James Wood

James Wood Come funziona la critica


Minimum Fax, 2023, Titolo originale: Serious Noticing. Selected Essays Traduzione: Raffaella Vitangeli, 364 pagine, 16 euro Saggi | Letteratura Straniera

28/11/2023 di Franco Bergoglio
James Wood è un inglese trapiantato negli States e da decenni lavora come recensore-critico letterario, in qualità di “firma” del New Yorker. Quella dell’autore è una posizione centrale: di chi, dall’alto dei grattacieli della Grande Mela, può spaziare sulla cultura letteraria mondiale. La traduzione italiana, edita da Minimum fax,  trasforma l’originale Serious Noticing in Come funziona la critica e l’idea di avere a disposizione un manuale che smonti i processi del critico o della sua materia d’elezione è troppo succosa per lasciarsi sfuggire il volume. In realtà Wood procede per esempi, mostrando il suo modo di fare critica applicato a esempi concreti, tratti dai grandi classici, come le pagine (notevoli) sul Don Chisciotte, le acute osservazioni su ÄŒechov, Tolstoj o Virginia Woolf.  Prendiamo come esempio un passaggio dove l’autore utilizza Woolf come spunto di partenza per parlare di Forster e per aggiungere poi una chiosa finale personale. 

"...quando Pritchett critica Ford Madox Ford per non essere mai caduto in quel determinato stupore  dal quale escono i capolavori, o quando Virginia Woolf definisce E. M. Forster un narratore troppo ansioso, troppo incline a interrompere i suoi personaggi, «come una persona dal sonno leggero che viene continuamente svegliata da qualcosa nella stanza», questi autori creano immagini qualitativamente indistinguibili dalle metafore e dalle similitudini presenti nelle loro cosiddette opere «creative». Parlano di letteratura utilizzandone il linguaggio, che è in larga parte metaforico. E così che operiamo. E lo facciamo da vicino, esultando all’idea che, come i delfini, stiamo nuotando nell’elemento che ci nutre. La nostra prosa è ciò che ci connette all’opera che stiamo «riproducendo». Volendo usare un’altra metafora, i critici che si occupano di pittura, musica o danza devono salire a bordo di una barca in modo innaturale o un po’ goffamente, dalla prua o dalla poppa; noi, come è giusto che sia, saliamo dal centro (p.14)".

Il critico letterario opera utilizzando un linguaggio privilegiato: un concetto noto, ma spiegato in modo “letterariamente” delizioso. D’altro canto, l’autore richiama il saggio «Music Discomposed» del filosofo Stanley Cavell, dove si afferma che il primo imperativo del critico è: «sentire». Perché devi sentirlo, si chiede? E spiega: «Se non lo sento, non lo conosco», mentre un’opera d’arte «è un tipo di oggetto che può essere conosciuto solo attraverso i sensi» (p.11). 

L’immedesimazione -suggerisce l’autore- permette al romanziere di uscire dalle trappole della scrittura come “mestiere” e lascia spazio al soffio divino che fa prendere vita ai personaggi, come succede in ÄŒechov. 

"Il grande pregio dello stile meravigliosamente estemporaneo di ÄŒechov, il suo mimare il flusso della mente umana, è ciò che permette ai personaggi di scivolare nell’oblio. Immersi nei loro pensieri dimenticano se stessi e intraprendono veri e propri viaggi mentali. Ovviamente non dimenticano proprio se stessi. Dimenticano di comportarsi come personaggi di fantasia. Perdono di vista il loro copione. Smettono di essere attori..."(p.83)

Questo passaggio è da solo un autentico mini corso di scrittura creativa, ampiamente disatteso nella realtà (almeno così pare, quando leggiamo storie che sembrano scritte per diventare sceneggiature da film, o fiction tv dove vediamo protagonisti che si pavoneggiano tra le righe pregustando la celluloide...). 

Le mie pagine preferite sono quelle dedicate al rapporto tra Joseph Roth e l’impero austro-ungarico. In bilico tra ribellione e restaurazione, con una notevole pulizia formale, Roth da sempre rappresenta un gran bel leggere. Ecco come lo colloca Wood: "Roth è il grande elegista di quell’impero; Robert Musil è il suo grande analista; Kafka il suo allegorista oscuro. (…) Si ha la sensazione che Roth avesse un atteggiamento elegiaco nei confronti dell’Impero anche quando l’Impero esisteva ancora, perché non era abbastanza vivo per poter corrispondere al suo ideale" (p.138-139). 

Wood ha un occhio di riguardo anche per la letteratura italiana e due saggi sono dedicati rispettivamente a Primo Levi ed Elena Ferrante. Per la contemporaneità si spazia da Paul Auster a Cormac McCarthy, da W. G. Sebald a Jenny Erpenbeck. 

In chiusura è stato collocato un capitolo che apparentemente non c’entra, ma che contribuisce a fornire un’immagine del critico letterario meno paludata di un tempo. Wood, dismessi i libri, si dedica al rock, la sua passione giovanile, e scrive: «La musica rock, o il primo rapporto sessuale, o la lettura, o la scrittura di poesie, o forse le quattro cose insieme – perché no? - offrono l’opportunità di una fuga verso l’interno» (p.356).

Il capitolo non è generico, si concentra su un personaggio particolare del rock inglese, icona della british invasion anni Sessanta: Keith Moon, il batterista di The Who. 

"Lo stile «alla Keith Moon» è una felice combinazione di genialità e rozzezza. (…) Moon manteneva il rullante molto «asciutto»; non è un dettaglio da poco. Il classico trio di jazzisti con lo smoking e senza talento che snocciola i vecchi classici nella sala da ballo di qualche albergo locale annovera quasi certamente tra i suoi membri un cosiddetto batterista le cui bacchette sono così delicate da sfiorare appena le pelli dei tamburi e il cui rullante, umido, vibrante, lento – suona come una sequenza di starnuti. (…) Se gruppi come i Supertramp e gli Eagles danno spesso l’impressione di essere melensi, è perché il rullante è usato con eccessiva delicatezza (e non solo perché sembra che un elfo stia strizzando i testicoli del cantante)." Lo stile del brano (p.349) risente del soggetto “roccioso” e frasi pesanti si abbattono sul lettore come maxi rullate. Ne fanno le spese ignari musicisti jazz in smoking e organi genitali maschili, ma nei fatti la chiusa del libro è puro rock’n’roll.



James Wood è ormai da decenni il critico e recensore più stimato negli Stati Uniti, e una firma di punta del New Yorker. Minimum fax ha già pubblicato Come funzionano i romanzi in una versione aggiornata e ampliata. Ha scritto anche due romanzi: Upstate e The Book Against God.