Walter Salles

Avventura, Drammatico

Walter Salles I DIARI DELLA MOTOCICLETTA


2004 » RECENSIONE | Avventura, Drammatico
Con Gael García Bernal, Rodrigo De la Serna, Mía Maestro

di Claudio Mariani
«Quel vagare senza meta per la nostra maiuscola America mi ha cambiato più di quanto credessi» Chissà quante persone si sono perse le avventure dei diari di Ernesto Guevara e quanti (si spera meno) si perderanno questo gioiellino di film solamente perché condizionati non tanto dalla vita del Che in se stessa, ma dalla sua trasfigurazione (eh...si, si tratta proprio di trasfigurazione) in icona del nostro tempo. In verità le esperienze sudamericane del quasi-laureato in medicina Guevara sono da inquadrarsi fuori da ogni schema politico, e il film riesce a visualizzare benissimo quest’aspetto su cui era facile confondersi. Si tratta di un road movie vero e proprio dove impera la voglia di spostarsi, di vedere, di conoscere, di sentirsi giovane. La storia è quella nota ai più del “viaggio della maturità” del borghese e asmatico Guevara con il suo fedele amico Alberto Granado (consulente del film e autore dei diari a cui, insieme a quelli del Che, la storia della pellicola si è ispirata) affrontato in una maniera a dir poco “scalcinata”, sopra una motocicletta Norton 500 del ’39 che cade a pezzi, con l’obiettivo di affrontare decine di migliaia di chilometri. Il viaggio è a tratti divertente, fatto di bevute, fughe, conoscenze, approcci con ragazze e donne, risse, malattie, e il film riesce a trasmettere perfettamente questa gioiosità, come riesce anche a trasmettere in altri momenti la presa di coscienza sociale che piano piano riesce a prendere i due protagonisti. Questo avviene soprattutto quando Ernesto e Alberto entrano in contatto con i minatori e quando, verso la fine, diventano delle vere e proprie colonne portanti di un lebbrosario all’apparenza terrificante. Una consapevolezza sociale che più in là si trasformerà in politica e che s’intuisce solo alla fine con la scena conclusiva. Il regista brasiliano Walter Salles, già apprezzato con il bel Central do Brasil, ha firmato il suo film più importante, grazie anche ad un’ottima fotografia e agli interpreti: il nuovo sex simbol Gael Garcia Benal, perfetto nella parte, e a un bravissimo Rodrigo de la Serna, ancora più sorprendente. Un film bello e necessario servito a dissipare tutte quelle discussioni che hanno fatto del Che solo un “guerrigliero". Due persone qualunque, due giovani amici in viaggio che hanno cercato di scoprire se stessi toccando con mano una realtà fatta di povertà e ingiustizie, per il cambiamento della quale qualche tempo dopo hanno lottato. Due giovani uguali a tanti altri di altri paesi nel mondo. Un viaggio simile a quello che tutti abbiamo fatto o avremmo voluto fare e in alcuni casi continuiamo a fare, in quel preciso momento della vita nel quale si viaggia per viaggiare, per vedere, per conoscere, lasciando alle spalle la realtà del quotidiano, vivendo intensamente solo il momento, una grande esperienza di vita, maturata con gli avvenimenti. Un’esperienza in un continente diverso da come se lo immaginavano i due amici: l’impatto con le realtà sociali, la miseria, la gente, ma anche l’allegria che ai popoli sudamericani non è mai mancata e per finire la bellezza delle regioni attraversate. Un viaggio dai panorami meravigliosi in contrasto con lo squallore delle grandi città con le miserie delle “favelas”. Il pregio del film è che non pretende di raccontare l’inizio del futuro Ché, e neanche quella di raccontare visivamente quello che Ernesto Guevara De La Serna sarebbe diventato. Stupende sono le immagini in bianco e nero che scorrono alla fine e che ripercorrono quello che i due compagni hanno visto e che ineluttabilmente ha smosso le loro coscienze. Una pellicola da non perdere, per tutti, per gli amanti di quello che sarebbe divenuto il Che, per chi crede nelle sue imprese, per chi crede nella libertà, ma anche per chi non ce la fa più a vedere il suo viso su bandiere, su magliette, su pelli tatuate e magari anche sotto forma di toppa su zaini, cartelle e jeans di marca...pro e contro, lasciamo da parte i pregiudizi e gustiamoci le avventure di un ragazzo ventitreenne e del suo amico e lasciamoci commuovere dal saluto finale all'aeroporto che è in realtà un arrivederci...