
Lucie Azema Donne in viaggio - Storie e itinerari di emancipazione
Editrice Tlon, 2022, traduzione di Nunzia De Palma, 245 pagine, 17,10 euro Viaggi | Società | Storia
27/12/2024 di Arianna Marsico
Togliere un velo. Anzi, di più. Donne in viaggio - Storie e itinerari di emancipazione di Lucie Azema squarcia quel velo, per farci scoprire tante storie di donne viaggiatrici di tutti tempi, da Marga D'Andurain a Marine Barnérias passando per Karen Blixen e Jeanne Barret.
Il libro della giornalista e viaggiatrice francese si inserisce nella scia di altri come La vendetta delle muse di Serena Dandini e Trotula - medica rivoluzionaria di Emilia Zazza. Sono quelle opere che puntano a farci capire che le donne nella storia hanno sempre fatto la loro parte, a dispetto della più diffusa narrazione androcentrica (e in generale biancocentrica e occidentecentrica).
Sarebbe ipocrita negare che, a causa delle limitazioni socio - culturali del passato (non ancora superate ovunque), le avventuriere, nell'accezione positiva del termine (leggete il libro e capirete), fossero in numero minore dei colleghi maschi. Ma queste donne sono esistite ed è ingiusto che uno storytelling parziale ci abbia privati a lungo della ricchezza dei loro viaggi e dei loro viaggi. Numerosi furono gli stratagemmi che dovettero inventarsi per partire da sole, dal nascondere la propria identità a procurarsi un "marito passaporto" come Marga D'Andurain. Gli uomini potevano essere padroni del proprio destino e di ogni luogo, mentre le donne si trovavano esiliate in un "universo chiuso", che fosse un harem o l'impegno domestico. Quindi per tante la prima conquista fu proprio uscire da gabbie più o meno dorate.
Interessante è l'analisi di tanti racconti di viaggiatori maschili come Pierre Loti, avvelenati da un colonialismo che oltre ai luoghi non risparmia le persone, le donne locali in particolare, viste come docile e sottomesso oggetto di desiderio. Il corpo femminile, come chiarito anche da Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso, viene sempre visto come qualcosa da controllare. Viaggiare per molti era un modo di affermare una virilità tossica e di appropriarsi dei luoghi come strumento economico e/o egotico, invece che lasciarsi appartenere dalla bellezza di quanto visto. Gli sguardi delle viaggiatrici (soprattutto delle pioniere), ma anche del tanto personale di servizio presente nelle imprese degli esploratori, aiutano a ampliare il quadro e ad avere una visione d'insieme più stratificata.
L'analisi di Azema non fa sconti a nessuno e ha il pregio di ricordarci una cosa, soprattutto in tempi in cui ancora il rischio di violenze e molestie interferisce in qualche modo con gli spostamenti femminili: " Per una donna, viaggiare significa fare un rogo con tutti divieti e le imposizioni. Significa dire: "Voglio andare laggiù. volerlo mi basta, nessuno me lo impedirà". La libertà non si domanda gentilmente, si prende. "
Lucie Azema (1989) è una giornalista, viaggiatrice e femminista francese. Dopo aver vissuto in Libano, in India e in Turchia, si trasferisce a Teheran nel 2017. Ha collaborato con Courrier Expat e Courrier international. Donne in viaggio, uscito in Francia per Flammarion nel 2021, è il suo primo libro.