Paolo Scardanelli

Paolo Scardanelli L’accordo. I vivi e i morti


Carbonio Editore, Collana Cielo stellato, 2022, Pagine 256, 15,00 euro Letteratura Italiana | Romanzo

09/12/2022 di Laura Bianchi
Mescalina non si lascia sfuggire nessun romanzo di Paolo Scardanelli; dopo L'accordo. Era l'estate del 1979, raccontato qui, romanzo d'esordio del geologo e scrittore siciliano, e dopo In principio era il dolore - Un Faust di meno, di cui abbiamo scritto qui, ecco la terza prova, sempre pubblicata dalla Casa Editrice Carbonio, molto attenta a valorizzare, fra gli scrittori di grande valore, anche quelli provenienti dalla Sicilia.

Se la prima parte de L'accordo aveva lasciato i lettori col desiderio di un sèguito, Scardanelli non li delude, poiché ne I vivi e i morti continua il proprio dialogo - monologo interiore, fra sé e con noi, incentrato, come e più di prima, sulla ricerca inesausta del senso della vita, stavolta indagata attraverso il senso della morte, anzi, attraverso il suicidio del coetaneo Andrea, l'amico di giovinezza, quello che era restato, mentre Paolo era partito (fuggito?) verso il Nord.

Ma chi abbiamo amato, con cui abbiamo condiviso una parte importante dell'esistenza, non se ne va mai davvero: ecco quindi che Andrea torna in Paolo, voce interna, lucida, disincantata, viva di una vita interiore, eco lontana di un tempo che tutto travolge, ma che viene riassunto, instancabilmente, dalla dimensione dei ricordi, poiché tutto fluttua in uno scorrere perenne.

Impossibile riassumere trame, capitoli; impossibile sceverare, in una vita, il passato dal presente, lanciati entrambi verso il futuro; e Scardanelli lo sa bene. Conduce il lettore in un vortice coinvolgente, a volte stordente, sempre perturbante, denso di eventi, pensieri, scritti, luoghi antichi (Atene, Delfi), o contemporanei (Milano, Londra), natura, letture (Kant, Achmatova), visioni, ascolti (Mahler, Style Council, Winehouse), ricordi, immagini, che non importa se siano reali, realistici o allucinati, ma che sempre affascinano e lo portano a riflettere non solo, e non tanto, sulle vicende narrate, quanto sul peso che esse esercitano sull'esperienza di ciascuno, fino a fondersi con questa. 

Il carattere onnivoro della formazione culturale dell'autore - io narrante, a volte, sconfina nelle citazioni criptiche, come un codice segreto e iniziatico, ma prevale una tensione filosofica che avvince, oltre a un instancabile dialogo (umano, troppo umano) fra vita e dolore, che si esplica in un amore incondizionato per la prima attraverso il secondo: Tutto sommato se oggi, ventiquattro anni dopo, amo questa vita, allora la amavo ancora di più. Inconsciamente. La consapevolezza del dolore mi ha radicato in questo amore.

E, se Lune siamo, piccoli satelliti destinati a rapidi tramonti, la consapevolezza sabiana di un doloroso amore per la vita è, a nostro parere, il grande, grave, lascito di quest'opera.


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