Francesco Foschini

Francesco Foschini Valeria D`Obici Dizionario di un`attrice "sui generis"


Edizioni Falsopiano, 166 pp., 20€ Saggi

19/12/2023 di Eliana Barlocco
Valeria D’Obici Dizionario di un’attrice “sui generis”, di Francesco Foschini con Stefano Careddu, è un libro che punta il riflettore sul lavoro e la vita di un’attrice che non sempre è stata al centro della scena.

Vincitrice di un David di Donatello per la sua interpretazione di Fosca nel film di Ettore Scola Passione D’amore (adattamento cinematografico dal romanzo di Ugo Tarchetti), la carriera di Valeria D’Obici è rimasta ingabbiata in un ruolo ben definito. Nonostante ciò, o forse anche grazie a questo, le sue scelte interpretative, da lì in poi, appaiono varie, passando da film di nicchia a quelli più popolari. Valeria appare come un personaggio a latere. Una di quelle figure che non si gettano nelle acque turbolenti, ma che preferiscono costeggiarle, seguendo un percorso marginale ben preciso. E questo non è da considerarsi un di meno, anzi è proprio quello che la fa apparire libera nelle proprie scelte artistiche: “Valeria, insomma, (è) resta(ta) sempre dentro e fuori il cinema italiano, le sue gerarchie, le sue lobby e cricche, dando anzi l’impressione di essere la prima a non crederci più di tanto.”

Questa sua capacità ben si accorda con la consapevolezza di essere Attrice. Facendosi spettatrice di tutto ciò che la circonda, osserva il palcoscenico della vita, per riversare sul palco teatrale o sul set tutta la carica emotiva assorbita: “Franco Parenti diceva che per fare l’attore bisogna osservare chi e cosa ci circonda. Ho sempre guardato tutto con attenzione nella vita, sono sempre stata un’osservatrice…Ecco, ho sempre guardato “dal di fuori”, intuivo gli sviluppi di alcune circostanze e forse sarei potuta pure intervenire magari per cambiare qualcosa, ma non l’ho mai fatto; sono sempre rimasta all’“esterno”.

Scritto come un dizionario, quindi a definizioni, questo libro omaggio non è una biografia classica, bensì una maniera originale per (ri)scoprire un’attrice ancora poco (ri)conosciuta. Diverse sono le voci, oltre a quella della stessa D’Obici, che concorrono alla messa a fuoco, e alla fine del libro la luce sul palco illumina pienamente la figura di Valeria, che, al centro della scena, racconta la sua semplice, ma complessa verità nell’approcciarsi all’arte: “Il mio lavoro non l’ho mai inteso come “mestiere”. Fare l’attrice è sempre stato uno sfogo a livello emotivo”.