Matteo Bianchi

Matteo Bianchi Contemporaneo. Alessandro Manzoni e la parola in controluce


Oligo, Collana Piccola Biblioteca Oligo, 2023, 88 pagine, 13 euro Saggi | Letteratura

03/02/2024 di Laura Bianchi
Per i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, moltissime sono state le pubblicazioni che hanno sondato differenti aspetti della sua biografia o della sua produzione, critica, lirica, teatrale, romanzesca, e del suo impegno civile. Quasi nessuno, però, ha affrontato la tematica dal punto di vista della relazione fra coerenza nelle scelte esistenziali e linguistiche, lasciando al lettore uno spunto inedito e stimolante per proseguire autonomamente la ricerca, rileggendo le opere manzoniane sotto una luce nuova.

In Contemporaneo. Alessandro Manzoni e la parola in controluce, il giornalista e critico Matteo Bianchi effettua un'operazione interessante, che parte dall'autoritratto in poesia di un Manzoni sedicenne foscoliano, che rivela comunque l'uomo impegnato ed eticamente retto che diventerà, attraversa le scelte sentimentali e religiose, che tanta parte hanno nella formazione dell'artista - non ultima, la frequentazione di sacerdoti giansenisti, che gli ispirano un'avversione irriducibile nel gesuitismo - e giunge alle prese di posizione civili, sintetizzate in capitoli efficaci quanto brevi, riguardanti tematiche attuali, come la condizione femminile o la pandemia.

L'analisi di Bianchi si snoda rapida e sicura, in nemmeno un centinaio di pagine, che però lasciano un segno nel lettore, proprio in virtù dello stile, insieme giornalistico e letterario (qualità rara ormai), che cita in modo parco, ma appropriato, passi delle opere manzoniane e riferimenti critici, per dare un quadro d'insieme conciso e suggestivo.

Si legga, ad esempio, il capitolo dedicato alla riflessione sul romanzo storico, e in particolare le pagine 65 segg.: "Manzoni fece nascere il suo romanzo dalla crisi del romanzo stesso, dalla possibilità che il romanzo fosse una commistione inscindibile di Storia e di storie (...)Tuttavia, Manzoni non cede alla mistica irrazionale del cuore";  affermazioni potenti, ben documentate, che smontano una volta per tutte l'intenzione di ridurre Manzoni allo scrittore di un romanzo storico, per farlo assurgere a buon diritto a creatore del "romanzo della parola guardata in controluce"

Un altro elemento importante è, come detto, la riflessione sulla contemporaneità del suo romanzo; in particolare, si legga il bellissimo capitolo dedicato al confronto fra Gertrude e Lucia quali entrambe vittime di violenza, l'una del padre patriarcale e delle donne di famiglia conniventi, l'altra dello "stalker per antinomasia, Don Rodrigo" (e qui Bianchi cita Irene Lodi).

Sono quindi infiniti gli spunti di approfondimento per un lettore che voglia comprendere in modo nuovo il messaggio di Manzoni, tanto più attuale, quanto più coraggioso, nel rivendicare una lingua dell'uso, lontana dal classicismo imperante, e nel mettere due popolani quali eroi al centro di una vicenda drammatica, precedentemente riservata solo a uomini e donne di ceto medio alto. Scelte energiche, di forte impatto, che ancora oggi segnano il nostro immaginario, e che dovremmo riscoprire con grande attenzione, insieme al manzoniano criterio del vero, che sembra svanire, in tempi di fake news e di autofiction.

 

Matteo Bianchi è libraio e giornalista ferrarese (Left, IlSole24Ore, Il Foglio, Globalist.it, Pordenoneleggepoesia.it), e membro della fondazione Giorgio Bassani.