Costica Bradatan

Costica Bradatan Morire per le idee Le vite pericolose dei filosofi


Carbonio Editore, Collana Zolle, Traduzione Olimpia Ellero, 2017, Pagine 260, 18,50 euro Saggi | Filosofia

10/06/2021 di Laura Bianchi
"Si dice che la filosofia, nella sua forma più estrema, quando è messa alla prova finale, deve lasciar perdere le sue pratiche ordinarie (dibattiti, saggistica, conferenze) e trasformarsi in qualcosa di diverso: una performance, una performance fisica. […] Nel libro, esaminerò – un tentativo mai fatto prima – i corpi morenti dei filosofi come fosse il terreno di prova delle loro teorie. In tal senso, questi pensatori hanno scelto un cammino che li conduce a una fine “eloquente”, che si caratterizza quindi come il culmine della loro produzione filosofica."
 
Costica Bradatan, filosofo americano nato in Romania, professore di studi umanistici presso l'Honors College della Texas Tech University e di filosofia alla University of Queensland, in Australia, espone qui molto chiaramente la tesi sostenuta nel suo avvincente saggio, Morire per le idee. Le vite pericolose dei filosofi, edito recentemente in Italia dalla benemerita casa editrice Carbonio.
 
In un mondo in cui si tende a esorcizzare la morte, preferendo una costante e a volte sconsiderata adorazione per la vita e per la salute, spesso esibite in modo spettacolaristico, la riflessione di Bradatan può apparire anacronistica, volutamente snobistica e controcorrente, e perciò poco attraente. Invece, la voce narrante, densa di conoscenza, ma soprattutto di ironia e di una profonda competenza nel mettere in relazione personaggi apparentemente distanti fra loro con precisi riferimenti, intriga il lettore, come in una delle lezioni meglio riuscite, quelle in cui il docente riesce a stabilire con l'allievo un legame di curiosità e di interesse comuni.
 
L'impostazione dell'opera ha il piglio e il ritmo di una lecture che ha la profondità di una lezione magistrale e la leggerezza di una conferenza divulgativa, e Bradatan alterna con sapienza i due toni, arricchendo l'esposizione con citazioni appropriate, immagini e riferimenti bibliografici e storiografici, ma anche con Intermezzi, dal carattere, tipografico e letterario, molto diverso, parentesi tutt'altro che futili, ma, anzi, necessarie per dare ancora maggiore respiro alla trattazione, e insieme spingere il lettore a confrontarsi costantemente con le tematiche e le figure presentate.
 
Sfilano così, ancora vivi della loro morte, fra le righe del saggio, filosofi e intellettuali, attivisti e religiosi, che hanno concluso l'esistenza suicidi o assassinati, ma sempre, in un certo senso, immolati per continuare a fare vivere le loro idee, offrendo il proprio corpo come sacrificio e testamento insieme, facendolo parlare in modo travolgente nell'esatto momento in cui taceva per sempre. Il discorso spesso si avvicina all'ermeneutica, altre volte alla semiotica, altre ancora alla storia delle idee, in un avvicendarsi di epoche e figure, che travolge il lettore e lo invita ad alzare il suo sguardo oltre il limitato profilo del singolo personaggio, per raggiungere una visione complessiva, quella di una cultura alternativa a quella imperante, che approfondisce il significato della vita umana proprio in quanto raggiunge il cuore della sua fine.
 
L'invito di Bradatan a ridere di noi stessi, interpretato in modo eccelso da colui che visse la prima morte - performance della storia, l'inarrivabile Socrate, costituisce insieme un augurio e un monito; ma anche la premessa per, si spera, un ulteriore approfondimento, una sorta di "altra storia", che l'autore spera di raccontare un'altra volta.