Paolo Piccirillo

Paolo Piccirillo L`invasione


Fandango Libri, 2024, 173 pagine, 16 euro Narrativa Italiana | Romanzo | Societ�

03/07/2024 di Valerio Corbetta
Ne L'invasione, romanzo di Paolo Piccirillo, il fiato viene a mancare. Si sente l'oppressione dell'aria appesantita dai miasmi, l'acqua putrescente, inquinata dagli scarichi delle aziende vicine a quella comunemente chiamata "Terra dei Fuochi", il colore del cielo oscurato dalle nuvole di fumo. A questo va poi aggiunta una catena di eventi capaci di far accapponare la pelle, che vanno a incidere pesantemente sulla guerra tra le due comunità della campagna casertana, divise solo da un fiume che fa da confine, non solo geografico, tra la ricca Sant'Elpidio e la disastrata Ferrizzano.

 

Le due realtà si reggono sull'odio reciproco, atavico, acuito dalle differenze sociali, legate al denaro che scivola da un paese all'altro. A reggere il potere sono i due capi riconosciuti delle fazioni: da una parte l'imprenditore Tiziano Bianco (curiosamente il cognome lo collega alle mozzarelle che produce e distribuisce ovunque), dall'altra il contadino/casaro Nicola Fortore, che tutti chiamano Barracuda, che nel caseificio del "nemico" lavora e del quale è una colonna portante nelle fasi di produzione. Nicola sta perdendo il potere sui suoi compaesani, ha mille pensieri per la testa e uno lo attanaglia più di tutti: la salute della figlioletta Katia, che soffre di una malattia respiratoria e che in quell'ambiente rischia di non farcela a superare le difficoltà polmonari, che la costringono a soffrire e a sottoporsi a cure che non paiono comunque regalarle un futuro.

Una breve, ma intensa serie di eventi si concatena e porta allo sviluppo di una trama lineare, che trova linfa nei contrasti di una (dis)umanità feroce, che non guarda in faccia nessuno e fa emergere la bestialità degli uomini, talmente pervasi d'odio da apparire più animali delle bufale, dei conigli, dei rospi e soprattutto di quelle vespe piene di veleno che popolano la copertina e creano il nome del romanzo.

Piccirillo non nasconde nulla della crudeltà di cui è pervasa la società dei contesti dove ambienta la storia, è asciutto nelle descrizioni dei fatti e dei personaggi, inserisce passaggi dialettali, ma perfettamente comprensibili, comunque, che danno ancor più realismo al racconto e alla caratterizzazione dei protagonisti.

Ne scaturisce un romanzo in cui non si lascia spazio all'immaginazione, velocissimo, coinvolgente, pronto per esser trasformato in qualcosa di visivo, sia esso un film o una mini-serie. Da leggere (e forse un giorno anche da vedere) senza soste, se non quelle per chiedersi quanto la realtà si intrecci con la fantasia dello scrittore, o addirittura la superi.