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Aa.vv. - Micromega 1/2002 Resistere,resistere,resistere
Gruppo Editoriale L’Espresso, 2002, € 10,50
di Andrea Balestri
Molto spesso si tratta questo periodo storico partendo da un analisi che fa uso di slogan riduttivi come “tangentopoli”, “toghe rosse”, “manette facili”, e usando impropriamente una terminologia che in questo modo si è snaturata dal suo significato originario: vedi la parola “giustizialismo”. I dialoghi e le analisi qui riportate tentano quindi anche di gettare chiarezza su questi eventi, senza ricorrere a formule troppo semplicistiche che in un certo modo sviliscono l’importanza epocale della vicenda che ha segnato uno spartiacque fra la prima e la seconda Repubblica Italiana. Nel corso del tempo, da tutte le parti, si è tentato di interpretare secondo la propria visione, se non tornaconto, non solo i fatti successi , ma soprattutto i loro effetti. Una situazione che può essere sintetizzata da una delle frasi che il più famoso dei magistrati di questa inchiesta, Antonio Di Pietro, disse prima di rassegnare le dimissioni: “mi sento tirato per la giacca da tutte le parti”.
Si può dire sinteticamente, e quindi in maniera riduttiva, che il processo “Mani Pulite” ha fatto emergere una situazione di corruzione diffusa a tutti i livelli determinando, soprattutto con le sue implicazioni pubbliche, la caduta di un sistema partitico nato agli albori della Repubblica Italiana. Secondo chi quell’inchiesta l’ha fatta, è stata la concausa di alcune circostanze, insieme a quella ineluttabile casualità che domina gli eventi, a permettere che un processo di tale portata si sia dispiegato come poi è avvenuto. Queste concause in sintesi sono: la riforma del codice di procedura penale dell’1989, la ratifica della Convenzione di Strasburgo nel 1990, il calo di precauzioni da parte del sistema corrotto, la modifica dell’art. 68 della Costituzione sull’autorizzazione a procedere per i parlamentari, la caduta del muro di Berlino del 1989 e la conseguente fine della contrapposizione ideologica, che ha portato cambiamento e una certa destabilizzazione nel clima politico, l’emergere di una coscienza sempre più scettico-critica della cittadinanza verso le istituzioni, nonché la nascita di partiti “antisistema” (Lega).
Insomma questa edizione di MicroMega si propone di ricordare attraverso dialoghi serrati, qualche opinione contrastante (Giuliano Ferrara) e una cronologia dei fatti in chiusura, un importante pezzo di storia dell’Italia Repubblicana. Vi sono sia interventi di singoli, sia interventi in forma di dialogo. Nello specifico si inizia con un intervento di Paolo Flores d’Arcais, seguono una serie di cinque dialoghi: fra Antonio Tabucchi e Francesco Saverio Borrelli, fra Carlo Lucarelli e Antonio Di Pietro, fra Andrea Camilleri e Carla Del Ponte, fra Gianfranco Bettin, Omid Firouszi e Gherardo Colombo, poi fra Giuliano Ferrara e Piercamillo Davigo. Si prosegue poi con una conversazione con Guido Rossi, un intervento di Marco Travaglio e il dialogo fra Paolo Flores d’Arcais e Massimo D’Alema che però, seppur indicato in sommario, non si è potuto stampare perché quest’ultimo ne ha bloccato la pubblicazione. Chiosa il tutto una ricostruzione cronologica della vicenda fatta da Paolo Biondini il quale lascia aperta una domanda così sintetizzabile: il familismo amorale è stato debellato oppure il sistema ha sviluppato sufficienti anticorpi per riuscire a sopravvivere e espandersi in maniera invasiva all’interno dello Stato Italiano? (per “familismo amorale” si intende l’idealtipo coniato per il caso italiano contraddistinto dalla mancanza del senso dello stato che accomuna “sudditi” e potere, garantendo a quest’ultimo il consenso servile dei primi. L’intreccio reciproco di favori ad amici, amici degli amici e parenti che provoca asimmetria al principio della legge uguale per tutti e al principio di dignità).
Concludendo occorre dire che la maggioranza degli interventi contenuti in questa pubblicazione, in un modo o nell’altro, vanno nella direzione di approvazione e sostegno di quella che è stata l’inchiesta Mani Pulite. Ma non bisogna per questo dimenticare che c’è chi non la pensa così, e che vede in quella inchiesta una eccessiva ingerenza politica della giustizia, una volontà implicita della Magistratura di ergersi al ruolo di redentore morale che non le appartiene, per non parlare delle numerose critiche all’uso distorto che si è fatto della carcerazione preventiva durante l’inchiesta. Ognuno è libero di avere le proprie opinioni, rimane la validità di questa pubblicazione che ha almeno due meriti: la testimonianza di un episodio storico per la vita Italiana, e la spinta, attraverso una minuziosa ricostruzione degli eventi , le analisi e le riflessioni contenute, a porsi delle domande e agitare le coscienze, vuoi in un verso, vuoi in un altro.