Massimo Pirotta

Massimo Pirotta Le radici del glicine , storia di una casa occupata


Saggi | Società

04/02/2018 di Elena Bertoni
C’era una volta….. una grandissima e bellissima pianta di glicine che si ergeva fino al terzo piano di una palazzina dove c’era un grande terrazzo a cui il glicine regalava ombra e profumo. La palazzina era posta all’interno di una enorme area a Milano, in Via Correggio 18, dove sorgevano la  fabbrica e gli uffici ormai dismessi di una ditta che produceva alimenti per l’infanzia. Dopo anni di solitudine finalmente lo spazio riprese vita il giorno 11 Aprile 1975, quando tutto il fabbricato venne occupato su iniziativa del Comitato di quartiere Magenta: Il grande portone venne dipinto di azzurro e veniva lasciato aperto, dagli uffici vennero ricavati appartamenti per chi non aveva una abitazione, vennero a vivere persone dalle più diverse estrazioni sociali, c’era chi lavorava in ospedale, chi era scappato dall’oppressione famigliare, e poi disoccupati, studenti e operai, cattolici di sinistra e marxisti, anarchici e clochard, con una presenza femminile molto forte e costante, nei capannoni dismessi si tenevano varie attività, si facevano musica, feste, spettacoli teatrali, venne creato il Vidicon (ci passarono tra gli altri, il Living Theatre, Nico, Basquiat), si studiava, venne aperta anche una falegnameria, c’era la capacità e voglia di approfondire le conoscenze e le cose.

In quel periodo Milano era teatro di grandi manifestazioni, spesso caricate dalla polizia, pochi giorni dopo l’occupazione (il 16 Aprile) ci fu l’assassinio di Claudio Varalli, seguito dall’uccisione di Giannino Zibecchi e Via Correggio 18 era il grande punto di riferimento per le battaglie che si tenevano in quegli anni.  Insomma si era formato un luogo dove si creava e si condivideva, si vivevano nuove esperienze in un clima di grande collaborazione e tolleranza, un luogo in cui principi rivoluzionari venivano messi in pratica, ma un luogo dove vigevano sempre il confronto, la voglia di discutere e approfondire ma anche un luogo dove nascevano amori, utopie e bambini.  Tutte le attività e l’occupazione era regolata da una assemblea settimanale dove si discuteva di tutto e si decideva tutto collettivamente e c’era una cassa comune dove ognuno metteva quello che poteva e c’era sempre un piatto di pasta per tutti sul tavolo sotto il grande glicine.

Nei primi anni 80 cominciarono ad affacciarsi sotto il glicine degli strani personaggi con i capelli tutti colorati e dalle forme più strane. Erano i primi punk, all’inizio guardati con sospetto ma poi accettati dalla maggior parte degli occupanti di Via Correggio.  Il gruppo dei punk e della loro parte più politicizzata a sinistra, i punx, fecero così di Via Correggio il loro luogo d’incontro e nei capannoni della fabbrica fondarono lo storico VIRUS, locale  dove tenevano i loro concerti.

Tutte le storie però hanno una fine e la fine arriva alle 6.30 del 15 Maggio 1984 quando la polizia in assetto antisommossa entra con i mitra spianati negli appartamenti e effettua lo sgombero ponendo fine al sogno e alle utopie di Via Correggio 18.

Questa storia viene raccontata nel libro “Le radici del glicine” dove Massimo Pirotta, giornalista e cofondatore del Bloom di Mezzago, ha ascoltato le testimonianze di 26 persone, in parte occupanti dello stabile e in parte frequentatori dell’area della ex Mellin, le ha messe in ordine e  ci ha offerto  una narrazione a più voci e diversi punti di vista su quanto accadeva all’ombra dei due glicini, lasciando galleggiare l’emotività e la personalità dei testimoni.  Così grazie alle testimonianze di Mimì, Stefano, Rita Marco, Milena, Jez, Angelino, Joe Cocker (chiamato così per una somiglianza estremamente vaga con il cantante inglese) si fa un tuffo in un periodo denso di lotte e di conquiste che hanno cambiato il volto dell’Italia (il divorzio, l’aborto, il voto ai diciottenni), periodo in cui si era ancora capaci di sognare e in cui si poteva anche cambiare spesso lavoro. Grazie ai racconti vengono ricordati anche personaggi che hanno lasciato una grossa impronta in Via Correggio ma che non sono più tra noi, per esempio il partigiano Bruno Casini, stalinista convinto ma sempre aperto al dialogo e alla lotta (nonostante l’età)e Adele Pisciotta della Federazione anarchica, e anche quelli che non sono sopravvissuto all’ondata di eroina arrivata all’improvviso a devastare persone e famiglie. Completano il libro  una preziosa cronologia degli avvenimenti accaduti a Milano in quegli anni, dal primo all’ultimo giorno dell’occupazione, comprese le uscite discografiche e cinematografiche, una ricca bibliografia e tantissime foto che documentano quel periodo così effervescente e così intenso.

Sono passati solo 33 anni dallo sgombero ma sembra siano passati anni luce dalle ambizioni di allora. Si lottava per una nuova umanità mentre oggi al tempo dei Social e delle app prevalgono la superficialià, l’aggresività ed il rancore.

Chissà cosa penserà il glicine (in realtà erano due ma erano talmente intrecciati da formare un unico tronco)?

 

Massimo PirottaLe radici del glicine storia di una casa occupata

Edizioni Agenzia X – Pag. 286  Euro 15,00