Riccardo Tesi

interviste

Riccardo Tesi

11/11/2003 di Christian Verzeletti

#Riccardo Tesi

Riccardo Tesi è un musicista “totale”, compositore e strumentista, interprete e ricercatore, un Bruce Chatwin della musica mediterranea. “Le vie dei canti” lo hanno portato a suonare con Ivano Fossati e Fabrizio De Andrè, a dirigere festivals, a comporre per un’orchestra di ottanta elementi, a collaborare con jazzisti come Gianluigi Trovesi ed Elena Ledda, solo per citare alcune delle sue “tappe”. Lo abbiamo colto in uno dei rari momenti di libertà per parlare del suo ultimo viaggio, “Acqua, foco e vento”, svoltosi nella terra che è sua più di ogni altra: la Toscana.
  
    Interviste:

                        Riccardo Tesi
Riccardo Tesi è un musicista “totale”, compositore e strumentista, interprete e ricercatore, un Bruce Chatwin della musica mediterranea. “Le vie dei canti” lo hanno portato a suonare con Ivano Fossati e Fabrizio De Andrè, a dirigere festivals, a comporre per un’orchestra di ottanta elementi, a collaborare con jazzisti come Gianluigi Trovesi ed Elena Ledda, solo per citare alcune delle sue “tappe”. Lo abbiamo colto in uno dei rari momenti di libertà per parlare del suo ultimo viaggio, “Acqua, foco e vento”, svoltosi nella terra che è sua più di ogni altra: la Toscana.
Mescalina: “Acqua, foco e vento” è tra i dischi consigliati da Mescalina: ci ha colpito per il suo essere così specifico a livello culturale …
Riccardo Tesi: “Acqua Foco e Vento” è un lavoro che nasce su commissione dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Pistoia e realizzato con l’aiuto della Comunità Europea e della Regione Toscana. Questo spiega la “specificità” del progetto.
Però c’è anche una ragione artistica per cui ho accettato di realizzarlo, i miei inizi musicali, e anche di Maurizio Geri, che ha firmato con me gli arrangiamenti, sono legati alla figura di Caterina Bueno, la più grande interprete di musica tradizionale toscana, quindi è un repertorio che fa parte del mio DNA.
Il mio percorso musicale mi ha poi portato altrove e soprattutto sono passato dal ruolo di interprete a quello di compositore. Negli ultimi anni, con il progetto Banditaliana composto da artisti toscani, avevamo ripreso un paio di tradizionali e con Maurizio Geri ci eravamo detti che sarebbe stato interessante dedicare un lavoro monografico alla nostra tradizione. Con queste premesse si capisce che la proposta è arrivata al momento giusto e sono molto felice di averla realizzata.

Mescalina: L’album è “ambientato” nella Toscana minore, ovvero nella zona di Pistoia, ma anche del senese, del grossetano e della Corsica: la vostra scelta è caduta su luoghi e culture “minori” quasi a volerne salvare la memoria …
Riccardo Tesi: La memoria è una parte importante, conoscere da dove si proviene chiarisce meglio il dove si vuole andare. Normalmente, quelli della mia generazione, hanno un atteggiamento di rimozione del passato, tesi ad uniformarsi a stili e strutture angloamericane sicuramente più alla moda. Per me è importantissima l’originalità e sono sicuro che, paradossalmente , sia più esotico per noi un canto dei carbonari che non un rock & roll. Inoltre partendo dalla nostra storia saremo sicuramente più personali che non scimmiottando stili e modi lontani dalla nostra cultura. “Se vuoi essere universale parla del tuo villaggio”.
Chiaramente questo è il mio pensiero ed il mio percorso che non garantisce da solo risultati artistici “alti” e non esclude che si possano raggiungere ottimi risultati partendo invece dal reggae o dal blues, è solo la mia storia ed il mio credo “estetico”.

Mescalina: È stata compiuta una ricerca a livello musicale, strumentale, storico e sociale. Come è nata l’idea e come siete riusciti a sviluppare il progetto?
Riccardo Tesi: L’idea originale è di Manuela Geri dell’Ufficio Cultura della Provincia di Pistoia.
Le ricerche sono state fatte da altri (Sergio Gargini ed il Collettivo Folcloristico Montano, Sergio Landini, Maurizio Ferretti, Franco Pacini , Alessandro Fornari, Caterina Bueno ecc) e noi abbiamo attinto a fonti sonore ma anche a trascrizioni, racconti, saggi. Spesso le idee sono nate da materiale non musicale.

Mescalina: Come vi siete regolati per la scelta dei brani? E dove (fisicamente) li avete recuperati?
Riccardo Tesi: La scelta è stata operata con più criteri: innanzitutto le cose che più ci hanno emozionato e stimolato da un punto di vista musicale; secondo, brani che raccontassero l’insieme della cultura di una comunità come quella della montagna pistoiese, quindi canti di lavoro, filastrocche, canti sulla condizione femminile, ballate, ottave rime ecc; terzo, abbiamo scelto di portare alla luce materiale ancora sconosciuto, salvo l’omaggio a Caterina Bueno e Dodi Moscati.

Mescalina: Lo stesso tipo di lavoro mi sembra che sia stato compiuto sul canto e sul linguaggio: penso alle canzoni cumulative, alle filastrocche che avete reintepretato conservando la forza vitale di una lingua che era espressione comunitaria … quanto c’è di moderno in questo disco?
Riccardo Tesi: Direi principalmente l’atteggiamento nei confronti del materiale originale. Avessimo fatto questo lavoro negli anni settanta il risultato sarebbe stato sicuramente più rigoroso, perché all’epoca c’era una confusione tra il ruolo dell’interprete e quello dell’etnomusicologo.
Adesso i tempi sono cambiati e noi fin dall’inizio abbiamo avuto ben chiaro in testa che volevamo fare un disco d’autore e non un disco di musica tradizionale. Se voglio ascoltare musica tradizionale metto su un disco di registrazioni originali, con i veri portatori della tradizione; noi siamo musicisti urbani per nascita e sarebbe inutile nonché mistificante giocare a fare i pastori o i contadini, magari suonando anche in costume.
C’è un uso creativo della musica tradizionale che è l’essenza di questo lavoro: là dove facciamo un rap con le filastrocche o trasformiamo un’ottava rima in una canzone con tanto di ritornello o diamo un andamento sudamericaneggiante a dei rispetti, sappiamo bene di tradire la tradizione, ma è un modo, il nostro modo, di recuperare la nostra memoria ed andare avanti.
Con Maurizio abbiamo arrangiato i canti tradizionali come se fossero canzoni nostre, però credo che allo stesso tempo lo stile e l’essenza della tradizione sia rispettato perché per esempio la vocalità, l’emissione di Maurizio sono proprio toscane .
Insomma credo che in questo tipo di operazioni la difficoltà sia nel raggiungere un buon equilibrio fra quello che sono gli elementi stilistici portanti di un sistema musicale e la personalità dell’artista.

Mescalina: Penso in particolare a “Tonito Romito”, che ha una forma rap …
Riccardo Tesi: Per noi è venuto spontaneo sottolineare l’aspetto ritmico delle filastrocche e, se ci è venuto in mente il rap, è perché siamo musicisti di oggi e quel linguaggio ci appartiene in qualche modo. Non possiamo vivere sotto vetro, siamo permeabili a tutte le tendenze musicali di oggi. Anche nella tradizione è così: le migrazioni, gli incontri fra culture danno vita a nuovi ibridi che poi a loro volta diventano tradizioni, pensiamo al blues, al jazz o al tango.
Quindi in realtà non abbiamo fatto niente di così rivoluzionario, ma semplicemente suonato queste cose con una sensibilità attuale, siamo semplicemente stati noi stessi.

Mescalina: Importante è l’uso che avete fatto delle voci e dei cori …
Riccardo Tesi: Questo è un disco tutto cantato perché non esiste in Toscana una tradizione strumentale importante. La polifonia è venuta fuori perché avevamo a disposizione delle splendide voci e queste erano una possibilità in più per la varietà degli arrangiamenti. L’unica polifonia però tipicamente toscana è il bei.









Mescalina: Sarei proprio curioso di sapere in cosa consiste e da dove proviene questa tecnica del “bei” …
Riccardo Tesi: E’ una tradizione polifonica che sopravvive ancora sul Monte Amiata, in provincia di Grosseto, ed è ben rappresentata dal gruppo I Cardellini dell’Amiata, sicuramente i più autentici depositari ed interpreti di questo stile.
Per certi versi è assimilabile, per la funzione, al Trallallero genovese o ai canti a tenores sardi; si tratta di una tecnica vocale in cui le voci di accompagnamento sostituiscono gli strumenti usando in questo caso la tecnica dello yodel che ricorda certi cori delle Alpi.

Mescalina: Ma queste forme e queste canzoni sono ancore vive nella campagna toscana?
Riccardo Tesi: In pratica direi di no, anche se alcune tradizioni come l’ottava rima rimangono abbastanza in uso, si trovano ancora buoni interpreti. Per il resto invece è una tradizione che resta ancora nella memoria, ma se ne è perso l’uso.

Mescalina: Il vostro è un lavoro di memoria, ma anche di denuncia sociale: canti di protesta, di lavoro, sulla condizione della donna, sull’emigrazione …
Riccardo Tesi: La cultura popolare ha varie sfaccettature, alcune molto poetiche, altre invece più marcatamente sociali: volevamo rendere uno spaccato il più ampio possibile, anche se lungi dall’essere esaustivo, di quello che esprime una comunità. I temi però, a parte alcune specificità locali, sono comunque universali e comuni a tutte le tradizioni.
Nel disco abbiamo citato una frase di Ivano Fossati “Alzati che sta passando la canzone popolare, se c’è qualcosa da dire ancora, se c’è qualcosa da imparare ancora, se c’è qualcosa da cantare ancora ce lo dirà”, tratta dalla “Canzone Popolare”, che a nostro avviso spiega bene la capacità che la musica popolare ha di essere sempre attuale . Proprio per il fatto di trattare tematiche universali, archetipiche dell’uomo, la canzone popolare saprà parlare sempre al cuore della gente ed è per questo che attraversa i secoli e sopravvive ai cambiamenti delle società, pur trasformandosi talvolta nella sua forma esteriore.

Mescalina: Nel booklet del cd c’è anche una citazione di Bruce Chatwin: “Nel tempo del sogno, il paese non era esistito finchè gli antenati non lo avevano cantato”: la musica quindi come mezzo vitale e popolare, per comunicare e rendere gli uomini attenti e partecipi della realtà …
Riccardo Tesi: Cantare è un bisogno primario dell’uomo, in ogni cultura si è sempre cantato. Quello che ci auguriamo è che queste canzoni, in questa veste o in un’altra, vengano cantate di nuovo, perché sono nell’aria ed attendono solo questo.

Mescalina: Hai ricevuto riconoscimenti importanti nel corso della tua carriera, ma non godi dell’attenzione che meriteresti … quella è oggi veicolata dai media e dal mercato …
Riccardo Tesi: In realtà io vivo una dimensione molto piacevole e di privilegio, perché faccio un lavoro che adoro, vivo di questo, sono riconosciuto ed apprezzato in un circuito, che non è enorme, ma neanche così piccolo come si è soliti pensare, realizzo i miei progetti esattamente come li penso e senza compromessi, posso uscire di casa ed essere una persona normalissima.
Quando si sceglie di fare un certo tipo di musica, si accetta anche il fatto di non essere alla moda, ma per me questo non è importante, sono troppo concentrato sulla qualità della musica. Certo, che anche noi abbiamo bisogno di vendere dischi, avere pubblico ai concerti ecc., ma per il momento va bene. Esiste anche un pubblico intelligente, che ama le cose di qualità, che pensa; questo è il pubblico che mi interessa, non è enorme, ma di grande qualità e soprattutto fedele.
La stampa specializzata ci sostiene, i programmi culturali ci programmano, a me questo è sufficiente, anche perché il nostro mercato è si di nicchia, ma su scala mondiale. In virtù della nostra specificità siamo facilmente esportabili e vendiamo e suoniamo in tutto il mondo. Questo difficilmente succede nella musica leggera.

Mescalina: Hai anche collaborato con nomi illustri della canzone d’autore come Fossati, De Andrè, Gaber …
Riccardo Tesi: Queste sono alcune delle grandi soddisfazioni che la vita mi ha regalato, insieme a quelle di aver incontrato musicisti sicuramente meno famosi, ma non meno bravi, ognuno nel suo specifico: jazzisti come G.Trovesi o G.Mirabassi, artisti come Justin Vali del Madagascar o Elena Ledda della Sardegna e tantissimi altri.

Mescalina: Ci racconti qualcosa delle tue collaborazioni “cantautorali”?
Riccardo Tesi: Con i cantautori le esperienze sicuramente più importanti sono con Ivano Fossati, con il quale ho suonato qualche volta ospite anche dal vivo e che reputo il numero uno in questo momento. Poi con G.Testa , che scrive dei testi bellissimi ed è una bella persona a cui sono legato anche da un rapporto di amicizia. Con Carlo Muratori, che forse è il meno conosciuto, ma che trovo fra i più originali e personali in Italia, tanto è vero che abbiamo scritto diverse cose assieme. Ed infine lo smisurato Fabrizio De Andrè, che ho conosciuto solo in occasione della registrazione di “Anime Salve”, ma che ha marcato la mia adolescenza. Faccio parte della generazione che è cresciuta suonando alla chitarra le sue canzoni intorno al falò (insieme a quelle di Guccini).
Suonare con al di là del vetro l’autore di “Creuza de Ma” è stato come realizzare un sogno, un’emozione fortissima che non dimenticherò mai. L’album poi è stupendo!!

Mescalina: È interessante poi il tuo percorso, che ti ha portato verso altre musiche, dalla classica, al jazz, al liscio …
Riccardo Tesi: Sono un musicista curioso e amante del rischio, sono stimolato dagli incontri e dalle collaborazioni che mi obbligano ad andare avanti, a scoprire nuove cose, aspetti e pensieri musicali diversi.
Odio rimanere fermo in una posizione o ripetere all’infinito un’esperienza, anche se poi in pratica mi piacciono molto anche le collaborazioni che durano nel tempo: suono da 18 anni con Patrick Vaillant, grande mandolinista di Nizza e soprattutto grande mente musicale. Con Banditaliana siamo insieme da 12 anni, ma il gruppo si evolve continuamente ospitando i musicisti più svariati.

Mescalina: Non trovi che questo disco possa essere come un ritorno per te? Quello che voglio dire è che, dopo aver viaggiato verso altre musiche e altre terre, sei tornato alla tua Toscana …
Riccardo Tesi: Sì, in qualche modo è un ritorno alle origini che sono felice di aver realizzato, mi ha molto arricchito e rinsaldato le mie radici, era una cosa che sentivo di dover fare anche per ritrovarmi, ma adesso ho già le valigie pronte per altre avventure.

Mescalina: In Italia ho l’impressione che qualunque genere e forma d’arte popolare sia sottovalutata … quando operazioni simili a quella di “Acqua, foco e vento” vengono compiute all’estero, le ammiriamo con titoli e nomi altisonanti (world music, musica etnica, folk, roots), qua invece rimangono circoscritte …
Riccardo Tesi: Non sono sicuro di questo anche perché all’estero sono andato molto ed ho ridimensionato le mie fantasie; in realtà, a parte la Francia che ha una politica culturale veramente all’avanguardia, il resto assomiglia all’Italia.
E poi “Acqua Foco e Vento” è uno spettacolo che ha già avuto, in Toscana, un notevole successo: non va poi così male se pensiamo alla situazione nazionale della cultura!!

Mescalina: Anche con la Banditaliana hai avuto ottimi risultati: a quando un nuovo disco?
Riccardo Tesi: Banditaliana è una scommessa vinta: quando abbiamo cominciato io avevo deciso di andare in fondo alle mie idee musicali, gli altri musicisti del gruppo erano all’epoca degli emeriti sconosciuti anche se io li consideravo molto bravi. Ho faticato molto per imporre questo progetto agli organizzatori, ma ci credevo, avevo molta fiducia nell’energia e nella qualità di questa band.
Adesso dopo anni di concerti e di tournee in tutta Europa e Canada, 30000 dischi venduti e la partecipazione ai più importanti festivals internazionali, finalmente siamo riconosciuti come una band importante.
Per il momento però non è previsto un nuovo lavoro, perché voglio concentrarmi su un mio nuovo disco al quale parteciperà anche Banditaliana, ma che ospiterà tutta una serie di musicisti con cui ho voglia di lavorare da molto tempo. Subito dopo credo faremo il nuovo di Banditaliana.

Mescalina: Nella tua musica ci sono molti profumi mediterranei … immagino che i tuoi ascolti “viaggino” molto …
Riccardo Tesi: Sì, ascolto di tutto e mi piacciono artisti di latitudini e stili molto diverse. Per iniziare dai cantautori direi Paul Simon (tutto), Chico Cesar (tutto), Nick Drake, Caetano Veloso e tra gli italiani, a parte i sopracitati, Vinicio Capossela e Avion Travel.
Per il jazz Surman, Garbarek, Shakti, ma soprattutto in questo momento Garcia-Fons, un contrabbassista francese straordinario che scrive e suona in maniera meravigliosa.
Ho molto apprezzato per le idee Gotan Project. Ho tutti i dischi di Dino Saluzzi e sono un suo grande ammiratore, come mi piace Galliano o Antonello Salis.
Sono numerosi gli artisti che seguo o i dischi che mi piacciono, la lista sarebbe lunghissima e ingenerosa per tutti quelli che dimentico per cui mi fermo qui.

Mescalina: Ti ringrazio per la tua pazienza e per aver esaurito le nostre domande.
Riccardo Tesi: Grazie a te, è stato un piacere !