Marco Giovannini,

Marco Giovannini, James dean


Mondadori, 2005, € 9,40 Biografie

di Simona
“Lo guardavo vivere e mi sembrava di vedere Tom Sawyer. ” Julie Harris.

Questa non è esattamente una biografia ma piuttosto, come spiega l’autore, una mitografia: la ricerca del motivo per cui un giovane attore promettente è diventato un mito. E quale personaggio più di James Dean può, a diritto, fregiarsi di tale epiteto? Si tratta di un lavoro interessante e curato, misurato ma non per questo freddo. Basta solo che chiami il divo Jimmy, e già percepiamo lo sguardo benevolo dell’autore…Il racconto non è cronologico, ogni capitolo richiama spunti precisi. La morte, la Porche, i luoghi, le frasi, i ricordi, i fan, le curiosità e, ciò che ne viene fuori, è solo a tratti ciò che ci aspettiamo.
“Sono un diavoletto così serio e intenso, terribilmente sinistro e ansioso, che non capisco come qualcuno possa resistere in una stanza con me. So per certo che io non mi sopporterei. ” J.D. James Dean è il Mito: il più grande attore del Metodo (Stanislavskj), perché “se Marlon Brando aveva cambiato la maniera di recitare, James Dean aveva cambiato quella di vivere. E’ stato il più grande attore che sia mai nato.” Martin Sheen.
James Dean è il ribelle. Di più. Il Ribelle senza causa. “Il tipo che incarnava era quello del giovane ancora immaturo nell’animo, allo sbaraglio in un mondo troppo difficile, che d’altra parte bisognava pure affrontare. E tant’era affrontarlo con protervia. Dean…era distratto e arrogante, sconnesso ma d’un tratto reciso e quasi imperioso nella sua puerilità. Era, a tratti, gradasso, ma anche in quei momenti, o forse più in quelli, lasciava trasparire la desolazione del fanciullo che ha bisogno di essere consolato.”
James Dean è più di un mito, o meglio, lo è nel senso greco. E’ l’Archetipo dell’eterno adolescente. Incompreso e ribelle, tenero e duro. E dove poteva nascere, se non nel continente adolescente? “Era sensibile, e c’erano elementi sorprendenti nella sua personalità. Non era vulcanico o dinamico, ma aveva una sottile energia e una caratteristica inafferrabile e ferita che aveva un tremendo impatto sul pubblico.” Marlon Brando.
James Dean è il Mito, il Ribelle, l’Archetipo; ma non basta. Potrebbe benissimo essere stato ideato a tavolino dagli squali hollywoodiani, aiutati da quel suo destino segnato. Eppure, come dice lo scultore Kenneth Kendall, lui era unamericano originale. Ci doveva pur essere qualcosa di più che una operazione di marketing se, ancora oggi, basta solo il nome per evocare mondi interi di significati. James Dean lo sciupafemmine, l’innamorato dal cuore spezzato, il gay sfrenato. James Dean l’orfano di nove anni, che viaggia da solo in treno dalla California all’Indiana con la bara della madre; il sempliciotto cresciuto nella fattoria degli zii a Fairmont. James Dean l‘attore ambizioso, capace di vendersi pur di giungere al successo. James Dean l’accusatore di Hollywood vacua, falsa, violenta; il ritardatario, l’incubo dei registi e dei colleghi, il fan ossessivo di Marlon Brando e Montgomery Clift. Jimmy Dean il patito delle auto, delle moto, della velocità, degli animali. Jimmy Dean con gli occhi tristi, senza sorriso, il ciuffo ribelle, il giubbotto, i jeans, la t-shirt bianca e le Chesterfield tra le dita. Jimmy Dean lo squattrinato, l’insonne, l’ombroso, lo spartano, il maleducato, il ragazzo sporco, magro, spigoloso, provocatore, vorace. L’introverso, l’eccessivo, il timido, il burlone, l’egoista. Il morto giovane. “Aveva un talento spaventoso, una fragile bellezza ed era assolutamente stravagante. Era un originale. Birichino, irresistibile, magnetico, simpatico un momento, sgradevole quello dopo. Sempre dotato, talvolta irritante.” Edna Ferber. Un immaturo, eterno adolescente incapace di relazionarsi con gli altri; un nevrotico bisognoso di uno psicanalista. Ma anche un ragazzo con tante curiosità e due passioni: recitare e correre. “Quell’aspetto disincantato e sonnecchiante che sfoggiava nei film era soltanto epidermico; appena sotto, la sua partecipazione alla vita, alla natura, al genere umano, raggiungeva a volte l’ebbrezza; un delirio interiore che avrebbe bruciato un’intera vita in poche, brevi stagioni.” Anna Maria Pierangeli.
Troppe facce, troppe personalità, per trovare un equilibrio. “La sua vita sembrava senza scopo e casuale; non mi riusciva di avere una risposta sensata. In maniera bizzarra mi ricordava Peter Pan, ma senza la gioia, come fosse spuntato dall’Isola che non c’è e ci dovesse ritornare.” Shelley Winters. Perché un attore promettente è diventato un mito? Perché la sua è una favola perfetta, immaginata da un perfetto scrittore. Ha girato in tutto tre film, solo il primo uscì che lui era ancora in vita. E il pomeriggio del trenta settembre del 1955 se ne andò, correndo come un pazzo sulla sua nuova macchina. Aveva ventiquattro anni, ed era il Piccolo principe.
“Questo è per me il più bello e il più triste paesaggio del mondo…E’ qui che il Piccolo principe è apparso sulla terra e poi è sparito… E se vi capita di passare di là, vi supplico, non vi affrettate, fermatevi un momento sotto le stelle! E se allora un bambino vi viene incontro, se ride, se ha i capelli d’oro, se non risponde quando lo si interroga, voi indovinerete certo chi è. Ebbene siate gentili! Non lasciatemi così triste: scrivetemi subito che è ritornato…” Antoine de Saint Exupéry.