Isaac Bashevis Singer

Isaac Bashevis Singer Ombre sullo Hudson


Adelphi, 2021, 633 pp., traduzione di Valentina Parisi, 22,80 euro Letteratura Straniera | Narrativa Straniera

23/08/2023 di Silvano Rubino
Ombre sullo Hudson (titolo originale Shotns baym Hodson) di Isaac Bashevis Singer è un romanzo che risale agli anni '50, ma che è stato riscoperto recentemente, specialmente in Italia. Pubblicato a puntate su "The Jewish Daily Forward" e poi in volume nel 1957 in lingua yiddish, è stato tradotto in inglese da Joseph Sherman e pubblicato da Farrar, Straus and Giroux nel 1998. In Italia, è stato tradotto da Valentina Parisi per Adelphi nel 2021.

Ambientato alla fine degli anni '40,è un'opera maestosa, che affronta con profondità e sensibilità le sfide esistenziali di un gruppo di ebrei emigrati in America dopo la tragedia dell'Olocausto. Ambientato nella New York degli anni '40, il romanzo si svolge tra le strade piovose dell'Upper West Side e le brezze gelide dell'Hudson. Comincia con una cena ospitata da Boris Makaver, un ebreo polacco rifugiato, che ha trovato successo negli Stati Uniti, profondamente legato alla religione, alla sua versione più ortodossa (quella dello Chassidismo). Tra gli ospiti ci sono intellettuali o aspiranti tali, professori che il ricco imprenditore ebreo protegge. C'è anche Hertz Grein, un uomo tormentato dalla sua sete carnale, dal richiamo di un'osservanza religiosa a cui proprio non riesce a sottomettersi, e dalle sue relazioni con tre donne: la moglie Leah, l'amante di lunga data Esther e la giovane Anna, vitalissima figlia di Makaver. Intorno a lui, una folla di personaggi, ognuno con le proprie sofferenze e vergogne, si muove in una New York che ha l'aspetto di un gigantesco arazzo visionario.

La comunità, originaria di piccoli villaggi dell’Est Europa, è ancorata - in un rapporto di odio e amore - alle tradizioni religiose ortodosse. Si scontra da un lato con la modernità secolare - incarnata da una New York non toccata dalle distruzioni della guerra - , dall’altro con le passioni e le tentazioni individuali. Una comunità innanzitutto di sopravvissuti dall'immensa tragedia dell’Olocausto, ciascuno toccato da propri drammi personali e familiari e incapace di comprendere e assimilare una simile enormità, la malvagità dell’uomo, arrivando persino a porre in dubbio l’esistenza di Dio e la sua bontà. Siamo a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: inevitabilmente la presenza dell'Olocausto è quasi ossessiva, un'ombra che aleggia su ogni pagina, una ferita aperta che non può essere ignorata. La domanda "Perché Dio–se esiste un Dio–aveva bisogno che sei milioni di ebrei venissero annientati fra atroci tormenti? Era necessario bruciare i bambini? Forse gli adulti avevano peccato, oppure Dio voleva metterli alla prova. Ma i neonati cui gli ufficiali tedeschi fracassavano la testa? E quelli lasciati morire di fame? E i padri costretti a scavare la fossa per sé e per i figli, mentre i nazisti se ne stavano lì a guardare come se si trattasse di un colossale scherzo? Che bisogno aveva Dio di tutto questo? Mi creda, professore, quei padri hanno attraversato l’inferno ancora prima di arrivare alla fine»" risuona come un grido di disperazione e di ricerca di senso in una comunità superstite ancora sconvolta dalla tragedia.

Ma Ombre sullo Hudson non è solo un romanzo sull'Olocausto. Attraverso i suoi personaggi. Singer ci parla anche della natura umana, della lotta per la sopravvivenza, dell'ambizione e dell'amore. Le sue descrizioni di New York sono vivide e poetiche, e i suoi personaggi sono complessi e autentici. Singer è abilissimo nel tratteggiare le loro personalità a 360 gradi, rendendoli familari al lettore e poi quasi indimenticabili. Una galleria di personaggi tormentati, ognuno con le proprie ossessioni, desideri e rimorsi, analizzati con profondità da entomologo, quasi crudele, con descrizioni fisiche che assomigliano a caricature.

Forse eccessivamente insistita è la parte sentimentale del romanzo (Singer è anche un grande romanziere d'amore del 900), ma è nelle riflessioni etiche che il romanzo mostra la sua forza. Le domande sulla fede, sull'identità e sulla moralità sono affrontate con una profondità da autore da Nobel.

Il romanzo è anche un inno alla vitalità della letteratura ebraica della diaspora. Singer è un uomo innervato di cultura ebraica, con il talento dei migliori scrittori di quella tradizione, caustico, penetrante, sottile, divertente. In questo romanzo c'è tutta la forza dirompente del mondo yiddish  dell'emigrato occidentale; quella stoffa, quel genio, quel caratteraccio, quella instabilità emotiva, quell'enorme baratro dentro, figlio dell'Olocausto. "A dispetto di tutte le mie disillusioni e di tutto il mio scetticismo, io credo che le nazioni possano apprendere ancora molto da questi ebrei: dal loro modo di pensare, di educare i bambini, dal loro trovare la felicità laddove altri vedono soltanto sventura e umiliazione," disse Singer nel suo discorso per il Nobel. C'è la dirompente resilienza di un popolo che ha attraversato i secoli e i massacri conservando la propria identità:"Oggi gli ebrei sono l’unico popolo che, scacciato dalla propria terra da duemila anni, non ha perso l’identità, la religione, la lingua. Provate a scacciare i tedeschi dalla Germania e a disperderli ai quattro angoli della terra e vedrete per quanto tempo rimangono tedeschi..."

Ombre sullo Hudson è un'opera che merita la fatica delle sue 800 pagine. Le sue tematiche universali e la sua prosa penetrante lo rendono un classico senza tempo, una lettura essenziale per chiunque sia interessato alla letteratura ebraica, alla storia dell'Olocausto, o semplicemente alla complessità della natura umana. La riscoperta di questo romanzo, specialmente in Italia, è un segno della sua rilevanza continua e della sua capacità di parlare a lettori di diverse generazioni. 

La lotta dei suoi personaggi per conciliare la tradizione con la modernità, la fede con il dubbio, e il passato con il presente, risuonano profondamente anche oggi, tanto che è al centro anche di serie televisive contemporanee come Unorthodox e Shtisel,  che indubbiamente devono molto a romanzi come questo e alla tradizione letteraria in cui si inseriscono. Perché le questioni di identità, fede e appartenenza sono universali e senza tempo.