Paolo Cognetti

Paolo Cognetti Giù nella valle


Einaudi Supercoralli, pp. 128, € 16,00 Narrativa Italiana | Romanzo

31/10/2023 di Laura Bianchi
Chi scrive ha seguito il percorso letterario - e un po' anche umano - di Paolo Cognetti fin dai suoi esordi. Classe 1978, fra gli autori più promettenti della sua generazione, ha saputo, nel corso del tempo, non solo mantenere le promesse, ma non cedere di fronte alle lusinghe che il meritato successo del celebrato Le otto montagne rischiava di proporgli. Così, non è sceso a compromessi, continua a vivere, lui milanese, in un paese a 1900 metri, una frazione di Brusson, in Valle d'Aosta, e si impegna affiché la cosiddetta modernità non spazzi via l'umanità, in quota o a valle.

E infatti Giù nella valle si intitola questo breve, intenso, ficcante romanzo, che sembra uscito dalla penna di un Carver (di cui, fra l'altro, l'autore è estimatore e divulgatore), oppure - citazione esplicita, nella postfazione - dallo Springsteen di Nebraska, con tutti i nodi, familiari e personali, irrisolti, e insieme con la nettezza di immagini indimenticabili e lapidarie.

Cognetti scende a valle, non si inerpica più verso altitudini naturali rimaste ancora incontaminate, non dipinge più ragazzi selvatici e autoisolamenti alla McCandless, ma, per così dire, si sporca le mani col fondovalle, dove La Sesia perde il suo attributo femminile, di madre fertile, per assumere il maschile della violenza e della brutalità di un mondo incomprensibile. E, nello scendere, la sua scrittura si eleva. 

L'incipit, che racconta di un amore - usiamo questo termine umano - fra un cane femmina, giovane e ingenua, e un lupo, famelico e violento, anticipa il tema essenziale del romanzo: amore e morte. Amore e abbandono. Morte e autodistruzione. Ricerca di un senso che vada oltre la mera constatazione della malvagità dell'uomo, per spingersi, giù nella valle, verso le radici di scelte che ci sembra aver preso autonomamente, mentre è la vita, coi suoi intrecci, ad averci costretti.

Luigi, il fratello - larice, fragile e dritto, che sceglie di restare, ma vuole anche un riscatto, una compensazione, da questa scelta; Alfredo, l'altro fratello - abete, forte, ma ombroso, che sceglie di andare, nelle terre estreme del Canada, fino al Circolo Polare Artico, ma nemmeno nella tundra trova pace. E il padre, che ha scelto di uccidersi per non tollerare l'umiliazione della malattia. Tutti e tre, accomunati dall'attaccamento all'alcol, percepito come àncora di salvezza di fronte all'insensatezza.

Vicino ai tre, Elisabetta, la moglie di Luigi, una cittadina innamoratasi, prima che di lui, dell'ipotesi di una scelta radicale, che escludesse la città, l'impegno politico, la cultura, a favore di un ritorno alla natura primigenia, che, come la Sesia, accoglie chi, pur infreddolito, vi si immerge, alla ricerca di un contatto con la Madre, impossibile, eppure iterato.

Attorno, i personaggi della Valle, ruvidi, generosi, maligni, accoglienti, tratteggiati con pochi, indimenticabili cenni, attraverso gli sguardi, le battute, i gesti. Il bar come porto che raccoglie i naufraghi dell'esistenza; il bar come unico luogo di incontro di rette parallele, che il matematico Cognetti sa bene che non si incontreranno mai. 

Dentro, la voce dell'autore, che entra ed esce dai personaggi, usando a volte la prima, altre volte la terza persona, modellando il ritmo sull'intenzione comunicativa, e che, più che ricomporre, intende scomporre la vicenda in tanti punti di vista polifonici, fino alla conclusione, che si sgancia dal puro racconto, per divenire epos e mitopoiesi dell'eterna battaglia fra natura e cultura, fra uomo e animale, fra amore e morte. 

Libro breve, ma talmente denso che, una volta finita la sua lettura, se ne rende necessaria una rilettura; a tentare di afferrare un senso, là dove sembra non esserci: come in un concept album, nel quale ogni canzone si lega alle altre, e spinge in alto la nostracomprensione.

 

Paolo Cognetti  nato a Milano nel 1978, si è iscritto a Matematica, prima di cambiare strada e diplomarsi, nel 1999, alla Civica Scuola di Cinema di Milano. Nel decennio successivo si è dedicato alla realizzazione di documentari a carattere sociale, politico e letterario.Ha frequentato New York per diversi anni tra il 2004 e il 2016. Dopo una serie di documentari sulla letteratura americana (Scrivere/New York, 2004) ha pubblicato nel 2010 New York è una finestra senza tende, seguito nel 2014 da Tutte le mie preghiere guardano verso ovest, due guide personali alla città di New York. Nel 2015 ha curato l'antologia New York Stories, una raccolta di racconti newyorkesi dei grandi scrittori del Novecento. Nel 2018 ha pubblicato Senza mai arrivare in cima, racconto di viaggio basato sulla sua esperienza in Himalaya, nel 2021 il romanzo La felicità del lupo, e nel 2023 l'ultimo titolo del ciclo sulla montagna, Giù nella valle. Sempre nel 2021, proseguendo il racconto dei propri maestri letterari, ha curato per Ponte alle Grazie L'Antonia. Poesie, lettere e fotografie di Antonia Pozzi scelte e raccontate da Paolo Cognetti. Dal 2017 al 2019 ha organizzato, con l'associazione culturale Gli urogalli, tre edizioni de "Il richiamo della foresta", festival di arte, libri e musica a Estoul, la frazione di Brusson dove abita. Sempre a Estoul ha costruito un rifugio culturale, gestito dalla Fondazione Paolo Cognetti. Ha più volte espresso posizioni per la difesa dell'ambiente di montagna.