Ricky Bizzarro

Ricky Bizzarro Bizzarrie


2005, stampato e pubblicato in proprio Società | Musica

di Christian Verzeletti
Si sa che i cantanti che si danno alla scrittura vanno sempre più di moda, soprattutto se italiani e cantautori. Ricky Bizzarro sembrerebbe non farvi eccezione, se non fosse che “Bizzarrie” non è propriamente un libro ed il suo autore non ambisce ad una carriera parallela a quella musicale.
Come suggerito dal titolo quanto mai azzeccato, “Bizzarrie” è piuttosto un tentativo spontaneo e non calcolato di una necessità comunicativa: si tratta di una raccolta di articoli che il cantante dei Radiofiera ha scritto per “La Tribuna di Treviso” spinto dall’urgenza di fornire il proprio punto di vista su di una situazione socio-culturale sempre più appiattita.
Per quanto il libretto, in tutto centodieci pagine, tratteggi efficacemente problematiche portate all’estremo dall’operato scellerato di un’amministrazione come quella locale, l’intento non è politico. Anzi, Bizzarro si conferma personaggio profondamente umano, trevigiano doc, attaccato alla sue terra e alla sua gente al punto da spendersi in prima persona.
La sua scrittura non ha pretese narrative, ma trova forza in un vissuto che può essere letto anche come metafora di una realtà ben più estesa di quella veneta: il consumismo imperante, una classe politica ottusa e un livellamento del territorio dal punto di vista culturale e naturale sono solo alcuni dei problemi che affiorano da questi racconti.
Si tratta di piccole storie o di riflessioni che l’autore conduce dal suo osservatorio privato, scrutando il comportamento dei giovani in piazza o al bar, tratteggiando le modifiche del paesaggio trevigiano, offrendo resoconti “curiosi” dell’operato comunale e raccontando la storia dell'amico di famiglia ottantenne reo di aver portato a spasso il cagnolino senza guinzaglio.
Gli episodi più efficaci sono quelli in cui Bizzarro offre spaccati di vita assurdi capitati a persone normali e civili, come a sè stesso o ad un nonno costretto a vivere sotto i portici. Qua spicca il suo stile fulmineo nel portare all’occhio del lettore il nocciolo della questione in modo pungente e ironico: non è una capacità letteraria, ma piuttosto uno sguardo vispo e onesto, allenato con anni e anni di canzoni.
Il piccolo volume è poi arricchito dalle illustrazioni in bianco e nero di Beppe Mora, adatte a rendere percepibile al lettore quel senso di claustrofobica oppressione a cui è costretto chi si trova a subire gli effetti dell’ignoranza.
Senza peli sulla lingua “Bizzarrie” narra di un piccolo mondo che tutti, chi più chi meno, ci troviamo a vivere quotidianamente e che è proprio il caso di definire “antico” vista la sua volontà di rimanere tale.