Fabio Stassi

Fabio Stassi È finito il nostro carnevale


Edizioni Minimum Fax, 2007 260 pagine, 15,00 euro

21/02/2023 di Valerio Corbetta
Le parole, la musica, la danza, la sensualità. E la passione che spinge a fare follie, come quella di voler rubare la Coppa Rimet, sperando di ritrovare in lei la donna che ne è stata modella, per sparire misteriosamente durante la fusione dell’opera. C’è tutto in questo È finito il nostro carnevale, romanzo di Fabio Stassi dai toni picareschi, con un protagonista che attraversa il secolo scorso seguendo, mondiale dopo mondiale, il trofeo creato a Parigi e destinato alla squadra più forte del globo.

Messo in palio ogni quattro anni, verrà assegnato definitivamente alla nazione che lo saprà per prima vincere tre volte. Così Rigoberto Aguyar Montiel lo insegue, spostandosi tra stati e continenti, adattandosi a lavori saltuari e contratti come giornalista, pur di poter stare vicino alla coppa, sperando di avere l’occasione per sottrarla alle varie federazioni che la tengono per quattro anni dopo averla vinta.

Nel suo cammino lungo 40 anni esatti (dall’Uruguay del 1930 al Messico del 1970), incrocia la sua storia personale con quella universale del ventesimo secolo: lo si ritrova così immerso nella Roma del ventennio, nella Parigi prebellica, in cui iniziano a fiorire le rivolte contro i fascismi e nella Svizzera immediatamente dopo la fine del conflitto; fluttua tra dittature e rivoluzioni, ripercorrendo le orme di avi lontani e vicini che hanno combattuto in Messico, Spagna, Brasile. Fino a ritrovarsi braccato in ogni dove, ma sempre capace di sfuggire alle trappole del potere.

Un racconto in cui, alla realtà storica dei fatti (compresa la vera sparizione della “Diosa” nel 1983), si incrocia la vicenda personale del protagonista, deus ex machina delle vittorie del Brasile, ma contemporaneamente sodale del Che e di Fidel a Cuba, di Hemingway a Parigi, degli esuli italiani durante la guerra civile spagnola, dei fratelli Rosselli nella capitale francese, della rivolta contro la dittatura di Batista; oltre che scopritore di talenti nelle favelas e creatore di scuole calcio, nelle quali crescere i campioni in grado di portare finalmente in Brasile l’amata Rimet.

Un novello Candido che, in salsa iberico/sudamericana, riprende le dis-avventure dell’eroe di Voltaire, partendo dal ritmo jazzistico nelle sale di musica della Parigi degli anni '20 per tuffarsi nella bossa nova di Toquinho e ritrovarsi nei ghiacci del Polo Sud. Un libro fatto di capitoli molto brevi e uno stile cronachistico, con un meccanismo che ti prende e trascina fino all’ultima pagina. Per chi ama la storia, il calcio, la musica, il sogno e l’utopia. Come quella del “Fango” di Ricky Gianco, che sognava di realizzare un uovo tutto tondo “ma in programma erano cubi, con lo stemma dello stato”…