Zerocalcare

Cartoni animati

Zerocalcare Questo mondo non mi renderà cattivo


2023 » RECENSIONE | Cartoni animati | Drammatico



25/06/2023 di Laura Bianchi
Michele Rech (da sempre detto Zerocalcare) è una specie di guru zen: si abbattono su di lui accolli, shitstorm, dibattiti, applausi, tiratine d'orecchi, apoteosi, endorsement e rinnegamenti, ma lui continua a essere campione di understatement, anche se questo implica una quotidiana applicazione dell'arte meno praticata e più preziosa: la semplicità.

E altrettanto semplice è la trama di Questo mondo non mi renderà cattivo, la nuova serie, concepita da lungo tempo, ma realizzata solo in questi mesi, dopo il dilagante successo di Strappare lungo i bordidi cui però quest'opera non rappresenta né il sequel, né il prequel, ma proprio una storia diversa e parallela. 

In sintesi, Cesare, un amico dell'adolescenza del protagonista Zerocalcare, torna nel quartiere in cui è sempre vissuto, dopo vent'anni e una lunga permanenza in un centro di riabilitazione. Il quartiere, come tutta Roma, come tutto il mondo, è cambiato radicalmente, e i due ex amici faticano a trovare un punto di contatto, nonostante gli sforzi, da parte del protagonista, di avvicinarlo e dialogare con lui. A complicare la situazione è la vicenda di un centro di accoglienza per migranti, che acuisce il senso di impotenza e di contrasto fra ideale e razionale, fra pubblico e privato, fra politico e opportunistico.

Zerocalcare rappresenta se stesso con una semplicità e una schiettezza superiori alla norma, e quasi all'accettabile; ci mostra come dovrebbe essere sempre un artista, un intellettuale; ci assesta una serie di metaforici pugni nello stomaco, con l'arma di un'ironia fulminante e lancinante; ci abbandona alla riflessione alla fine di ogni mezz'ora (tanto dura ciascuno dei sei episodi), per poi verificare quanto questa sia servita a comprendere e interpretare la mezz'ora successiva; denuncia in modo sommesso, ma ficcante, indelebile si direbbe, tutte le contraddizioni del nostro tempo, senza elevarsi a loro giudice, ma accogliendole e facendole in parte proprie.

Il tutto avviene in estrema semplicità, attraverso un uso sapiente dei dialoghi (compreso quello con il suo Armadillo, che ha la voce di Valerio Mastandrea, implacabile nello scovare i punti deboli del protagonista), dei monologhi, che fungono da raccordo fra le azioni, di un flusso di coscienza, dalle molte voci (quasi tutte interpretate da Zerocalcare stesso), denso di riferimenti alla cultura alta e pop, di cui il disegnatore si nutre da sempre, e di una colonna sonora che definire eccellente e appropriata è riduttivo: 



Persino il titolo della serie è preso alla lettera da quello di un brano, dall'atmosfera country, interpretato dal cantante romano Path, che ripete la frase nel suo ritornello, inserito nell'album Hombre Lobo Sessions, uscito nel 2017. Non solo un titolo, dunque, ma una sorta di inno intergenerazionale, una preghiera laica, che descrive in modo efficace le personali resistenze dei singoli personaggi (e nostre), e insieme lancia, come sigla di chiusura, una proposta, semplice e sfidante: nonostante tutto, nonostante il passare del tempo, i cambi di passo, le inguistizie e le difficoltà, restare fedeli a se stessi, senza dimenticare chi si era e chi si desiderava essere.



"Un altro shot di gin e la vita va
Anguillara non è come Amsterdam
mi hanno spezzato le ossa, hanno brindato e sono vivo
questo mondo non mi renderà cattivo
(Daje un po'!)"
Daje un po', Zero. Siamo con te.