Vasken Berberian

Vasken Berberian Sotto un cielo indifferente


Sperling & Kupfer, 2013 Letteratura Straniera | Narrativa Straniera

29/01/2014 di Eliana Barlocco
 

“Più che la repressione, soffro per il silenzio del mondo”…così disse una volta Martin Luther King e, Sotto un cielo indifferente, di Vasken Berberian, riflette - attraverso il racconto di una separazione familiare - quell’atteggiamento dell’uomo verso i propri simili: l’indifferenza.

Sullo sfondo l’epopea di un popolo, quello armeno.

Mikael e Gabriel, due fratelli divisi nell’infanzia, attraversano quasi un secolo di storia. Un viaggio, personale e al contempo universale, attraverso il continente europeo (e non solo) e la sua tragica storia novecentesca. Due fratelli che si ritrovano a vivere in due prigioni: l’una dettata dal proprio essere e l’altra imposta loro dal mondo circostante.

Crescono con caratteri ed esperienze formative completamente differenti, eppure questo essere entrambi sofferenti sotto un cielo indifferente li rende consapevoli di quello che è stato: “hai lasciato indietro i sogni. Hai perso il tuo passato. Ma a volte ciò che hai vissuto torna a riprenderti.”

Una dolorosa storia familiare che parte dalla tragedia della deportazione armena, confluisce nella orrenda situazione di stallo che ancora oggi rappresentano i campi (centri) di accoglienza per i profughi, si evolve nella ricerca della sopravvivenza in paesi attanagliati dalla crisi economica, sfocia nella straziante e assurda scelta paterna della separazione per salvare la vita di tutti, continua nell’inseguimento accanito di un nuovo ideale di patria che sfuma poi nell’orrore dei gulag; e sotto questo cielo indifferente tre ragazzini vivono costretti la loro vita…“Pensò al passato, alla dolcezza dell’infanzia non tanto lontana, all’innocenza irrimediabilmente perduta e la consapevolezza di ciò che era diventato gli trafisse il cuore come un pugnale.”

La scrittura fluida e la storia raccontata a più voci e su più piani (sia temporali sia geografici) ci conducono rapidamente verso la chiusa, che rappresenta ancora l’impossibilità e l’incapacità, purtroppo, che noi uomini abbiamo di compiere scelte consapevoli di fronte all’inarrestabile e travolgente avanzare del destino.