Simone Tempia

Simone Tempia il Piero o La ricerca della felicità


Rizzoli Lizard, 2022, illustrazioni di Marco Paolini, pp.217, 16 euro Letteratura Italiana | Romanzo

19/12/2022 di Laura Bianchi
Un uomo felice è più raro di un corvo bianco, scrisse Giovenale. Ora, non sappiamo se esistano i corvi bianchi; sappiamo però che non esiste LA felicità, ma, semmai, una serie di felicità, ognuna diversa dalle altre, mutevole, instabile, precaria; e ciascuno, da quando nasce, la cerca, la insegue, crede di averla afferrata, ma poi questa fugge, e la ricerca si rinnova. Occorrono pazienza, tempo, una buona dose di fortuna e tanta ironica intelligenza, per adattare UNA felicità a noi stessi, il che significa essere disposti a disperdere energie, a sbagliare, a cadere e rialzarsi.

Ne Il Piero o La ricerca della felicità , il primo romanzo di Simone Tempia, lo scrittore delle quattro fortunate raccolte di aforismi Vita di LloydIl Piero (rigorosamente con l'articolo, giacché nell'articolo determinativo sta la sola sua determinazione, all'interno di una vita indeterminata) cerca LA felicità, con la stessa caparbia ostinazione con cui potrebbe mettersi a indagare sull'esistenza di un corvo bianco. E, in una provincia del profondo Nord Est, va a tentoni, individuandola, nel giro di un anno, volta per volta, dentro o fuori di sé: nella realizzazione lavorativa, nella vita di coppia, nell'identità di padre, marito, genero, amico, nella solitudine, nei rapporti sociali, nell'ecologismo, nel salutismo. Inanellando una serie impressionante di fallimenti clamorosi, di scivoloni megagalattici (e l'aggettivo non è casuale, data l'eco fantozziana, che volutamente emerge, a punteggiare le vicende del Piero), di gaffes epocali e di conseguenti depressioni abissali, dalle quali il lettore teme sempre che non si riabbia mai.

Invece. Invece il Piero resiste ed esiste, perché è come noi, sintesi delle nostre nevrosi, delle fragilità, degli slanci e dell'impalpabile, latente bipolarismo che ci contraddistingue, tutti, senza eccezioni. Tempia, penna sicura, completa padronanza della lingua italiana (non a caso è stato scelto come "esperto di parole" nel quiz serale - intelligente - di La7, Lingo), armato di sensibilità e di autentico affetto per il Piero, empatizza totalmente col suo sognante approccio all'esistenza, e gli regala, ogni volta, un riscatto, sempre sul crinale che separa il romantico dal patetico, senza mai sconfinare in nessuna delle due cifre, grazie a una narrazione lucida ed equilibrata.

Il Piero non esisterebbe senza Betta (lei no, senza articolo determinativo, perché è determinata, lei, non ha bisogno di articoli), la tassista compagna della sua vita un po' squinternata, donna tanto ricca di accondiscendente vabenismo quanto tenace, nel cercare di fargli comprendere l'assunto di cui sopra: smettere di cercare il corvo bianco non significa smettere di vivere o di sognare, ma affrontare l'esistenza con maggiore consapevolezza.

Attorno al Piero, si muove un mondo che conosciamo bene, fra colleghi di ufficio rampanti e opportunisti, bambini dispotici e anarchici, centri commerciali spersonalizzanti, piscine stracolme di sportivi performanti, eventi mondani tesi alla creazione di contenuti instagrammabili, scuole d'élite tutto fumo e niente arrosto, situazioni condizionate dal politicamente corretto. E noi lettori un po' sorridiamo, un po' ridiamo, un altro po' ammiriamo le illustrazioni di un inaspettato e inedito Marco Paolini, un (bel) po' riflettiamo, e ci confrontiamo con una figura indimenticabile, che si incide nella nostra fantasia con la vivida concretezza dei personaggi letterari ben riusciti.

Vogliamogli bene, al Piero. Vogliamoci bene.