Francesco Ongaro

Francesco Ongaro L’uomo che cambiò i cieli


2007, Cairo Editore Letteratura

di Alessandro
“L’uomo che cambiò i cieli” è l’esordio ufficiale di Francesco Ongaro, che già aveva pubblicato in passato con case editrici minori.
Anni passati a limare la scrittura hanno dato il frutto e portato questo autore ad uscire al livello che gli compete attraverso la Cairo Editore. Per chi non lo conoscesse questo testo è l’occasione per scoprire un vero scrittore, che sarebbe fuorviante chiamare “giovane”.
Al di là dell’importanza a livello editoriale il romanzo ha un valore intrinseco che sancisce la maturazione di Ongaro: qua la ricerca storica trova il suo equilibrio con la struttura narrativa e con la tensione delle vicende.
“L’uomo che cambiò i cieli” è un libro che affascina, che si legge senza intoppi, ma che contiene anche una mole di significati e retroscena non indifferenti: dietro alla trama che ruota attorno alla figura di Jep, giullare ed assistente dell’astronomo danese Tycho Brahe (1546–1601), si cela un’epoca in cui la ricerca scientifica ancora lottava con la visione umana e religiosa del mondo.
Dopo aver costruito Uraniborg, un centro di ricerca all’avanguardia anche per il valore architettonico-filosofico, realizzato nell’isola di Hven grazie all’appoggio di Re Federico II, Brahe cominciò a cadere in rovina complice una serie di mutamenti che spostarono i moti del destino a favore dei ben più noti Keplero e Galileo.
Ongaro però non è scrittore di denuncia né tantomeno di scandalo e difatti il suo è un romanzo storico che mirando alla vastità all’epoca inesplorata della volta celeste riflette sulla complessità della mente e della vita umana.
È esemplare ed approfondito il lavoro di ricostruzione, ma soprattutto la caratterizzazione psicologica dei personaggi, in primis il protagonista Jep, una sorta di fool shakesperiano dotato di poteri paranormali: sua è la voce fuori campo (quasi un marchio di fabbrica per Ongaro) che osserva e medita astraendo la realtà come se la guardasse attraverso la lente di un periscopio.
Nell’arco di trecento pagine ogni comparsa è dotata di una passione scientifica e di corrispettive doti o limiti umani: sete di conoscenza e capacità intellettiva sono vive e incidono nel testo così come amore e invidia.
“L’uomo che cambiò i cieli” è una lettura consigliata non solo agli amanti del genere storico. Qua c’è molto da scoprire e non serve essere degli esperti di astronomia per entrare in un mondo in cui le scoperte avevano una valenza fisica, nel senso più ampio ed umano del termine.


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