Niviaq Korneliussen

Niviaq Korneliussen La Valle dei Fiori


Iperborea, 2023, collana Gli Iperborei, traduzione e postfazione di Francesca Turri, 320 pagine, euro 18,50. Narrativa Straniera | Romanzo | drammatico

14/08/2023 di Ambrosia J. S. Imbornone


L’argomento cardine di La Valle dei Fiori, seconda opera di Niviaq Korneliussen è l’alto tasso di suicidi della Groenlandia, che vanterebbe il triste primato del più alto numero pro capite al mondo (82 su 100.000, soprattutto persone di sesso maschile di età compresa tra i 15 e i 24 anni, si legge nel romanzo): nel libro emerge che se ne parla molto più spesso su giornali e siti danesi che nelle fonti groenlandesi, anche perché l’Istituto Groenlandese di Statistica segnalerebbe la difficoltà di raccogliere i dati, “per via della discrepanza tra i numeri comunicati dalla polizia e quelli dell’autorità sanitaria” e dell’alto numero di persone che, dopo aver tentato il suicidio, non muoiono, ma “perdono permanentemente ogni funzione cerebrale e dunque vengono registrati sotto quella causa di morte”.


Il romanzo ha come protagonista una giovane groenlandese, il cui nome non viene mai rivelato al lettore, che racconta in prima persona la sua vita e la sua fatica nel capire cosa desideri davvero o nel trovare un posto da considerare davvero la sua “casa”. Ha una ragazza, Maliina, ha appena iniziato l’università in Danimarca, ma non riesce a sentirsi a suo agio tra i compagni di corso danesi, con cui non condivide lo stesso senso dell’umorismo: affiorano, infatti, a più riprese, tra i danesi, pregiudizi sul livello culturale, i comportamenti o le possibilità economiche dei groenlandesi; inoltre il personaggio principale del libro ha scelto la facoltà di antropologia solo in base a un test d’orientamento, in cui si era limitata a scegliere le risposte che le suonavano meglio.


Le difficoltà che la giovane incontra nell’ambientarsi la allontanano quindi dall’università e inizia ad avere problemi nell’affrontare il suo primo esame, ma non si confida con nessuno e inizia a mentire anche alla sua ragazza, poiché fa grande fatica a guardarsi dentro. D’altronde, il problema più grande dell’esistenza della protagonista risiede probabilmente nei rapporti famigliari, a cui sono dedicate moltissime pagine del romanzo, tra presente e passato: aveva un legame particolare con la nonna, ormai defunta, ma non si sente a suo agio con i genitori, la sorella e gli altri parenti e soprattutto non si sente veramente amata dalla madre, di cui da bambina a volte aveva dovuto anche richiamare invano l’attenzione, buscandosi un raffreddore volutamente solo per farsi coccolare. Attraverso il personaggio bizzarro e “selvaggio” di una donna conosciuta casualmente su un aereo, Navarana, emerge un ritratto ironico e impietoso della società groenlandese, che accetterebbe davvero solo chi ha determinate idee e caratteristiche, come essere fieri di sé e dell’unicità del popolo groenlandese, chi lo ritiene il popolo più “caloroso e diversificato del mondo” e sente talora il peso delle discriminazioni, senza per questo evitare di cadere nei fatti in luoghi comuni e comportamenti xenofobi nei confronti di neri, asiatici e/o musulmani.


Però la famiglia della protagonista o quella di Maliina sembrano molto più inclusive, sinceramente e genuinamente gentili e affettuose di tante famiglie veramente conservatrici e dalla mentalità molto ristretta, se non violente e chiaramente omobitransfobiche presenti in altri stati europei. Senza andare lontano, basti pensare che in Italia, stando a dati divulgati in occasione dell’ultima Giornata Internazionale contro l’omobitransfobia, il 17 maggio 2023, ci sono state nel 2022 oltre 21.000 telefonata al Gay Help Line (800 713 713) e il 41,6% di chi si è rivolto alla linea telefonica di aiuto ha raccontato di subire violenze in famiglia dopo coming out: il 31,6% delle vittime ha tra gli 11 e i 26 anni e il 15% sono minorenni, che sono sottoposti ad esempio a una reclusione in casa con relativi danni alla frequenza scolastica, a tentativi di “conversione”, a violenza verbale, psicologica e fisica, ecc. Secondo l’associazione internazionale per i diritti LGBTQIA+ Ilga Europe l’Italia si classifica al 34° posto su 49 tra i Paesi europei, per quanto riguarda le politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone LGBTQIA+.


Il romanzo La Valle dei Fiori è caratterizzato da una netta “fisicità” del racconto, che rende talora un po’ ripetitive le sequenze dedicate al sesso, ovviamente fondamentale comunque, nella vita di una giovane ragazza, ma questa impostazione dà la possibilità al lettore di immergersi con tutti i sensi nella realtà della protagonista, nei paesaggi urbani e naturali e nel quotidiano da lei vissuto, collezionando anche sensazioni tattili, odori e sapori; la narrazione appare così indubbiamente più concreta e realistica.


Il libro è diviso in tre sezioni, Loro, Tu e Io, in riferimento alla prospettiva adottata nel confrontarsi con i suicidi nell’altra scansione del romanzo, quella in 45 capitoletti numerati in ordine decrescente come un countdown drammatico verso una catastrofe sempre più annunciata: all’inizio di ogni capitolo, prima che riprenda la narrazione principale, vi sono brevi notizie cronachistiche sui casi di suicidio in Groenlandia nella prima sezione, particolari lucidi, tragici e impressionanti nella seconda e pensieri personali nella terza. L’esperienza del suicidio d’altronde tocca da vicino la storia quasi di qualunque personaggio del romanzo, tra tentativi e tentazioni, amici, parenti e conoscenti, che non sembrano però realmente interessati spesso a capire perché si sia arrivati a togliersi la vita, accettando che sia solo la conseguenza di una sorta di generica inadeguatezza: “Magari sentiva che questo non era il suo posto, che non apparteneva a questo mondo”, dice la stessa protagonista a proposito della morte della cugina di Maliina, Guuju, impiccatasi a 17 anni. E qui probabilmente emergono le colpe maggiori della società groenlandese, che una volta spingeva chi si sentiva emarginato a ritirarsi come un reietto in montagna (i cosiddetti “qivittoq”) e che nel romanzo comunque appare in qualche modo superficiale, incapace di cogliere e dare davvero importanza ai segnali di disagio.


La domanda “Perché ci sono tanti suicidi in Groenlandia?” non ha infatti una risposta univoca nel romanzo, ma molteplice: nel libro emerge che ci si è interrogati senza approdare a una vera soluzione sulla concomitanza del più alto numero di suicidi non con i tanti mesi di buio in Groenlandia, ma in prossimità del ritorno del sole di mezzanotte. Si è ipotizzato che dormire troppo poco con il buio accentui la depressione, oppure che il problema sia che si affidano ai giorni più luminosi e chiari tante aspettative e speranze di un miglioramento della propria vita e non si accetta poi la successiva disillusione. Si tratta, però, anche e soprattutto una problematica sociopolitica: nel romanzo c’è una chiara denuncia della scarsa e insufficiente assistenza specialistica che sarebbe riservata a chi soffre di depressione, o inizia già a misurarsi con i primi tentativi falliti di suicidio. Non vi è un numero adeguato di psicologi, in alcune città vi sarebbero solo incontri di gruppo per vittime di abusi o si offrono sedute online con specialisti distanti che hanno pure difficoltà linguistiche (nello stesso romanzo, d’altronde, in un voluto plurilinguismo mimetico, fanno capolino espressioni in groenlandese occidentale, in groenlandese orientale, tutte debitamente corredate di efficaci note, e in inglese, soprattutto tratto dal linguaggio e dalle citazioni dei social network, spesso citati nella narrazione, come la messaggistica istantanea). Il numero dei suicidi è comunque notevolmente aumentato in Groenlandia dopo il periodo coloniale, formalmente terminato nel 1953, a cui sono seguite, si ricorda nella postfazione di Francesca Turri, politiche di “danesizzazione” e “modernizzazione” “favorite dalla Danimarca”, a cui comunque il Paese resta legato, poiché parte del commonwealth danese, il Rigsfællesskab.


Nel romanzo sono frequenti i pensieri suicidari, ma anche i riferimenti al volo e ai corvi; all’inizio della narrazione, ad esempio, la protagonista ricorda un corvo che si era posato sulla grande croce all’ingresso del cimitero dove era sepolta la nonna: si sentiva molto sola e aveva desiderato di essere seppellita anche lei lì. Aveva pensato che il corvo avesse vegliato su di lei, l’avesse protetta e salvata, ma poi il personaggio di Navarana le ricorderà che i corvi “sono un presagio di morte e sciagura”, così come affermerà che la stessa Groenlandia “è condannata a morte”.


Il romanzo è interessante, quindi, perché consente di confrontarsi con realtà lontane e poco note, ma anche con temi universali, come il sentirsi inadeguati e soli in un Paese diverso dal proprio, il desiderio di emigrare altrove (il sogno della protagonista sarà il Canada), la paura e l’abitudine di rovinare sempre tutto per scarsa autostima, la solitudine e il disagio giovanile, che tra l’altro ultimamente ha portato a vari suicidi in Italia tra studenti universitari che, come la protagonista di questo libro, non riuscivano a rivelare le proprie difficoltà ai propri cari.

In occasione del conferimento del Premio del Consiglio Nordico, il più prestigioso riconoscimento letterario scandinavo, che la scrittrice, prima autrice groenlandese della storia, si è aggiudicata con questo romanzo nel 2021, Korneliussen non si è rivolta ai leader politici del suo paese, con cui ormai ha rinunciato a dialogare, ma ai giovani, a “voi che trovate la forza di vivere un girono in più, nella speranza che domani andrà meglio, e che forse stavolta ci sarà qualcuno pronto a prendersi cura di voi”, a “voi in cui il medico, il poliziotto, l’insegnante e il politico hanno smesso di credere”, a “voi che vivete nell’angoscia perché i vostri amici scompaiono, anche se la vostra vita è appena cominciata”. Si è scusata a nome di tutti gli adulti responsabili per loro, che li hanno troppo spesso abbandonati a loro stessi e, ringraziandoli per aver creduto in lei, ha ricordato loro che sono “così amabili, pieni di talento e belli”. Lascia un peso dentro l’ultimo capitolo di questo romanzo, incalzante come incalza la disperazione caotica e confusa della protagonista, affascinata dall’azzurro, rosa e rosso della Valle dei Fiori vicina a Tasilaaq, narrata come colorata non dai fiori reali che pure si possono ammirare in questa zona sud-orientale del Paese, ma dai fiori di plastica per i tanti inuit che si sono tolti la vita e sono stati abbandonati in tombe numerate e senza nome, come un pensiero da rimuovere. Ma possiamo alleggerire quel peso interiore, proprio pensando magari a come far sentire più leggero qualcuno che si sente come gli individui a cui si è rivolta nel suo discorso la scrittrice, qualcuno che percepisce il suo corpo come sempre più pesante come la protagonista di questo libro. 




La scrittrice groenlandese Niviaq Korneliussen, classe 1990, millennial e lesbica, è ritenuta ed è diventata portavoce delle istanze e dei disagi dei giovani inuit della sua generazione, con il primo romanzo HOMO sapienne (2014) e il secondo romanzo La Valle dei Fiori (titolo originale: Blomsterdalen, Gyldendal, Copenaghen, 2020), questa volta pubblicato prima in danese e poi in groenlandese e pubblicato in traduzione italiana a fine giugno 2023 da Iperborea, con il contributo della Danish Arts Foundation.