Antonio Maggio

interviste

Antonio Maggio Il suo nuovo EP, tra attese, distanze e ritorni

13/05/2023 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Antonio Maggio#Italiana#Canzone d`autore

Il cantautore salentino Antonio Maggio ha pubblicato un nuovo EP e ci parla delle sue nuove canzoni, che si concentrano su temi come sapersi aspettare, amarsi anche con un oceano di mezzo, la disoccupazione che priva della dignita', il suo amore per Lecce. Il suo nuovo lavoro presenta infatti atmosfere piuttosto differenti tra loro, spaziando dall'ironia alla malinconia e al ricordo.
Nuovo EP per il cantautore salentino Antonio Maggio, intitolato M A G G I O (Incipit Records, distribuito da Egea Music, edizioni Maggio Publishing - Neuma Edizioni - Dischi dei Sognatori) con sei pezzi presentati come sei quadri differenti tra loro, sei storie e stati d’animo per mettere in qualche ordine nel proprio tumulto e guardarsi dentro, alla ricerca di un equilibrio.

Si tratta di un disco molto “suonato”, in cui l’artista è accompagnato da fiati e un’intera orchestra di fiati e in cui mostra la versatilità della sua voce eclettica, guidandoci attraverso atmosfere in effetti piuttosto diverse tra loro, tra ironia, intimismo e intensità senza filtri, memorie e malinconie della maturità, quando il passato resta presente con “l’ambizione di “ritornare” “vestito da futuro””.
 
Così Stati d’animo e d’accordo è un pezzo che si muove tra Battisti, Dalla, chitarre folk e un sax jazzato di Marco Postacchini, per narrare una storia gli alti e bassi di una storia, tra accordi e disaccordi; Una formalità, forse il brano migliore del lotto, è una canzone intima e accorata con una splendida linea di piano, archi romantici e chitarre ad aggiungere pennellate calde e parla di ritorni e attese, nella speranza di avere a disposizione un domani: “Il tempo è solo una formalità / per noi che ci siamo aspettati senza andare via / ci ha fatto male ma ora siamo qua, forse potremmo anche tornare”.

Sono simpatico, con un passo agrodolce, tra reggae e tromba, si sofferma sulla condizione di chi, senza un lavoro, rischia di sentirsi “un uomo tra parentesi” e di farsi travolgere da un dolore che gli toglie la dignità e vuole farsi ascoltare.

Malamore, oscillando tra teatro-canzone, swing e cabaret, fiati quasi retrò, contrabbasso, note vocali più acute e piano, ci parla di una caldissima sera d’estate con ottimi giochi di parole e rime e una malinconia di fondo per un amore a distanza, mentre Serenata d’oltreoceano, impreziosita dai ricami del violino folk di Alessandro Quarta, è una canzone d’amore dai ritmi dolceamari, sinuosi e sudamericani, che ci racconta le lacrime “sentite” dall’altra parte dell’Oceano che divide dall’amata. Quarta è uno dei violinisti più apprezzati: nel 2013 la CNN lo ha definito "musical genius" e nel 2018 Montecitorio lo ha riconosciuto "Miglior eccellenza italiana nel mondo" per la sezione musica; ha collaborato con artisti come Lucio Dalla, Ron, Jovanotti, Liza Minelli, Lenny Kravitz, Celine Dion e tanti altri.

Quanto sei bella Lecce infine è una ballata intrisa di un pathos lieve e delicato di archi e piano, che compone “un quadro inestimabile” del suo “museo del cuore”, legando ricordi ed emozioni ad ogni luogo intensamente vissuto e parte della propria vita.

Abbiamo rivolto alcune domande al cantautore sul suo nuovo EP, che potete ascoltare qui sotto.



Mescalina: Quali cantautori e quali artisti in generale senti più vicini a te oggi e hanno influito maggiormente sulla tua formazione? Ad esempio, Malamore fa pensare anche al teatro-canzone, mentre Sono simpatico a tratti ricorda Manu Chao e Stati d’animo e d’accordo fanno venire in mente Dalla e Battisti.

Antonio Maggio: L’ispirazione e quindi la creatività sono la logica conseguenza di un vissuto, nel caso della musica di ascolti fatti e consolidati. Fin da bambino sono stato attratto da un genere ben preciso, quello del cantautorato italiano, dove per cantautore si intendeva un vero e proprio status artistico. Quindi Lucio Dalla, Rino Gaetano, Luigi Tenco, Gino Paoli, Francesco De Gregori, Fabrizio De André o tutto ciò che ci viene in mente alla voce “cantautore”.

Senza soffermarci necessariamente sul passato e guardando al panorama contemporaneo, ammiro tanto Brunori, Niccolò Fabi, Samuele Bersani, Daniele Silvestri.

Mescalina: Sono simpatico, tra il serio, il faceto e l’ironico, affronta anche e soprattutto il tema della disoccupazione, della dignità di chi non può e non dovrebbe essere ignorato e resta “Un sognatore da tempo indeterminato”. Come è nata questa canzone?

Antonio Maggio: Dici bene, Sono simpatico è una di quelle canzoni che rappresentano una sorta di responsabilità per un cantautore, vale a dire quella di dare attraverso il proprio punto di vista uno spunto di riflessione all’ascoltatore. Affronto, appunto, un tema purtroppo sempre attuale: a parlare in prima persona è un disoccupato. È un argomento di cui si parla oramai sempre meno, come se lo si volesse ignorare, o comunque perché fa comodo fingere che non esista; ho come l’impressione che, ciclicamente, ci siano degli argomenti che vanno di moda: questo non è sicuramente il momento in cui si parla tanto di disoccupazione e ciò non mi piace, perché la mancanza di lavoro umilia uomini e donne. 

Questa canzone nasce dalla strada, con chitarre acustiche portanti tipiche dei musicisti popolari, che innescano un ritmo continuo più per necessità che per passione, esattamente come la necessità che ha ogni essere umano di nutrire la propria dignità attraverso il lavoro. Una delle cose che mi emoziona di più in questa canzone è l’assolo di tromba nella parte finale, che sta a simboleggiare una sorta di grido d’aiuto e di speranza, una richiesta di attenzione per poter dire “Ci sono anch’io”.

Mescalina: Quanto sei bella Lecce è una canzone d’amore per la città, con la sua topografia sentimentale. Hai “imparato” con il tempo a sentire la mancanza della tua terra, quando sei lontano, o hai avuto sempre lo stesso rapporto con Lecce e il Salento?

Antonio Maggio: Questa canzone è una vera e propria dichiarazione d’amore alla mia terra e, in particolare, alla mia città del cuore. A Lecce ho trascorso i miei momenti più belli, quelli della spensieratezza giovanile, del liceo e dell’Università. È come se avessi aperto il mio scrigno dei ricordi, mettendoli in musica. Ovviamente chi vive a Lecce o ci ha vissuto anche solo per un breve periodo, ha la possibilità di mettere meglio a fuoco le immagini della canzone e quindi di emozionarsi in maniera istintiva; chi ancora non la conosce, invece, deve andarci di corsa e farsi abbracciare dalla bellezza di questa città.

Devo dire che ho sempre avuto un rapporto piuttosto simbiotico con il Salento in generale, ma ovviamente adesso che vivo lontano la mancanza si fa sentire. E infatti ci torno appena posso.

Mescalina: A proposito di distanze…Serenata d’oltreoceano parla di un amore diviso dall’oceano: come è nata questa canzone?

Antonio Maggio: Serenata d’oltreoceano è una sensuale storia d’insopportabile lontananza; una serenata, che non viene però suonata sotto la finestra dell’amata: l’immagine che ho fantasticato è infatti quella di lui che la suona e la canta da una riva dell’oceano, con la consapevolezza che il mare, con le sue onde, possa rivelarsi suo alleato e spingere dunque il suo canto d’amore fino all’altra parte del mondo, dove ad attenderlo, alla riva opposta, ci sarà lei. In questa storia c’è però un epilogo a sorpresa alquanto drammatico, perché lui, straziato dalla lontananza, decide di raggiungere la sua amata a nuoto, attraversando e sfidando invano l’oceano.

In questa canzone c’è anche l’unico feat. dell’album, con Alessandro Quarta, musicista di fama internazionale che non ha certo bisogno di presentazioni (salentino anche lui), che con il suo violino ha reso decisamente magica questa serenata.



Mescalina: Per quanto riguarda invece la bellissima Una formalità, il tempo mette alla prova l’amore, ma quello vero resiste anche ai distacchi e alle attese?

Antonio Maggio: Assolutamente sì. Questa canzone racconta proprio questo, il ricordo che si trasforma in ritorno. Quasi un concetto vendittiano, quello dei giri immensi che poi ritornano. In realtà, quello che vorrei passasse come messaggio di Una formalità è di imparare ad aspettarsi, una pratica che dovremmo fare tutti quotidianamente, senza volere e pretendere tutto subito in maniera spasmodica.

Mescalina: La carriera di ogni artista è costellata di successi, di “sì”, e di “no”. Ti è mai capitato di sentirti “sottovalutato”? Forse con un percorso un po’ meno accidentato avresti potuto regalarci più dischi in questi anni, tra l’altro…

Antonio Maggio: Il rapporto con la musica è correlato al rapporto che si ha con sé stessi. Credo molto nel valore, che prescinde dai “sì” o dai “no” degli altri, che mi interessano relativamente. Mi piace prendermi i miei tempi, chiudermi in me stesso, viaggiare, conoscere, prescindere da mode o “doveri”. Sono molto libero in questo senso.

Poi credo sia normale che, nell’arco di una carriera, ci siano sempre e per tutti dei momenti in cui ti esaltano e altri in cui ti sottovalutano, fa parte del gioco. L’importante è prendere sempre il buono delle cose, anche dai momenti più difficili, perché sono quelli che fortificano e si trasformano in esperienza.

Mescalina: Come pensi sia cambiato il mondo della musica italiana dai tuoi esordi? I social ad es. sono diventati sempre più importanti per gli artisti, ma, tra la chiusura di vari locali anche a causa della crisi economica post-pandemia e il proliferare di singoli, potrebbe esserci meno attenzione oggi a progetti di un certo spessore? Oppure le vetrine e le occasioni ti sembrano aumentate?

Antonio Maggio: In questi miei primi dieci anni di carriera sono cambiate molte cose nel mondo della musica. Rispetto a prima, noto molta più superficialità e omologazione in giro, con il rischio concreto di ascoltare sempre più copie di qualcos’altro, seguendo in maniera ripetitiva un lo schema del momento, ciò che va di più. Viviamo nell’epoca della musica “mordi e fuggi”, in cui c’è una proliferazione digitale costante di nuove canzoni in uscita, decretando la saturazione del mercato musicale e un po' la sua vitalità. È come se ad una persona sazia, con la pancia piena e che ha appena finito di mangiare, continuassi a dare del cibo. È inevitabile che, così facendo, il fattore artistico e l’estro perdano sempre più valore, a discapito di una parte creativa originale. Così anche lo spessore, che devi andarlo invece a ricercare: perché, se è vero che è poco visibile, è pur vero che c’è.

Mescalina: Un sogno musicale che ti piacerebbe realizzare (una collaborazione, un concerto in un luogo speciale…).

Antonio Maggio: Ho ancora tanti desideri musicali da realizzare, ma il primo in assoluto è quello di portare questo disco in tour tra la gente, non vedo l’ora.
Collaborazioni ne vorrei realizzare diverse, ma preferisco farle anziché dirle, anche perché non porta mai bene dire qualcosa prima di farlo.

Mescalina: Il tuo nuovo EP in tre parole o aggettivi.

Antonio Maggio: Ti dico come non è. 
È un disco non concettuale, non dispersivo e non convenzionale.

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