Gianni Riotta

Gianni Riotta Principe delle nuvole


1997 Narrativa Italiana

di Paolo Massa
La generazione del boom economico fu la prima, nell’Italia dilaniata dalle guerre mondiali di inizio secolo, a provare l’ebbrezza di vivere in “pace”, senza fortunatamente assaporare i morsi della fame (e non solo) che un conflitto armato avrebbe potuto infliggere alle sue incolpevoli vittime. Dal 1945 in poi, tutti poterono dedicarsi anima e corpo a vivere, e non più ad uccidere per sopravvivere, come avvenne durante la breve ma sanguinosa parabola della guerra civile italiana, combattuta a suon di morti ammazzati dalla Resistenza e dai Repubblichini di Salò, ultimi seguaci del duce Benito Mussolini. Leggendo il romanzo di Gianni Riotta, “Principe delle nuvole”, la consapevolezza di appartenere ad una generazione fortunata diventa ancor più tangibile, alla luce delle sofferte vicende che vedono protagonisti i personaggi della storia: da Carlo Terzo, vecchio colonnello in pensione e grande studioso di strategia militare, ai due giovani fidanzatini, Fiore Mastema e Salvatore Dragonara, simboli di una gioventù che vuole liberarsi dalle strette cinghie del passato per vivere senza riserve la vita che gli spetta. Per il colonnello Terzo, ormai in pensione dopo anni e anni in attesa di partecipare ad una guerra vera (e non più, idealmente, ad una guerra del passato per studiarne le strategie militari), è possibile apprendere dai grandi conflitti della Storia la giusta via per essere vittoriosi anche nella vita, in amore e nel dolore. E il progetto di redigere un manuale che potesse dare una risposta all’enigma che lo attanaglia da sempre (“la guerra è follia oppure ragione?”), sembra essere lo scopo ultimo della sua vita di uomo e di soldato. Un enigma che lo tormenterà sin dalle prime, palpitanti pagine del romanzo, quando a pochi mesi dall’entrata in guerra dell’Italia al fianco di Hitler, in compagnia del tenente Amedeo Campari discute di strategie militari e di Storia, di vita e di morte, di follia e di ragione, sulle dolci rive di una spiaggia maremmana. E sfogliando tra le mani una lettera che Arthur Wellesley, duca di Wellington, scrisse a Lady Shelley poco dopo aver sconfitto a Waterloo, il 18 giugno 1815, l’imperatore Napoleone, Carlo Terzo, rivolto al giovane Amedeo Campari, legge: “…con l’eccezione di una battaglia perduta, la più grande disgrazia che possa capitare agli uomini è una battaglia vinta…”. Ecco dunque l’assunto centrale del bel romanzo di Riotta, abile narratore al pari delle sue indiscusse qualità di giornalista; ecco l’amara verità che sembra essere scritta per i nostri comuni destini di esseri mortali: la guerra non potrà mai portare la pace. Anche se, a volte, le minuziose descrizioni di battaglie del passato rendono un po’ardua la lettura, nel complesso “Principe delle nuvole” ci commuove, facendoci palpitare (come ogni buon romanzo cerca di fare) per la sorte, spesso avversa, dei personaggi, vividi al punto giusto da farci sentire parte in causa dell’intreccio narrativo di questa vicenda colma di Storia e vita vissuta, ambientata in una Sicilia scossa dagli scontri tra padroni e contadini, dove una “guerra”, seppur tutta particolare, non mancherà di mettere a dura prova i destini del colonnello Carlo Terzo, della dolcissima Fiore Mastema e del giovane poeta Salvatore Dragonara, il “Principe delle nuvole” del titolo. “Come il gabbiano, principe delle nuvole, è il poeta, che avvezzo alla tempesta, si ride dell’arciere; esiliato sulla terra, fra scherni, camminare non può, per le sue ali da gigante”, direbbe Baudelaire.