Cormac Mccarthy

Cormac Mccarthy Il Passeggero


Einaudi, 2023, Collana Supercoralli, Trad. Maurizia Balmelli, 392 pagine, 21 euro Narrativa Straniera | Romanzo

20/06/2023 di Luca Bacchetti
Ci sono libri che non puoi dire di aver finito.
Puoi dire di aver letto l'ultima pagina, o di essere arrivato in stazione. Finito è altra cosa.
Non è che un passeggero può dirsi arrivato quando arriva in stazione, giusto?

E così, con Il Passeggero di Cormac McCarthy, vale per me, passeggero partito quasi inconsapevolmente, catturato in una storia che aveva un sentore di mistero e trasportato attraverso luoghi epoche eventi, che difficilmente si riescono a mettere in fila e a legare gli uni agli altri.

Noi siamo il Passeggero, mentre chi scrive è assalito dalle visioni di bizzarri saltimbanchi che giocano con le sue ossessioni, che lo spingono a scrivere quasi contro la sua volontà, perché "Quello che scrivi si fissa. Acquisisce i limiti di qualsiasi entità tangibile. Precipita in una realtà alienata dall’ambito della sua creazione. È un indicatore. Un cartello stradale. Ti sei fermato per orientarti, ma questo ha un prezzo. Non saprai mai dove sarebbe andato se l’avessi lasciato libero di andarci."

Fa impressione leggere una frase così, scritta da un autore che sapeva di essere in procinto di scrivere il suo ultimo libro. 

E così, noi passeggeri vaghiamo come Bobby Western, il protagonista, alla ricerca dei cartelli che probabilmente con il tempo non significheranno più niente.
Una visione annichilente del mondo, rischiarata solo, a ben guardare, dalla bellezza, la cui perdita però porta distruzione e morte, e dall'amicizia, della quale non si può abusare, perché "è sempre lì, lo è sempre stata. Nessuna revoca, nessun abuso", capace, con la condivisione che si porta appresso, di creare rapporti "ben più forti del sangue".

Una visione disperata e tagliente, che però mi ha inesorabilmente fatto emergere dalla memoria un'altra narrazione, ben più giocosa e leggera, ma che forse è un distillato diverso degli stessi concetti.

Mi ha fatto venire in mente City, di Alessandro Baricco, con il ragazzino geniale che vive all'università e parla con le sue visioni, con il saggio sull'onestà intellettuale, e con il Western, a fare da intermezzo e specchio di tutto.
Manca la sparatoria finale, ma si sa che non ci sono più i Western di una volta.


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