Rita Monaldi & Francesco Sorti

Rita Monaldi & Francesco Sorti Malaparte, Morte come me


Baldini & Castoldi, 2016 Narrativa Italiana | Romanzo

02/09/2016 di Corrado Ori Tanzi
Roma, estate del 1957. Nella stanza 32 della clinica Sanatrix si sta spegnendo Curzio Malaparte. Mente scomoda e personalità individualista all’eccesso per compiacere nei decenni appena trascorsi il regime di Mussolini, nonostante il suo legame col fascismo delle origini non sia mai venuto meno dal punto di vista idealistico e quello successivo mai davvero fonte di abiura o pentimento.

È destinato all’inferno, lo sa bene. Se però acconsente alla richiesta della Morte di scrivere una storia sulla sua vita, chissà che il destino non possa cambiare. Malaparte accetta e inizia un memoir che tocca a balzi le feste di Capri nell’estate del 1939 e l’orrore della Prima guerra mondiale a Bligny nel 1918. I protagonisti, in carne o evocati, sono tutti i personaggi di prima fila che hanno fatto la Storia del periodo, da Edda Ciano a suo marito Galeazzo, dal Duce a Hitler, quindi Hermann Goering, Aleksandr Bogdanov, Lenin e l’Ovra, più una flotta di uomini e donne sempre vicini al Potere ma ancor più sempre dediti a dare un ultimo sprazzo di colore alla mondanità giusto una virgola di tempo prima del grande diluvio.

Rita Monaldi e Francesco Sorti, coppia nella scrittura e nella vita, con Malaparte, Morte come me hanno licenziato per Baldini & Castoldi un romanzo che, per chi scrive queste righe, è la vera rivelazione della nostra letteratura nel 2016. I due autori, da anni di stanza a Vienna, salirono alle cronache per il caso Imprimatur, il libro con al centro papa Innocenzo XI che nel 2002 scalò i vertici delle classifiche italiane ma che scomparve all’improvviso per la decisione della Mondadori di bloccarlo nonostante il successo (e con lei tutte le altre case editrici che ne evitarono la ripubblicazione) per pesanti ingerenze del Vaticano. Queste almeno le accuse di boicottaggio dei due scrittori.

Che oggi finalmente vivono una nuova primavera nell’asfittico mercato editoriale (e in quello ancor più povero sotto il profilo letterario) con questo libro che ha precise tinte noir senza essere un noir, che procede con un taglio nella storia senza vestire gli abiti del romanzo storico. Un testo studiato nella sua composizione narrativa partendo dallo stile di scrittura di Curzio Malaparte, di cui è rispettato “il gusto musicale per la ripetizione”, come indicato dagli autori stessi nelle note finali, e dallo scavo degli avvenimenti che, pur marchiando gli anni ciechi del secolo XX, non hanno avuto una pubblicistica adeguata. L’intreccio dei fatti ci regala un thriller raccontato senza entrare nel genere.

Malaparte, Morte come me è un roman-dur per dirla alla Simenon quando si allontanava dal suo celebre commissario. Un romanzo che esula dal genere. Il solido impianto è supportato da una scrittura che prende il lettore per mano e non lo lascia più fino alla parola finale. Dialoghi perfetti, personaggi che escono dalla carta (o dal display), scrittura fresca che ricrea gli slalom necessari perché i protagonisti restino in piedi in un ambiente che tra sorrisi e falsità, cordialità sincera e pelosa inzuppa il percorso di ostacoli, evidente capacità di portare avanti la storia palleggiando la leggerezza sopraffina delle feste isolane con gerarchi, miliardari, ereditiere e playboy con squarci di dolore e orrore di un campo di battaglia che il mondo si sta apprestando a rivivere.

Malaparte, uomo profondamente solo, e comunque più alto della degenerazione dentro cui è immerso. Dirige da fuggiasco un’orchestra che ha perduto la partitura ma non il fiato e il tocco con cui far risuonare gli strumenti. La musica del tempo è stata più dissonante di quella che un Cage o uno Stockhausen avrebbero composto. Ma andava suonata così.

 

Monaldi & Sorti, Malaparte, Morte come me, Baldini & Castoldi, 496 pagg., 18 euro

Corrado Ori Tanzi - https://8thofmay.wordpress.com