Barry Gifford

Barry Gifford Wyoming


2001, BOMPIANI

di Christian Verzeletti
A guardarlo in libreria mi sembrava un altro dei tanti romanzi on the road americani: copertina in bianco e nero con un treno che sbuffa libero verso un paesaggio aperto.
L’autore poi è una garanzia di una narrativa costruita sul viaggio, avendo già pubblicato “Cuore selvaggio”, noto per la trasposizione cinematografica di David Lynch.
Certo non si può proprio dire che l’avventura sfrenata di Sailor e Lula fosse la classica storia ambientata sulle strade americane: l’autore proseguiva sì la direzione di Kerouac, ma lungo un tragitto allucinato e psichedelico. Tanto “Cuore selvaggio” era spietato, tanto “Wyoming” è fragile e delicato: entrambi però sviluppano vedute estranee all’ordinarietà del viaggio.
Ad affrontare la strada sono stavolta una donna, divorziata, e suo figlio di nove anni, da Chicago alla Florida, in automobile. Il viaggio è un percorso psicologico, che fa tappa sui dialoghi che i due conducono: “Sai, mamma, quello che mi piace di più è quando siamo in viaggio. Quando siamo tra un posto e l’altro”.
I luoghi geografici vengono soltanto sfiorati, abbozzati dall’immaginazione del bambino, che coglie un paese fantastico e spietato allo stesso tempo. Gifford si dimostra maestro nel breve, nel tratteggiare con poche battute una situazione di rottura che madre e figlio cercano di ricucire: ogni paragrafo è un passaggio veloce, senza mai scendere dall’auto, su una terra e su una vita familiare che non è più la stessa. Il linguaggio risulta essere per forza di cose semplicistico e di maniera, ma riproduce efficacemente i ritmi attuali della strada.
La cultura americana sfreccia dal finestrino con i suoi mille simboli e contraddizioni (baseball, pionieri, indiani, rock’n’roll, hamburger, schiavitù ecc.) che punzecchiano lo sguardo di un bambino, forse anche troppo maturo.
Il sogno americano si riduce ad una terra immaginaria, il Wyoming appunto, dove poter correre col proprio cane, simbolo di una stabilità e di un tempo libero ormai mutilati. Avventure come quella di “In viaggio con Charlie” (John Steinbeck) o di “Timbuctù” (Paul Auster), non sono oggi più possibili negli Stati Uniti, anche se la strada continua a rimanere luogo di incontro.
Solo che la salvezza corre sempre un po’ di miglia più avanti, troppo veloce per afferrarla.

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