Manuel Vàzquez Montalban

Manuel Vàzquez Montalban Marcos, il signore degli specchi


2001, EDIZIONI FRASSINELLI

di Christian Verzeletti
È risaputo come questo tempo a cavallo dei due secoli manchi di figure capaci di essere simbolo e guida alla società: gli intellettuali hanno perso senso critico, i politici non godono di alcuna credibilità e gli uomini di fede vivono la sterile attesa di nuovi profeti.
Giovanni Paolo II e Castro sono gli ultimi due "sopravvissuti" a godere di una certa stabilità, ma il loro raggio d'azione è assai limitato e assimilato dal sistema. Negli ultimi anni, grazie anche a una rete informativa gestita tramite Internet, è emerso dalla foresta del Chiapas, dal profondo Messico, un soldato atipico che ha saputo calamitare simpatia e disprezzo, attenzione e interesse. L'ascesa di Marcos è stata talmente al di fuori di ogni schema che tutti stanno ancora cercando di accaparrarsene almeno l'immagine: il governo messicano per limitarne l'azione sovversiva; le cosiddette nuove sinistre per farne un simbolo da accostare alla bandiera del Che; i partiti di destra per screditarlo e dimostrarne l'incosistenza da presunto mito giovanile; i media per ridurlo a un nuovo burattino pubblicitario e per scoprirne l'identità celata dietro a un passamontagna.
Ma lui rimuove ogni etichetta continuando a trasformare ogni incontro e ogni scontro in occasioni di crescita per l'EZLN, il movimento neozapatista di cui è portavoce.
"Il signore degli specchi" testimonia le lunghe chiacchierate tenute nel cuore della selva Lacandona con Manuel Vàzquez Montalbàn, scrittore esperto di personaggi intriganti e irriducibili come anche di una saggistica dedita al mondo latinoamericano ("Io, Franco", "E Dio entrò all'Avana" tra gli altri).
Ne esce un ampio discorso che tratteggia la crescita d'identità dell'EZLN e la profonda coscienza di un uomo che sa giocare con le maschere ("nessuno ci guardava quando eravamo a volto scoperto, adesso ci vedono perchè l'abbiamo coperto") e con gli specchi ("lo specchio ha la funzione di proporre la realtà che vi si riflette ... ma è anche limite della realtà che invita a essere superato"), senza mirare ad alcun potere, se non al recupero dei diritti di quegli indigeni precolombiani a cui ha votato la sua esistenza.
Il dialogo tra i due protagonisti è sempre acceso, le domande parlano tanto quanto le risposte e i ruoli vengono anche invertiti confermando la natura creativa di Marcos. L'abilità del subcomandante sta nel coniugare una pluralità di simboli e di significati, quella di Montalbàn nel punzecchiarlo e nel provocarne la dialettica.
Il libro è tradotto in italiano dopo due anni dalla sua pubblicazione, quando ormai l'immagine di Marcos fa da specchio a molte coscienze europee, in primis a tutte quelle che si sono messe in gioco al G8 di Genova.
È di pochi mesi fa infatti la manifestazione pacifica che ha coinvolto tutto il Messico in una marcia sulla capitale che ha rappresentato una nuova vittoria per l'EZLN e per la cultura indigena. Purtroppo il libro non vi accenna, ma sarebbe quanto mai necessario un aggiornamento, magari in sostituzione del penultimo capitolo dedicato alla conversazione, piuttosto tediosa, con Hermann Bellinghausen.
Marcos oggi non sta chiamando in causa solo il governo messicano; non sta chiedendo giustizia solo ai fautori della globalizzazione; non sta offrendo solo un nuovo linguaggio alle sinistre, ma sta diventando un punto interrogativo per molti potenti, mercanti, intellettuali, politici, religiosi, giornalisti, insomma per chiunque cominci a vedere la propria immagine riflessa in uno specchio.