Vito Vita

Vito Vita Musica solida. Storia dell`industria del vinile in Italia


Miraggi Edizioni, 2019 Saggi | Musica

05/03/2020 di Franco Bergoglio
Volete sapere tutto sull’industria discografica? Sulla produzione di vinile, cd, sul mondo delle case discografiche italiane e della distribuzione e ancora su tutto quello che l’autore -in una parola-  definisce musica solida? Acquistate questo libro!

Dopo una breve introduzione sull’invenzione del  fonografo con le sue varie evoluzioni tecniche (tipi di incisione e velocità di rotazione del disco, su tutti) si entra nel vivo con un lungo excursus sull’introduzione della nuova tecnologia in Italia, a partire dal 1902, data della prima registrazione nel Paese, avvenuta a Milano con star Enrico Caruso che in due ore licenziava 10 brani operistici. Da qui in avanti il libro segue l’evoluzione dell’industria italiana dalla nascita delle prime case come la Fonit, la Cetra, La Durium e le altre etichette estere che operavano nel nostro paese prima della Seconda Guerra Mondiale. Con il racconto dell’espansione del mercato del disco avvenuta nel dopoguerra il libro rivela le sue indubbie qualità enciclopediche: viene seguita l’evoluzione delle etichette già nate e documentata quella della galassia di nuove imprese, grandi, medie, piccole e microscopiche che brillano nel Paese, da Nord a sud.

Una ricchezza che si rivela pagina dopo pagina e ci fa comprendere meglio quanto l’industria musicale del nostro paese fosse simile al resto dell’impresa e quindi in grande espansione ovunque. Era il periodo del “miracolo economico italiano”. Sono gli anni della Ricordi e all’estero della Philips olandese o della Decca inglese. Qui la storia si allarga e dal mondo della produzione si passa al racconto delle vicende artistiche. Si raccontano i vari festival della canzone che sorgono nel Paese (e dei quali oggi rimane solo praticamente Sanremo), la vicenda del Clan Celentano che raggruppava vari artisti del cerchio magico del molleggiato, o quella di Mina, la cui casa discografica, la PDU, venne fondata intorno a lei dal padre. Gli anni Settanta segnano il trionfo del 33 giri e di tutto quanto fa da contorno all’industria discografica: le riviste ufficiali, come Gong, Mucchio Selvaggio, Popster/rockstar, quelle underground, le case editrici alternative, i programmi televisivi dedicati alla musica, l’inizio delle radio libere,  fotografi, grafici e designer che lavorano alle copertine dei dischi, le grandi corporation internazionali, le etichette italiane, quelle indipendenti, come la Cramps. Questi sono i capitoli più ricchi di nomi e fatti. Perché negli anni Ottanta inizia, prima in sordina e poi sempre più fragoroso, il fenomeno tecnologico del Cd e il conseguente declino delle vendite degli Lp a 33 giri.

Come già detto in apertura il libro è un vero manuale della discografia italiana, fitto di nomi e di dati interessanti, ma l’ultimo capitolo rivela una ulteriore curiosità: con l’evidente declino portato dalla musica liquida, qui definita addirittura “gassosa” vuoi per la perdita di supporto, vuoi per l’evaporazione della consistenza economica, viene data la parola agli addetti del settore che propongono riflessioni diverse e di indubbio interesse sul fenomeno della musica “gratuita”o della nascita di concorrenti al monopolio SIAE. Ne riporto una, di Alfredo Gramitto Ricci, manager delle Edizioni Musicali Curci, a proposito del giornalismo musicale, che certifica quanto sostengo da tempo, ovvero la morte della critica. “La stampa cartacea è per gli artisti che hanno un pubblico oltre  trent’anni, non interessa più ai ragazzi andare a leggere le recensioni di un Luzzatto Fegiz, anzi è controproducente se piace al giornalista di grido, come una specie di rottamazione”. Purtroppo molti segnali indicano che il processo vale anche sopra i trent’anni e che se si smette di leggere prima di quell’età sarà molto difficile abituarsi a farlo dopo, come testimoniano le non vendite di quotidiani e riviste. Gli intellettuali, guardati con sospetto, vengono rottamati in nome della libera espressione  dei social che però non ha ancora prodotto nulla di paragonabile alla democratica diffusione delle idee, quella che veniva agevolata, come in tutto il resto anche nella musica, dalla pluralità di soggetti coinvolti, ad esempio le etichette discografiche indipendenti, le radio libere, i mensili di approfondimento, gli articoli sui quotidiani, le fanzine, i libri. Si parte rottamatori urlanti e si finisce…Lo scopriremo solo vivendo