Mario Bonanno

Mario Bonanno Non avrai altro Dio all`infuori di me spesso mi ha fatto pensare. La buona novella di Fabrizio De Andre`, 50 anni dopo


Stampa Alternativa, 2020, 124 pagine, 15 euro Saggi | Musica

24/01/2021 di Laura Bianchi
Sono passati già cinquant'anni. Sono passati appena cinquant'anni. Aprire l'imperdibile, profondo, sintetico, e per questo tanto più incisivo, saggio di Mario BonannoNon avrai altro Dio all'infuori di me spesso mi ha fatto pensare. La buona novella di Fabrizio De André, 50 anni dopo, ci fa pensare a quanto sia relativo il passaggio del tempo. Perché le dieci tracce del capolavoro di Fabrizio De André, riepilogo inarrivabile di poesia civile su base umanista, come viene qui definito, come ogni grande classico, non smettono di dire quello che hanno da dire, non cessano di interrogarci e di offrirci spunti di riflessione, di valorizzazione che rifugge dall'attualizzazione banale, per approfondire il legame fra parole e musica.

Leggere il volume, immergersi nelle acute e appassionate analisi di Bonanno, e magari farlo ascoltando il disco, è puro, autentico piacere intellettuale ed emotivo; l'autore esprime la propria emozione in più di un passaggio, mettendo la propria passione al servizio di una disamina lucida e coerente dei versi di un cantautore che sfiora la poesia, proponendo una Storia che si incarna in un dio controvergente, fratello laico di un'umanità dolente e ricca di dignità. 

Ma non si pensi che il saggio si limiti a una, pur esaustiva, analisi dei brani; la sua ricchezza sta anche in una serie di contributi, agili e poliedrici, che integrano le riflessioni di Bonanno, ampliandole e dando esattamente la misura dell'importanza e dell'incidenza de La buona novella all'interno del mondo non solo musicale, e non solo del periodo in cui venne pubblicato. Infatti, uno dei capitoli più convincenti è quello dedicato a Il Sessantotto secondo De André (prima, durante e dopo La buona novella): fra un contributo dello stesso De André e citazioni di Marcuse, di Vecchioni e di Ende, la riflessione si snoda mettendo in campo più visuali, che aiutano il lettore a formarsi una comprensione ampia di tutto il lavoro, che (r)accoglie il punto focale, coagulo del credo anarchico, della poetica, dell'umanesimo deandreianoattestato fra gli oppressi, come scrive Bonanno.

Emerge così netta la percezione del cuore pulsante di tutto il progetto del disco, autentico inno anarchico, non violento, e per questo tanto più rivoluzionario, in un momento storico, i primi anni Settanta, in cui il sacro era presente nelle opere più diverse, da Jesus Christ Superstar a L'esorcista, come acutamente osserva Massimo Germini, chitarrista di Roberto Vecchioni, nel corso di una chiacchierata notturna e alcolica con l'autore, che chiude il libro.

Completano la proposta anche alcune testimonianze di quelli che Bonanno chiama i testimoni della Buona Novella: fra gli altri, Reverberi, Mussida, Premoli, Di Cioccio, Cordini, il fotografo Harari, che illustrano non solo il loro rapporto con De André, ma anche l'evoluzione del suono del lavoro nei decenni, come, ad esempio, nel caso del tour con la PFM del 1979, in cui De André risciacqua l'impronta minimale nell'Arno trascinante della PFM, donando linfa prog rock alle melodie dell'album. Che il saggio sia indicato anche per un neofita dell'ascolto del grande genovese, è evidente da molti dettagli, come, ad esempio, la presenza di Appendici dedicate alla discografia essenziale di De André e a quella de La buona novella in particolare, oltre alla bibliografia essenziale.

Un libro imperdibile, si diceva, che, come il disco di cui tratta, è destinato a durare nel tempo.

 



 


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