Gianrico Carofiglio

Gianrico Carofiglio L`orizzonte della notte


Einaudi, 2024, Collana Stile libero, 288 pagine, 18,50 euro Romanzo | Giallo

08/03/2024 di Laura Bianchi
È tornato Gianrico Carofiglio, e al meglio, con la sua creatura forse più riuscita, quel Guido Guerrieri, l'avvocato appassionato di libri, musica e film, loner alla ricerca di un senso.

Ed è tornato con L'orizzonte della notte, il suo romanzo più filosofico, meditativo, crepuscolare. "Volevo solo diventare invisibile e smettere di essere triste..tutto era ancora buio...pensai che non si distingueva l'orizzonte...di notte l'orizzonte non si vede. Quindi non esiste?...oppure dovremmo essere capaci di immaginarlo, di vederlo, anche di notte, quando è buio?" Il pensiero di Guerrieri al termine della vicenda - un caso ambiguo, una donna che l'avvocato ha difeso, ma della cui innocenza egli non è convinto - dipinge esattamente il clima della narrazione, che alterna i sei mesi, in cui il caso si dipana, ad alcune analessi, e le fasi del processo a lunghe sedute dallo psicanalista.

Proprio quest'ultimo spariglia le carte e disorienta il lettore - anzi, lo orienta verso nuove direzioni -, perché il dottor Carnelutti si chiama come il processualista Francesco Carnelutti, anche scrittore, che ha fatto dell'indagine intorno all'esercizio del dubbio una cifra contenutistica essenziale.

Carofiglio innesta quindi, all'interno del genere giallo giudiziario, una potente venatura psicologica e autobiografica, con alcuni scarti rispetto alla propria vita, necessari perché il lettore non rincorra tutte le tessere del puzzle per cercare di farle combaciare con quelle della biografia dello scrittore.

E fa bene; Guerrieri ha l'età del proprio creatore, ne condivide città (una Bari che però resta sullo sfondo), interessi (sono presenti riferimenti musicali e letterari), abitudini (l'amore per il mare), ma in quest'opera l'autore affida una parte di sé anche a Carnelutti, con cui Guerrieri intrattiene discussioni che esulano dalla mera pratica psicoanalitica, per assumere i contorni di una ricerca di senso continua, per entrambi.

Così, alle fasi processuali, e ai dubbi a esse relativi, il lettore intreccia alcuni dati e fatti del privato dell'avvocato, che sente il passaggio del tempo, l'imminente pensionamento, il pensiero della fine, e che, nel corso della narrazione, giunge a una posizione flessibile e resistente insieme, come se anche egli aspirasse a emanciparsi dal ruolo di punching ball, assunto dal proprio sacco, per decidere, consapevolmente, quale direzione imprimere alla vita.

Le precise parole, cifra distintiva dello stile di Carofiglio, accompagnano il lettore in un'esperienza non solo, e non tanto, di intrattenimento, bensì lo interpellano direttamente su questioni ben più profonde rispetto a quelle di un giallo di consumo. È il momento, per l'autore, di accentuare l'indole introspettiva, per chiederci di seguirlo nella scoperta di una parte di noi, l'ombra, il lato oscuro sconosciuto della personalità, istintiva e irrazionale, che secondo Jung determina le nostre azioni. Accettiamo l'invito?


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