Marco Philopat

Marco Philopat Lumi di punk


AGENZIA X 2006 Musica

di Simone Broglia
“Lumi di punk” è una raccolta molto varia di testimonianze riprese da convegni e conferenze che racconta, attraverso i protagonisti la nascita del punk in Italia. Alcuni interventi successivi alla nascita del periodo sono scritti da giovani che ancora oggi continuano con lo spirito di allora: lavorano per organizzare concerti di band indipendenti e raduni a tema. Parlando in modo trasversale del libro si può dire che gli interventi mettono in luce sia un tratto comune al punk europeo fin dalla nascita, sia un tratto più specificamente italiano.
La nascita estetica di questo genere, ma più profondamente la nascita di un mutamento musicale-estetico, si fonde con macroprocessi economici che investono anche il settore culturale. La crisi economica e petrolifera che in particolar modo investe l’Europa e l’Inghilterra crea una frattura potente fra il pubblico i musicisti del progressive rock che negli anni immediatamente precedenti avevano raccolto molte adesioni. Di fronte alle politiche restrittive e di contenimento economico il pubblico non guardava più di buon occhio le grosse spese per i concerti, la strumentazione ed i grossi stage. Un’opposizione estetica ed ideologica che passa anche per l’arrivo delle possibilità di registrazione multitraccia a basso costo, che ovviamente hanno permesso di sviluppare il senso del “do it by yourself” che ha caratterizzato profondamente lo spirito del punk.
In sostanza il punk mette per la prima volta di fronte al pubblico ed ai media la prova che l’interesse per un brano, per una canzone, non deriva strettamente dalla sua durata, musicalità o complessità. Questo anche perché, ideologicamente, il genere nasce da un sentimento di protesta e di opposizione decisa nei confronti di processi culturali che avevano alle spalle scelte economiche, segno di un’incalzante massificazione ed esclusione delle voci fuori dal coro.
Qui si può agganciare il discorso che è il filo conduttore del libro: la scena italiana da nord a sud. Una scena che è profondamente influenzata da quella inglese, in questi anni decisamente più avanti, come testimoniano i racconti di Laura, batterista dei Raf Punk, nelle prime parti del libro. Una situazione che però ha avuto la forza di caratterizzarsi e di ramificarsi sia tendendo verso germi di New Wave come è l’esempio del Vidicon di Milano, sia in forme che assumevano i tratti più marcatamente politici che avevano caratterizzato il decennio precedente: centrandoli questa volta sulla possibilità di esprimere una propria posizione individualmente caratterizzante.
Significativi ed interessanti sono all’interno del libro i racconti sulle discussioni nei centri sociali fra le femministe, gli animalisti e gli anarchici. Altrettanto coinvolgente è ripercorrere anche le vicende dei gruppi che hanno animato quella scena in tutta Italia con le loro specificità musicali e comportamentali.
“Lumi di punk” sono trenta protagonisti che prendono la parola senza piangere la morte del punk; forse c’è qualche nostalgia al pensiero di quegli anni, ma individuano tutti un passaggio di testimone di quell’esperienza. Li si legge con piacere.