brano brasiliano, un genere di musica apparentemente lontana dal vostro stile?

La scelta è stata abbastanza casuale, ho scoperto questo brano da un video dove Gianmaria Testa con Erri de Luca cantava Camminando e cantando, il brano mi è piaciuto tantissimo, era perfettamente in tema con quello che avrei voluto scrivere nel disco così  l'abbiamo semplicemente “Luffato”.

Avete aggiunto anche un secondo disco con versioni definite “acustiche “ dei brani presenti sul primo disco, quali sono stati i motivi di questa scelta?

Il disco acustico è nato per dare la possibilità di ascoltare i brani in maniera più intima, concentrando l’attenzione più sul contenuto che sui testi. Ma è stata anche una scommessa, per vedere se i brani spogliati dagli arrangiamenti strumentali stessero comunque in piedi. Direi che ha funzionato alla grande.

Il secondo disco si poteva ritirare solo ai concerti live, questa modalità non vi ha creato qualche problema?

Nessun problema, anzi, è stato una modalità molto apprezzata, tutti l'hanno reputata una genialata,  ci ha permesso di entrare in contatto diretto ancora una volta con il nostro pubblico. In un secondo momento chi non ha potuto venire ai concerti e ci ha  richiesto il cd  lo ha avuto direttamente a casa sua. Quindi da uno scherzo ne è nata un'occasione per capire da dove arrivano i nostri fan e con nostro enorme stupore ci sono arrivate richieste del secondo cd dall’Inghilterra, dalla Svizzera, dalla Puglia dalla Calabria e ovviamente dalla Lombardia . Chi ci richiedeva il cd ne approfittava per fare due chiacchiere con noi e questo è bellissimo, altro che fare un clik su iTunes.

Accanto al vostro classico folk-rock e combat-folk, con una ricca e variegata strumentazione, mi sembra di notare disco dopo disco una maggiore attenzione ai testi e alla canzone d’autore, confermi questa mia impressione?

Se lo dici tu non può che essere vero ah ah ah. Come ti dicevo invecchiando si diventa sempre più esigenti, e magari si impara anche a scrivere che dici?

Pensi sia più facile oggi, grazie a Internet e alla musica “liquida” essere ascoltati e trovare un pubblico ancora più ampio?

Penso proprio di no, Internet ti dà un pubblico virtuale che non conta nulla, è liquido anzi aeriforme una sorta di enorme peto. Puoi avere milioni di visualizzazioni e poi fai un concerto e non c’è nessuno. Internet lo uso per fare conoscere quello che facciamo a chi è veramente interessato.  Tramite internet la gente può trovarti ma è sempre più raro che si affezioni a te, noi siamo molto  analogici pur non disdegnando il digitale, ci trovi su Spotify ma abbiamo appena fatto il vinile di Delalter.

Che dischi ti sono piaciuti in questo 2016?

Niccolò Fabi, The Orphan Brigade e poco altro.

Progetti futuri ?

Abbiamo appena festeggiato il nostro 15° compleanno, quindi puntiamo al ventesimo, continuando a divertirci, a ballare e far ballare. I nostri progetti sono molto semplici: salire sul palco e scendere dopo due ore sudati e felici. Forse per fine anno potrebbe esserci uno spettacolo teatrale ci stiamo lavorando chissà. Seguiteci verso un altro altrove e lo scoprirete.

Link:

http://www.iluf.net/

https://www.facebook.com/BrancoDeiLuf/?fref=ts 

Foto di  Alessandro e Veronica Roncaglione e Giuseppe Verrini