Harald Gilbers

Harald Gilbers Atto finale


Emons, 2018 Narrativa Straniera | Romanzo

24/10/2018 di Corrado Ori Tanzi
Berlino sta crollando. Anzi, è crollata. Nel bunker del Fuhrer sono terminati i festini pieni di brindisi, balli scollacciati sui tavoli, né ormai si odono più le urla schizofreniche di Hitler volte a insultare i suoi generali. Berlino è una città fantasma. Stanno entrando i primi russi, ormai padroni di una buona fetta della Germania che, sotto il vessillo del Terzo Reich, doveva vivere millenaria nei tempi dei Tempi.

Un pugno di berlinesi ci è ormai familiare se ci siamo concessi la bellezza della lettura delle due storie precedenti. L’ex commissario Oppenheimer, sua moglie Lisa e la sua vecchia amica Ede. Grazie a quest’ultima i due coniugi sono riusciti a rintanarsi nella cantina di un vecchio birrificio.

Parte da qui Harald Gilbers per chiudere la sua trilogia sugli ultimi mesi di Berlino durante la Seconda guerra mondiale, incominciata con Berlino 1944, proseguita con I Figli di Odino e ora appunto conclusa con Atto Finale.

Il cuore del romanzo è segnato dall’arrivo dell’Armata Rossa. Partono le vendette e il piacere di far male fine a se stesso. Se poi si può impunemente mettere le mani su una donna la ferocia diventa un banchetto. Lo sanno le migliaia di donne trattate come carne viva per il soddisfacimento personale. In verità c’è una precisa disposizione del governo sovietico che minaccia condanne per chi è accusato di stupro, ma questa volta carta non canta.

Ne sa qualcosa Lisa, sottoposta alla violenza e all’umiliazione. Una donna che resta in piedi nonostante l’orrore personale. Come sono rimaste in piedi tante sue sorelle nella sua stessa condizione. Oppenheimer però non ci sta. In fin dei conti è un poliziotto e un poliziotto non smette di fare il suo mestiere anche durante l’Apocalisse. Anche se la guerra nella guerra non ha solo lo stupro come capitolo del grande libro. S’invortica su se stesso la piaga delle diserzioni, si parla di valigette contenenti segreti legati a materiali radioattivi. E, a proposito: nel birrificio a ripararsi con loro c’è un tizio che non si stacca mai da una valigetta. Dice di essere un impiegato delle poste, un uomo pacato e bonario eppure…

Dentro l’anima abbattuta del Reich Oppenheimer inizia a muoversi. Non riuscirà mai a convincere le vittime che quello che sta succedendo loro non può togliere loro il sogno di un futuro di calma e di pace, ma il criminale che ha usato Lisa lo deve acciuffare. A costo della sua sopravvivenza e della possibilità di arrivare a toccare gangli che vanno ben oltre la ripugnanza, il ribrezzo e il dolore personale.

Quasi quasi ci dispiace che Gilbers abbia chiuso la trilogia. Anzi, via il quasi. La penna di questo ultimo capitolo si mantiene lisergica nella sua chiarezza e talmente evocativa da consegnarci un quadro storico materico non solamente (caricate l’avverbio di ironia) un’opera letteraria. Il romanzo si compone pagina dopo pagina da una serie di atomi narrativi che agisce da collante di scrittura per illuminare al massimo lo spettro fantasmatico della grande capitale tedesca: il modo con cui, a quattro giorni dalla resa della città, il protagonista viene svegliato una mattina; il registro sordo con cui la violenza stessa subita da Lisa è portata a conoscenza del lettore; la natura dell’attività svolta nel locale commerciale scelto per permettere ai personaggi di portare dietro la propria ombra, i puntelli descrittivi quando l’azione si porta fuori dalle mura bombardate. E il catalogo non finisce qua.

Se ci furono liberatori non ci furono angeli. Non certo quelli che sostituirono una dittatura con un’altra. Noi italiani la scampammo, i tedeschi si trovarono con la terra tagliata in due. Ecco uno spunto per tenere Oppenheimer vivo: agente del controspionaggio per scardinare la rete di spie che mise sotto controllo le vite degli altri impossessandosene? Ok, mai dare consigli non richiesti a uno scrittore. Però, se questo grande narratore ci ripensasse…

 

Harald Gilbers, Atto Finale, Emons, 432 pagg., 16 euro

Corrado Ori Tanzi – https://8thofmay.wordpress.com


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