Jurij Olesa Invidia
Titolo originale Zavist’, traduzione Daniela Liberti, Carbonio Editore, pp 156, € 14,50) Romanzo | Letteratura Straniera
08/06/2021 di Arianna Marsico
Anche se l’ossatura filosofica alla base è meno robusta di quella che permea le opere di Fëdor Dostoevskij , così come la lacerazione dei personaggi ha un qualcosa di più grottesco e meno disperato è chiaro che il modello a cui Oleša si ispira è quello di Memorie del sottosuolo.
Invidia è tripartito, in modo che ciascun componente del trittico abbia il suo momento di gloria e esponga la propria porzione di realtà. Il primo a parlare è Nikolaj Kavalerov scrittore fallito che cerca di dimenticare nell’alcool la società che lo rifiuta e che rifiuta. Viene in qualche modo tolto dalla strada dal secondo protagonista, Andrej BabiÄev, “salsicciaio” e notabile del Partito, che ha il sogno di realizzare il “ÄŒetvertak” (quarto di rublo), una rivoluzionaria e ingegnosissima mensa collettiva. Infine c’è suo fratello Ivan BabiÄev, ingegnere meccanico e inventore fallito, lo potremmo definire la controparte scientifica dell’anima letteraria di Kavalerov. Due emarginati dalla società, lasciati indietro dalla Rivoluzione, che si trovano a invidiare e odiare/amare l’unico che grazie ad essa invece sembra essersi affermato.
D’altro canto leggiamo nel romanzo: “Lei è, come dire, un coagulo. Un coagulo dell’invidia dell’epoca che va morendo. E quest’epoca invidia tutto ciò che prenderà il suo posto.” Ma il coagulo per certi versi impazzisce nel contatto con la realtà, e così la vittoria del Mondo Nuovo sul Vecchio non è semplice e lineare come potrebbe apparire.