Davide Van De Sfroos

interviste

Davide Van De Sfroos El picador

11/02/2008 di Maurizio Pratelli

#Davide Van De Sfroos#Italiana#Folk

      
  El picador
      Intervista DAVIDE VAN DE SFROOS

Picchia ancora la musica di Davide Van De Sfroos. Come uno scarpone su un vecchio ponte di legno, come il martello di un minatore, come un'onda del lago. Ma soprattutto come il cuore di in uomo che sa ascoltare. I quindici nuovi colpi di "Pica!", forse troppi, hanno però ancora la forza di sorprendere per due semplici motivi: l'infinita capacità lirica, pur ispirandosi sempre ai suoi amati territori, e la continua ricerca di nuovi suoni, pur rimanendo legato in modo indissolubile alla tradizione americana.


Mescalina: "40 pass", una delle canzoni più belle del disco, è la tua prima vera ballata pianistica.
Davide Van De Sfroos: Sì, anche se in realtà era nata alla chitarra. Poi in studio sono stato folgorato dal pianoforte e abbiamo provato a farla così e mi è subito piaciuta molto. È un po' un omaggio alla canzone milanese di Gaber, Svampa e Jannacci. Poi, per certi versi, può ricordare anche Jackson Browne.

Mescalina: In questa canzone si parla del Duomo di Milano, una chiesa troppo grande per i suoi protagonisti di provincia. Un po' come il Forum di Assago che ti aspetta in aprile?
Davide Van De Sfroos: Proprio così. Ma non è la dimensione che spaventa, alla fine quel che conta è la sostanza delle canzoni, non per quante persone le canti. Per me è un grande traguardo, una sorta di raduno corale, un'occasione per ritrovarsi tutti insieme a festeggiare questo disco.

Mescalina: E sempre in questa canzone c'è ancora Bob Marley, non lo dimentichi proprio mai.
Davide Van De Sfroos: Assolutamente mai. Questa volta per lui c'è una preghiera. È una questione di affetto e le persone a cui vuoi bene, vengono sempre fuori. Come Giorgio Gaber, Fabrizio de André o Tom Waits.

Mescalina: In questo album ci sono molti suoni anni '70, basta ascoltare l'hammond in "Furestee".
Davide Van De Sfroos: Sì, la grossa novità sono proprio i suoni. Alessandro Gioia ha fatto un lavoro enorme, è stato geniale nel capire cosa volevo. Ha rispettato in modo filologico il sound che avevo in mente.

Mescalina: Il violino invece è spesso in secondo piano.
Davide Van De Sfroos: Però Angapiemage ha lavorato lo stesso moltissimo per questo disco, con le sue preziose sfumature al violino e soprattutto con gli arrangiamenti di brani come "Il cavaliere senza morte".

Mescalina: "New Orleans" è una folk song che ha radici profonde nelle radici musicali americane, come buona parte di questo lavoro.
Davide Van De Sfroos: È lo specchio di tutto il disco, per gli strumenti utilizzati e per i loro dosaggi. È anche la canzone più intensa, una sorta di manifesto.

Mescalina: "La terza onda" è invece la canzone che sembra, più di altre, unire questo lavoro al precedente "Akuaduulza".

Davide Van De Sfroos: Soprattutto è quella con il testo più difficile con la sua filosofia dell'onda che sale e scende. Come la vita. Ma è la terza onda che poi ti tiene vivo, quella che ti offre una nuova possibilità. Questo brano, che abbiamo deciso di usare come singolo, è dedicato a Vito Trombetta e al suo poema "Nauta" a cui mi sono ispirato per il ritmo delle onde che si muovono da una sponda all'altra. Come lui che è di Torno, ma vive a Laglio.

Mescalina: E certamente non potevi dimenticare Guido Abbate, con banjo e dobro ad accompagnarlo al posto del rombo dei motori.

Davide Van De Sfroos: Un brano crepuscolare per l'ultimo pioniere del Lago di Como, lui che non riusciva proprio a rassegnarsi alla plastica, per lui le barche erano solo di legno.




Mescalina:
"Minatore di Frontale" è invece uno dei pezzi più intensi.
Davide Van De Sfroos: È il simbolo di "Pica!", del suo scavare, del picchiare, non solo con gli strumenti ma anche con la forza del cuore.

Mescalina: Quanto i diversi chitarristi che hai usato nei dischi hanno influenzato le canzoni?
Davide Van De Sfroos: Io penso che abbiano seguito il flusso sonoro che era già pronto, scavato come il letto di un fiume. Hanno cavalcato l'onda con gran mestiere.

Mescalina: Dopo cinque album elettrici possiamo aspettarcene uno più intimo, per intenderci uno acustico alla Johnny Cash con Rick Rubin?
Davide Van De Sfroos: È un qualcosa che è pronto a esplodere, che potrebbe accadere in qualsiasi momento. Ci penso da tempo.

Mescalina: Quanto sei contento di questo disco?
Davide Van De Sfroos: Dalla copertina all'ultima nota è tutto esattamente come lo volevo, sono molto sereno. Lo abbiamo fatto senza fretta, con i tempi giusti. Sia io che Alessandro abbiamo perso recentemente i nostri papà e c'è stata molta emozione. Non ne siamo stati condizionati perchè tante canzoni sono nate prima, ma è dedicato a loro.

Mescalina: Alla fine quale canzone ti ha soddisfatto di più?
Davide Van De Sfroos: Le canzoni son tutte come figli, però non posso negare di essere molto contento di come sia venuta "New Orleans". Poi mi piace molto "Retha Mazur" per il lavoro di Anga e anche "El puunt" per il suo tiro.

Mescalina: Come sarà il concerto di Milano e come si è inserito Francesco Piu dopo Marco Fecchio e Jamie Dolce?
Davide Van De Sfroos: Al concerto ci stiamo ancora lavorando, ma ci saranno molte sorprese. Francesco è un miracolo italiano, è giovane e lui ha tutti i suoni di cui ho bisogno. Si adatta a tutto, ha mille colori nei suoi strumenti. È stata una scelta voluta, non causale.

Mescalina: A questo punto viene da chiedersi chi sarebbe De Sfroos senza il suo lago.
Davide Van De Sfroos: È curioso, ma proprio in questi giorni, dopo averci scavato per anni ed essermi illuso di averlo capito, mi sono accorto che è stato il lago a scavare dentro di me. E quindi mi è quasi venuto da chiedermi cosa sarebbe il lago senza di me.

Mescalina: Forse non avrebbe tutte queste canzoni …
Davide Van De Sfroos: Forse sì, battute a parte però non saprei. Magari avrei fatto altro o forse il lago mi ha solo tirato fuori qualcosa che già c'era.

Mescalina: Ma senza le sue onde e le sue ombre che ti inseguono non sopravvivi …
Davide Van De Sfroos: Sì, perchè è facile girare il mondo sapendo che quella è casa tua.