Antonio Bacciocchi

Antonio Bacciocchi Quadrophenia


Edizioni Interno4, 2023, pagg. 158, euro 16 Musica | Saggi

28/10/2023 di Valeria Di Tano


Antonio Bacciocchi, Quadrophenia, gli Who e la storia del disco e del film che hanno definito un genere.
 
“Moving and learning”. È questo uno dei motti dei mod. Siamo nella Inghilterra dei primi anni Sessanta, nell'atmosfera vivace e sobbollente della naturale ribellione adolescenziale: ragazzi nati in piena seconda guerra mondiale e che respirano l'aria intrisa di novità, di idee, di speranza (e di successiva violenta frustrazione). Si tratta di una subcultura giovanile fatta di capi di abbigliamento italiani, scooter italiani, giacche militari americane, musica contaminata dal soul, dai suoni giamaicani e soprattutto dal beat. La British invasion, appunto.

Gli Who, tra tutti: Roger Daltrey, Keith Moon, Pete Townshend, John Entwistle. Ed è dalla mente creativa di Townshend, affascinato e dedito ossessivamente alla forma di “opera rock” che, dopo il successo di “Tommy”(1969), nasce “Quadrophenia”. È il 26 ottobre del 1973 e a 50 anni di distanza, Antonio Bacciocchi dedica a questo lavoro un saggio pieno di sfumature e ricco di dettagli.

Con il piglio di uno storico, la determinazione di un critico e la passione di un musicista, l'autore racconta Quadrophenia come una gigantesca avventura, impegnativa, a tratti controversa e allo stesso tempo (e forse per questo) capace di dare vita, corpo e suono a un nuovo immaginario musicale e sociale. Il lavoro di Bacciocchi è a sua volta in qualche modo diviso in quattro, analizzando l'album (del 1973) e il suo booklet, il successivo tour in Inghilterra e poi nel resto del mondo, il film (1979, con la regia di Franc Roddam) e gli articoli di critica italiana e inglese relativi all'album.

Il risultato è immersivo e stimolante, più profondo che nostalgico, ma da un certo punto di vista anche filosofico: Townshend in Quadrophenia racconta la storia di Jimmy, giovane lavoratore inglese, del mondo di musica, anfetamine, scontri con le bande di rocker, rappresaglie nei confronti di una realtà adulta cieca e sorda, del disagio e dei pensieri, dell'istinto distruttivo e autodistruttivo di cui si saturano le sue giornate, suo malgrado. La musica che Townshend compone è storia senza immagini. Impeccabile.

E Bacciocchi restituisce con ogni sua pagina del suo saggio, senso, valore, dimensione ad un'opera rock che racconta ancora molto di quel che siamo: adulti cresciuti, ma con lo sguardo ancora perso oltre la scogliera di Brighton, musica nelle orecchie. Buona musica.

Moving and learning.