Giorgio Benedetto Scalia

Giorgio Benedetto Scalia Vita e martirio di Saro Scordia, pescivendolo


Editrice Pessime Idee, 2023, 200 pagine, 19 euro Narrativa Italiana | Romanzo

16/10/2023 di Laura Bianchi

"Il fumo denso della stigghiola annebbia il cielo, insieme al vapore del polpo bollito, che sale da grossi pentoloni di rame, poi in sottofondo lo sfrigolio di panelle e crocchè e il borbottio della milza che affoga nella sugna."

Una frase, densa di colori, sapori e suoni, e siamo subito nella Vucciria, quartiere palermitano fra i più celebri e popolari. Giorgio Benedetto Scalia ci regala così l'incipit del suo romanzo, Vita e martirio di Saro Scordia, pescivendolo, Ma chi è Saro Scordia, oltre a essere un pescivendolo, come il titolo suggerisce?


Capelli neri a dispetto dei suoi cinquant'anni, lunghe basette, Saro coltiva la propria capigliatura e la propria immagine con cura maniacale, come coltiva i ricordi di nonna Anna, che ha protetto il nipote finché ha potuto, nipote adottivo, protetto perfino dalle sue origini oscure, da neonato abbandonato. Il ragazzino, diventato uomo, attraversa la vita con un solo mestiere, vendere e pulire pesci al mercato, e un'unica passione: la propria chioma. "Già da ragazzo pensava ai suoi capelli come a preziosi coralli intrisi di ricordi. Vicini al bulbo stavano quelli più nuovi, mentre sulle punte si conservavano i più vecchi. Portare i capelli sempre uguali, alla stessa lunghezza, manteneva intatte le emozioni della sua vita."

Ecco dunque che l'ossessione di perderli, dallo strappo provocato da un uccello di passaggio, fino alle ciocche che l'uomo intravede sul comodino, o nel lavabo, diventa metafora di qualcosa di più grave, grande, importante, e Scalia porta il lettore a scoprirlo, pagina dopo pagina, in una narrazione vivacizzata da un andirivieni nel tempo, fra i ricordi dell'infanzia con la nonna e la cronaca del presente, e resa ancora più efficace dall'immissione, all'interno del racconto, di termini dialettali, che rendono in maniera vivida le emozioni del protagonista, sebbene non siano sempre chiarissimi per chi non li conosce (ma c'è un glossario nelle ultime pagine).


La vicenda, che non riveleremo, assume contorni sempre più fra pirandelliani e kafkiani: incontri con improbabili guaritori, svenimenti, resurrezioni, sacerdoti avidi e affaristi, portinaie pettegole, pallottole deviate da un santino, miracoli, salvataggi di aspiranti suicidi, storie di amore e di tradimenti, arcivescovi intriganti e una lotta emblematica fra bene e male, che ci tiene incollati alla lettura e ci appassiona, anche grazie alla levità dello stile del narratore, abile nel dosare humour e dramma, con un piglio umoristico davvero tipico di Pirandello.

Grottesco e realismo si intrecciano, in un romanzo che fa ben sperare per il prosieguo del percorso dello scrittore.



Giorgio Benedetto Scalia è nato a Palermo nel 1991 e risiede attualmente a Torino. Dopo il liceo classico e una laurea triennale in Scienze della comunicazione (Università di Roma Tre), ha conseguito un diplomato in Regia e sceneggiatura presso l’Accademia nazionale del cinema di Bologna nel 2016 e un diploma “Scrivere” della scuola Holden nel 2019. Ha pubblicato numerosi racconti su svariate riviste letterarie online e su due antologie di Historica edizioni (Racconti dal Piemonte e Racconti siciliani).